giovedì 6 marzo 2008

L'eterno amianto che uccide ancora

L'eterno amianto che uccide ancora

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Il Manifesto del 03/03/2008

Si tratterà senza dubbio del processo più consistente per numeri, e accuse. Il procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, ha preso di mira direttamente la «cupola dell'amianto»: i proprietari della Eternit. Cinque stabilimenti in Italia e quasi tremila vittime accertate. Dopo anni di corsi e ricorsi, il Dipartimento federale di giustizia e polizia svizzero ha ordinato, a novembre scorso, alla Suvia (l'Inail svizzera) l'invio alla Procura di Torino di tutta la documentazione sui 196 dipendenti italiani impiegati fino agli anni Novanta nelle aziende Eternit di Niederurnen e Pajerne. Uccisi da mesotelioma e cancro ai polmoni. L'inchiesta è stata divisa in due tranche. La prima è quella italiana, conclusa con la richiesta di procedere - per omissione dolosa delle misure di sicurezza e disastro doloso - nei confronti di Stephan Schmidheiny e del suo socio belga Louis Cartier de la Marchienne. I casi indicati riguardano 2.968 lavoratori, quasi tutti già deceduti per le malattie contratte. A breve dovrebbe arrivare dunque il rinvio a giudizio da parte della Procura di Torino.
La seconda tranche riguarda invece i lavoratori italiani deceduti - o che hanno contratto il mesotelioma - negli stabilimenti italiani e belgi della Eternit. Grazie al «pacchetto Damiano» sulla sicurezza del lavoro, sarà possibile estendere a questo tipo di reati la norma del 2001 che prevede l'applicabilità della responsabilità civile nel processo penale alle imprese. Così Guariniello ha potuto mettere sotto inchiesta quattro aziende svizzere e belghe della Eternit, che rischiano ammende fino a un milione e mezzo di euro per ogni vittima. La norma, non retroattiva, consentirà al magistrato di indagare sui casi di morte verificatisi dopo il 25 agosto 2007 (quindici persone in pochissimo tempo). Ma l'eterno amianto, come suggerisce anche il nome (Eternit) della sua utilizzazione più nota, sembra indistruttibile. Sono 30 mila le tonnellate di amianto ancora da rimuovere in Italia. A sedici anni dalla legge che lo ha messo al bando per via dei suoi terribili effetti cancerogeni, si stima che ci siano ancora 2,5 miliardi di metri quadrati di lastre di cemento-amianto da rimuovere. E le vittime ci sono ancora, sebbene poco se ne parli. Secondo alcuni dati, si calcola che il numero continua a crescere a un ritmo di 4 mila all'anno in Italia, 100 mila nel mondo. Le malattie più frequenti, e causate da esposizione elevata, sono l'asbestosi (o fibrosi polmonare), il tumore polmonare e il mesotelioma. Per l'asbestosi, la latenza tra l'inizio dell'esposizione e la contrazione della malattia varia da 10 a 20,30 anni; il mesotelioma ha una latenza di 30-40 anni. Per questo, si stima che il picco di mortalità deve ancora arrivare, e alcuni studiosi lo indicano al 2025 o anche oltre.

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