mercoledì 26 marzo 2008

Uranio - "Attenti ad una nuova Ustica"

03/01/2001 La Repubblica
Uranio - "Attenti ad una nuova Ustica"

Nelle riunioni dei militari con Mattarella il timore di un caso incontrollabile

di VINCENZO NIGRO

ROMA - "Io credo che non possiamo più aspettare, siamo stati cauti, abbiamo riflettuto, abbiamo provato a lavorare secondo legge e secondo coscienza, ma le cose vanno più veloci della verità che stiamo cercando. Io questa storia l'ho già vista, si chiama Ustica... gli elementi ci sono tutti, per creare qualcosa come una nuova Ustica, un nuovo mistero che finirà fuori controllo, in cui nessuno riuscirà a capire più dove sia il giusto".
Sono le nove del mattino, i carabinieri di guardia a Palazzo Baracchini battono i piedi in terra dal freddo. Su, al primo piano, dietro tre dita di vetri blindati che difendono dal pericolo ma a volte separano dal paese, i capi della Difesa sono alla prima riunione di una giornata assai lunga.
Il capo di stato maggiore Mario Arpino, il generale che comanda tutta la Difesa, siede di fronte a Giampaolo Di Paola, l'ammiraglio che guida il Gabinetto del ministro Mattarella. Si preparano all' incontro che stanno per avere con Sergio Mattarella, il primo di una serie che terrà il ministro bloccato per ore alla sua scrivania. É Arpino che per primo lancia l'allarme sulla "sindrome Ustica": "Qualsiasi cosa facciamo, comunque lo facciamo rischia di ritorcersi contro di noi. Ma se non facciamo nulla, se aspettiamo soltanto i tempi della scienza e delle commissioni rischiamo di fare anora peggio". Già, ma cosa fare? "L'allarme uranio impoverito ormai è vicino a livello da psicosi collettiva, incontrollata e purtroppo incontrollabile", dice una fonti della Difesa che parla con Repubblica: "Forse solo Ciampi o Veronesi potrebbero raffreddare per un attimo la situazione. Ma per ora non lo fanno". Gianfranco Astori, ex deputato, consigliere di Mattarella, fa un altro esempio: "Rischia di essere un altro caso Di Bella, e forse come allora, come col caso Di Bella, dovremo attendere che i tecnici ci dicano la verità su cosa è malattia collegata all'uranio, cose è da far risalire al benzene e cosa invece non c'entra nulla con la Bosnia e il Kosovo".
Alle 10 del mattino Arpino e Di Paola si spostano nello studio di Mattarella, iniziano a discutere, pianificano la missione in Bosnia di domani e quella in Kosovo del sottosegretario Minniti. Mattarella ha una preoccupazione: quella di garantire, di rispettare serenità e serietà di lavoro per la Commissione Mandelli. I militari sono preoccupati per quello che accade alla Difesa italiana nella Nato ("da Bruxelles ancora non capiscono che questa per noi è una questione seria"), per gli effetti sui nostri soldati nei Balcani, per la credibilità del sistema-Difesa nel paese.
Mattarella concorda, dobbiamo muoverci. Ma fissa i suoi punti, e li ripete nel pomeriggio in un'intervista che rilascia al Corriere della Sera: nessuna interferenza col lavoro della Commissione Mandelli, nessuna pressione, nessuna interferenza. Il governo deve capire se le malattie che spuntano in questi giorni sono episodi singoli o collegati fra di loro, se sono riconducibili all'uranio impoverito oppure a vaccinazioni che possono aver indebolito il sistema immunologico di alcuni soldati. Mattarella ripete: Mandelli deve lavorare senza sentire addosso l'angoscia, la pressione dell'opinione pubblica. Come dire: evitare un nuovo effetto-Ustica rispettando i tempi di una commissione in stile Di Bella.

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