venerdì 4 gennaio 2008

Giordano Bruno, segreti e magia

Repubblica 4.1.08
Una nuova biografia del filosofo scritta da Michele Ciliberto
Giordano Bruno, segreti e magia
di Franco Volpi

Il grande pensatore non è solo una figura chiave nella genesi della civiltà moderna, ma anche un pregevole scrittore

La lingua «in giova» e la bocca serrata in una morsa per impedirgli di parlare: così Giordano Bruno fu arso vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600. Tra le eresie per cui fu condannato al terribile supplizio dall´Inquisizione, figurava la tesi da lui sostenuta che «l´universo è uno, infinito, immobile». Alla lettura della sentenza il frate ribelle avrebbe gridato in faccia ai suoi accusatori che «se ne moriva martire e volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in paradiso». Analoga sorte fu riservata ai suoi libri per i quali si ordinò «che siano publicamente guasti et abbrugiati nella piazza di san Pietro, avanti le scale, et come tali che siano posti nel Indice de´ libri prohibiti».
Nonostante ciò, e benché la sua ipotesi sugli «infiniti mondi» fosse ancora troppo metafisica per essere presa in considerazione da scienziati come Tycho Brahe, Keplero e Galilei, l´opera di Bruno fu subito letta in tutta Europa e godette di una vasta fortuna. Le rocambolesche vicissitudini della sua vita, le sue peregrinazioni, lo scontro con l´Inquisizione e il processo tragicamente conclusosi - come racconta la nuova biografia di Michele Ciliberto (Giordano Bruno. Il teatro della vita, Mondadori, pagg 555, euro 30) - attirarono su di lui l´interesse del mondo colto europeo. Bruno si impose come figura chiave nella genesi del pensiero moderno, quale precursore di Spinoza, Leibniz e Schelling, e come uno dei fondatori della tradizione filosofica italiana.
In realtà, all´inizio prevalsero reazioni critiche o improntate alla cautela. È il caso di padre Mersenne, fedele alla Chiesa, ma anche di un libero pensatore come Pierre Bayle, il quale nel suo Dictionnaire respinge il panteismo bruniano che ridurrebbe l´universo alla sola Natura, privandolo di una vera trascendenza divina, e mette perfino in dubbio la morte per rogo. Poi qualche coraggioso - come il libertino Gabriel Naudé e più tardi il deista John Toland - cominciò a difenderlo, riconoscendogli il coraggio della verità e una eroica dedizione alla causa del sapere. Anche Diderot lo celebrò nella sua Encyclopédie, non nascondendo tuttavia un certo scetticismo circa le sue qualità di scienziato e stimandolo piuttosto come pensatore-poeta. Ad alimentare l´entusiasmo furono soprattutto i romantici, in particolare Schelling che lo tradusse in tedesco e ne esaltò il pensiero come anticipazione della propria filosofia della Natura intesa come Uno-Tutto. In Italia Bertrando Spaventa e poi Giovanni Gentile a consacrarlo quale grande classico della filosofia: il primo assegnandogli una funzione chiave nella circolazione delle idee che egli immaginava unisse la filosofia italiana e quella europea; l´altro celebrandolo come iniziatore della filosofia razionale moderna, insieme a Telesio e Campanella.
Nel frattempo, nell´inevitabile conflitto delle interpretazioni, si sono affermate due tendenze esegetiche: quella alimentata dalla tradizione laica e massonica che vede in Bruno il martire del libero pensiero, un moderno Socrate che affronta la morte per testimoniare la verità e difendere i lumi della ragione contro l´oscurantismo ecclesiastico (il monumento eretto nel 1889 in Campo dei Fiori è opera peraltro del Gran Maestro Ettore Ferrari). E quella avviata dalla studiosa inglese Frances Yates (Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza), che lo associa al neoplatonismo rinascimentale e lo presenta come mago esperto in arti mnemotecniche e iniziato ai misteri della tradizione ermetica. La Yates avanza anche l´intrigante congettura che Bruno fosse stato inviato in Inghilterra dal re di Francia per convertire alla religiosità neopagana gli ambienti colti della corte inglese, con la finalità di superare gli estremismi religiosi, sia puritani che cattolici, e di riavvicinare Francia e Inghilterra in funzione antispagnola. Una ipotesi, questa, confermata dalle ricerche dello storico inglese John Bossy (Giordano Bruno e il mistero dell´Ambasciata, Garzanti) secondo il quale Bruno avrebbe agito a Londra come spia dei francesi e avrebbe collaborato al tempo stesso, in un rischioso doppio gioco, con i servizi segreti inglesi per sventare i progetti dei cattolici contro Elisabetta.
La nuova biografia di Ciliberto, interamente basata su fonti originali, corregge forzature e unilateralità dell´una e dell´altra interpretazione offrendo un´immagine a tutto tondo del vulcanico personaggio e appassionando alle sue sfortune e alla sua opera anche il non specialista. Alla fine si fa largo il convincimento che Bruno sia da riscoprire, oltre che come filosofo della magia e del libero pensiero, anche come grande scrittore.

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