mercoledì 16 gennaio 2008

Le lobby in azione a difesa dei monopoli

Le lobby in azione a difesa dei monopoli

Il Riformista del 16 gennaio 2008, pag. 3

di Tonia Mastrobuoni

Non solo i governi, anche i lobbisti dei "campioni nazio­nali" dell'energia, europei ed extraeuropei, sono al lavoro per demolire il terzo pacchet­to sulle liberalizzazioni messo a punto dalla Commissione Ue. I corridoi del Parlamento europeo pullulano di emissari di Gaz De France, dell’Eni, di Rwe, Endesa o di Gazprom. Perché le nuove severe regole sull'unbundling che di fatto smantellerebbero i monopoli energetici di molti paesi han­no messo in fibrillazione i gruppi di pressione di mezza Europa, ma anche della Rus­sia o dei paesi arabi. Ne sa qualcosa il relatore della di­rettiva sul gas - la più temuta - Romano La Russa (An). Che è stretto tra la "terza via" alle liberalizzazioni che i francesi starebbero mettendo a punto in questi giorni, e le pressioni dei colossi del gas e dell'ener­gia elettrica che hanno i loro efficientissimi rappresentanti al Parlamento europeo.



Dopo averne incontrati tanti, La Russa ci racconta l'ov­vio: «Le pressioni dei lobbisti sono fortissime, pesantissime, soprattutto dei gruppi francesi e tedeschi, ma anche dei russi». E ci svela che a breve è previ­sto un incontro proprio con Gazprom: «Sono preoccupatissimi che le nostre direttive fac­ciano saltare i loro contratti in Europa», osserva. «Io avrò po­co da dire, semplicemente che non possiamo usare due pesi, due misure, se introdurremo nuove regole per i campioni nazionali europei, dovranno valere anche per loro». In ogni caso l'eurodeputato dell'Uen ricorda che le norme in discussione a Bruxelles prevedono delle deroghe, «ma sono pensa­te per i nuovi soggetti che si af­faccino sul mercato europeo. Non per i russi. Comunque so­no casi di cui bisognerà discute­re di volta in volta».



La Russa, stesso spazio tra gli incisivi, stesso sorriso mefi­stofelico del fratello Ignazio, ha appena finito di scrivere la relazione che introdurrà mar­tedì prossimo i lavori in com­missione Industria ed Energia sull'unbundling. Nel "documento di lavoro" ribadisce la sua posizione di sempre, la di­fesa dell'ipotesi più drastica: «II relatore ritiene che la sepa­razione proprietaria rappresenti sicura­mente il metodo mi­gliore per assicurare completa indipen­denza tra società operanti nel tra­sporto e nella forni­tura nonché l'opzio­ne certamente più percorribile ed efficiente ri­spetto a quella del gestore di sistema indipendente (Iso) che richiederebbe pesanti e artico­late strutture di governance e un forte controllo regolamen­tare, senza ignorare il fatto che in alcuni Stati membri l'esperi­mento dell'Iso non si è certa­mente rivelato un successo».



Ma è curioso che nella sua relazione La Russa suggerisca di separare la discussione sul settore elettrico da quello del gas, posticipando la seconda. Il testo propone di «considerare eventualmente la possibilità di procedere con una più lenta apertura del mercato del gas rispetto a quello dell'energia elettri­ca». Una posizione che ricorda tuttavia quella non traspa-rentissima dell'at­tuale presidenza slovena, che non prevede neanche un appuntamento da qui a giugno per parlare di gas. Un modo per lasciare un ceri­no ai francesi, cui spetta la prossima presidenza della Ue. La Russa ci tiene a precisare invece che la sua «non è affat­to una posizione simile a quel­la degli sloveni, perché parte da considerazioni molto diver­se: loro se ne lavano le mani. Per me il fatto è che bisogna tener conto dell'esperienza europea, del fatto che i preceden­ti pacchetti lanciati da Bruxel­les hanno prodotto risultati diversi nella fase di recepimento, pertanto i paesi dell'Unione che hanno proceduto alla separazione proprietaria in fatto di energia elettrica superano di gran lunga quelli che hanno at­tuato le medesime pratiche nel settore gas».



Sui tempi, La Russa è pes­simista. L'auspicio espresso nei giorni scorsi dalla vicepre­sidente della Commissione, Margot Wallstroem, di trovare un accordo entro il Consiglio europeo del 19-20 giugno, «è illusorio». «Mi pare impossibi­le arrivare a un accordo sul gas, per quella data. Sul merca­to elettrico, forse. Ma sul gas temo che dovremo aspettare la fine dell'anno».


C'è infine la "terza via" che i francesi starebbero mettendo a punto e che incasserà prevedibilmente l'endorsement di Germania e Austria. Una ver­sione molto ammorbidita dell'unbundling, che consentireb­be di mantenere il controllo su produzione, vendita e trasporto, ma ne separerebbe le sedi e imporrebbe alle reti un ammi­nistratore delegato nominato in accordo con l'authority. «Per ora è solo un'ipotesi, non è an­cora stata formalizzata in com­missione», commenta il relato­re. «In generale, mi verrebbe da dire che non sono contrario in linea di principio al monopolio. È che bisogna garantire il mas­simo della concorrenzialità e della tutela del consumatore. E non credo che ci si possa arri­vare se non separando le reti dai distributori e dai venditori di energia elettrica e di gas. Non metto in dubbio la buona fede dei francesi. Ma il rischio è che alla fine della discussione restino i monopoli».

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