giovedì 3 gennaio 2008

Prestigiacomo: quella legge funziona Solo la donna ha il diritto di decidere

Prestigiacomo: quella legge funziona Solo la donna ha il diritto di decidere

Corriere della Sera on line del 3 gennaio 2008
di Paola Di Caro

Onorevole Prestigiacomo, è arrabbiata con Bondi?


«No, perché? È da tempo che il nostro coordinatore parla della necessità di agire sulle linee guida della 194, e mi pare che abbia precisato bene come la sua sia un'iniziativa a titolo personale ».



Se non lo fosse?


«Lo è, lo è... Perché in Forza Italia in tanti la pensano come lui, è vero, ma in tanti no. E da noi c'è sempre stata libertà di coscienza. Semmai è l'Unione che ha problemi su questo tema». Non vuole fare la guerra a nessuno Stefania Prestigiacomo, azzurra, ex ministro delle Pari opportunità capace di prendere posizioni anche scomode, e comunque laiche, sui temi etici. Ma come la pensa lo dice con chiarezza anche stavolta: «Non ho tabù né paure nel discutere, sempre che non si tratti di un dibattito che mira solo a far guadagnare facili consensi politici. Ma non vedo proprio la necessità di intervenire legislativamente sul tema dell'aborto».

La 194 va bene così com'è?


«Penso che, per quanto se ne possa discutere, alla fine tutti dovranno ammettere che questa è una buona legge, che ha funzionato. E infatti per quanto riguarda le donne italiane, che ricorrono alla contraccezione in maniera sempre più consapevole e che sanno affrontare con responsabilità anche situazioni molto difficili, l'aborto non è più un problema prioritario, i numeri parlano chiaro. Viceversa, il problema è serio per le donne straniere, per le clandestine, che ricorrono in gran numero all'aborto e che mancano di informazione e dell'aiuto anche materiale necessario per affrontare una situazione penosa: su questo terreno sì che si deve fare di più, e su questo credo siano d'accordo tutti».



Quello di cui si parla oggi è però un cambiamento della legge almeno per i tempi dell'aborto terapeutico, che secondo il cardinal Ruini e molti altri andrebbero ridotti.


«A me sinceramente non risulta che esistano tecniche per evitare che ad un aborto terapeutico si arrivi al quinto mese, perché purtroppo alcune patologie gravissime vengono scoperte solo in questo periodo di gestazione. E voglio essere molto chiara: quando ci sono situazioni che possono sconvolgere la vita di una famiglia, di una donna che alla fine sarà più di chiunque altro quella su cui peserà una situazione terribile, è quella donna che deve avere il diritto di decidere cosa fare. Ed è un diritto che non può e non deve essere messo in discussione».

Dunque lei contesta l'iniziativa di Ferrara per una moratoria sugli aborti?

«Credo che la sua sia una battaglia in favore dei valori della civiltà occidentale, tra i quali il diritto alla vita, e non la voglia di negare alla donna il diritto all'autodeterminazione. Perché è chiaro che l'aborto in sé è sempre l'extrema ratio, e se diventa un mezzo di controllo delle nascite come è in Cina, allora anch'io dico no all'aborto».

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