Il Vaticano plaude la sfida anti-194 ma smorza: non strumentalizzare
Liberazione del 13 febbraio 2008, pag. 3
di Fulvio Fania
E 'caos, e neanche tanto calmo, tra il Vaticano, i vescovi e le troppe liste che in questi giorni anelano ad una benedizione. L'acqua santa per le urne rischia di scarseggiare ora che è sceso in campo l'ingombrante ateo devoto Giuliano Ferrara. La sua pattuglia di candidati Pro life, lista "di scopo" contro l'aborto, potrebbe intasare l'acquasantiera.
Ma il parere delle gerarchie non è unanime. L'Osservatore romano inanzi tutto incassa: il tema dell'aborto può diventare davvero rilevante nella campagna elettorale. Ma c'è un rischio. «Come da più parti si auspica», scrive il quotidiano del papa, «sui temi etici» vanno «evitate strumentalizzazioni ad uso elettorale». E cos'altro sarebbe l'annunciata lista per la vita? L'Osservatore finge di non vederla, anzi osserva che nel centrodestra, nel centrosinistra ed anche fuori dai due poli «si registrano diverse posizioni» a proposito di «un'eventuale riforma della legge 194» o di una sua mutata applicazione e quindi «al momento sembra possano convergere, se non altro, le intenzioni di evitare - appunto - le strumentalizzazioni». Non più tardi di ieri lo stesso Osservatore aveva invitato a distinguere tra il Vaticano e la Cei, tanto per far intendere che le perorazioni a favore di Casini e dell'unità del centro-destra, formulate dal direttore ruiniano di Avvenire , non erano da considerarsi l'unico vangelo curiale.
La lobby cattolica anziché tradursi in partito rischia di frazionarsi in un arcipelago ancor più confuso. Negli ultimi anni la Chiesa ha cercato di fare lobby trasversale, piazzando sue pattuglie quasi ovunque, a destra e a sinistra, pur con una certa nostalgia di un balenotto bianco. Le incognite del sistema elettorale e la novità del Partito democratico hanno reso meno prevedibile il quadro per la lobby cattolica del futuro. Senza contare la diversità di linea tra l'interventismo di Ruini, che è prossimo ad una semi-pensione e gioca libero, e quello del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Il quale, nel frattempo, presenterà la nuova Enciclopedia della preghiera che include un capitolo sulla politica. Il testo, in cui si cita Maritain e si riconosce «l'importanza della mediazione», a prima vista, pare più liberale dell'ultima relazione del cardinal Bagnasco.
Ma l'attualità preme. Il quotidiano Avvenire , molto preoccupato per il muso duro di Berlusconi nei confronti dell'Udc, continua a temere che la presenza cattolica dentro i due schieramenti diventi «semi-irrilevante». E' il colmo. Mentre la Cei tuona perfino contro gli amplessi cinematografici di Moretti e propugna l'obiezione di coscienza dal sesso per gli attori, l'ex laico Ferrara trasforma l'aborto in un partito.
Certo, Ruini è stato il suo cardinale di riferimento quando si è lanciato nella campagna per la moratoria antiabortista. E sicuramente anche la sua ultima provocazione servirà a tener desta una battaglia che l'ala ruiniana dell'episcopato ritiene ormai matura per strappare vittorie. La lista Pro life potrebbe essere utile a tallonare con sante pedate Berlusconi-Fini, alla destra, e Veltroni con i suoi teodem alla sinistra. Tenendo conto che il Cavaliere, pur devotissimo, non può permettersi di bruciare la parte laica dei propri voti e quindi, dopo aver chiesto la moratoria universale sull'aborto, ha respinto l'offerta di Ferrara versando un po' acqua sul fuoco antiabortista. Il cattolicissimo Rocco Buttiglione ha fiutato invece la possibilità, extrema ratio, di un'alleanza elettorale dell'Udc con Ferrara. Casini dovrà decidere cosa fare da grande ma intanto un altro Casini, Carlo, che è presidente del Movimento per la vita, ha chiesto a tutte le liste amiche di stringere un "patto" contro l'aborto e l'eutanasia.
Ferrara è ormai un'eminenza. Non solo ha tenuto conferenze alla Cattolica di Roma ma tra pochi giorni terrà anche la lectio magistralis alla facoltà teologica di Benevento. Altri esponenti cattolici però bocciano la sua impresa elettorale. Non è ancora chiaro con chi si candiderà Eugenia Roccella, ex portavoce del Family day, ma si sa invece che l'altro leader di quella ormai celebre adunata, Savino Pezzotta, capeggia la Rosa Bianca e non vuole saperne di Ferrara. «Iniziativa pericolosa - la giudica - perché finisce per marginalizzare il tema dell'aborto che va invece inserito in una politica per la vita e vuol dire famiglia, lavoro e una fiscalità ad hoc». Come peraltro proclama anche il recente appello del Forum delle famiglie e come pensa un'altra parte delle gerarchie, convinta che l'elettorato cattolico sia più interessato ai salari e al costo dei figli che a tirar bombe sulla legge 194.
I vescovi non rilasciano commenti. E' l'ora dei prudenti consigli, non delle plateali dichiarazioni. Anche monsignor Rino Fisichella, il quale un tempo onorò Casini di un elogio sperticato e che nello spartito ruiniano suona sempre la nota più alta, alla nostra domanda si trincera dietro una cortese battuta: «In campagna elettorale il cappellano di Montecitorio non dice neanche una parola di politica». Chissà se Casini e gli altri smetteranno di telefonargli.
Liberazione del 13 febbraio 2008, pag. 3
di Fulvio Fania
E 'caos, e neanche tanto calmo, tra il Vaticano, i vescovi e le troppe liste che in questi giorni anelano ad una benedizione. L'acqua santa per le urne rischia di scarseggiare ora che è sceso in campo l'ingombrante ateo devoto Giuliano Ferrara. La sua pattuglia di candidati Pro life, lista "di scopo" contro l'aborto, potrebbe intasare l'acquasantiera.
Ma il parere delle gerarchie non è unanime. L'Osservatore romano inanzi tutto incassa: il tema dell'aborto può diventare davvero rilevante nella campagna elettorale. Ma c'è un rischio. «Come da più parti si auspica», scrive il quotidiano del papa, «sui temi etici» vanno «evitate strumentalizzazioni ad uso elettorale». E cos'altro sarebbe l'annunciata lista per la vita? L'Osservatore finge di non vederla, anzi osserva che nel centrodestra, nel centrosinistra ed anche fuori dai due poli «si registrano diverse posizioni» a proposito di «un'eventuale riforma della legge 194» o di una sua mutata applicazione e quindi «al momento sembra possano convergere, se non altro, le intenzioni di evitare - appunto - le strumentalizzazioni». Non più tardi di ieri lo stesso Osservatore aveva invitato a distinguere tra il Vaticano e la Cei, tanto per far intendere che le perorazioni a favore di Casini e dell'unità del centro-destra, formulate dal direttore ruiniano di Avvenire , non erano da considerarsi l'unico vangelo curiale.
La lobby cattolica anziché tradursi in partito rischia di frazionarsi in un arcipelago ancor più confuso. Negli ultimi anni la Chiesa ha cercato di fare lobby trasversale, piazzando sue pattuglie quasi ovunque, a destra e a sinistra, pur con una certa nostalgia di un balenotto bianco. Le incognite del sistema elettorale e la novità del Partito democratico hanno reso meno prevedibile il quadro per la lobby cattolica del futuro. Senza contare la diversità di linea tra l'interventismo di Ruini, che è prossimo ad una semi-pensione e gioca libero, e quello del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Il quale, nel frattempo, presenterà la nuova Enciclopedia della preghiera che include un capitolo sulla politica. Il testo, in cui si cita Maritain e si riconosce «l'importanza della mediazione», a prima vista, pare più liberale dell'ultima relazione del cardinal Bagnasco.
Ma l'attualità preme. Il quotidiano Avvenire , molto preoccupato per il muso duro di Berlusconi nei confronti dell'Udc, continua a temere che la presenza cattolica dentro i due schieramenti diventi «semi-irrilevante». E' il colmo. Mentre la Cei tuona perfino contro gli amplessi cinematografici di Moretti e propugna l'obiezione di coscienza dal sesso per gli attori, l'ex laico Ferrara trasforma l'aborto in un partito.
Certo, Ruini è stato il suo cardinale di riferimento quando si è lanciato nella campagna per la moratoria antiabortista. E sicuramente anche la sua ultima provocazione servirà a tener desta una battaglia che l'ala ruiniana dell'episcopato ritiene ormai matura per strappare vittorie. La lista Pro life potrebbe essere utile a tallonare con sante pedate Berlusconi-Fini, alla destra, e Veltroni con i suoi teodem alla sinistra. Tenendo conto che il Cavaliere, pur devotissimo, non può permettersi di bruciare la parte laica dei propri voti e quindi, dopo aver chiesto la moratoria universale sull'aborto, ha respinto l'offerta di Ferrara versando un po' acqua sul fuoco antiabortista. Il cattolicissimo Rocco Buttiglione ha fiutato invece la possibilità, extrema ratio, di un'alleanza elettorale dell'Udc con Ferrara. Casini dovrà decidere cosa fare da grande ma intanto un altro Casini, Carlo, che è presidente del Movimento per la vita, ha chiesto a tutte le liste amiche di stringere un "patto" contro l'aborto e l'eutanasia.
Ferrara è ormai un'eminenza. Non solo ha tenuto conferenze alla Cattolica di Roma ma tra pochi giorni terrà anche la lectio magistralis alla facoltà teologica di Benevento. Altri esponenti cattolici però bocciano la sua impresa elettorale. Non è ancora chiaro con chi si candiderà Eugenia Roccella, ex portavoce del Family day, ma si sa invece che l'altro leader di quella ormai celebre adunata, Savino Pezzotta, capeggia la Rosa Bianca e non vuole saperne di Ferrara. «Iniziativa pericolosa - la giudica - perché finisce per marginalizzare il tema dell'aborto che va invece inserito in una politica per la vita e vuol dire famiglia, lavoro e una fiscalità ad hoc». Come peraltro proclama anche il recente appello del Forum delle famiglie e come pensa un'altra parte delle gerarchie, convinta che l'elettorato cattolico sia più interessato ai salari e al costo dei figli che a tirar bombe sulla legge 194.
I vescovi non rilasciano commenti. E' l'ora dei prudenti consigli, non delle plateali dichiarazioni. Anche monsignor Rino Fisichella, il quale un tempo onorò Casini di un elogio sperticato e che nello spartito ruiniano suona sempre la nota più alta, alla nostra domanda si trincera dietro una cortese battuta: «In campagna elettorale il cappellano di Montecitorio non dice neanche una parola di politica». Chissà se Casini e gli altri smetteranno di telefonargli.
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