Corriere della Sera 3.2.08
Carlo Flamigni Il ginecologo laico
«Cure inutili sui superprematuri Quei piccoli non hanno speranza»
di M.D.B.
ROMA — «È terribile che i genitori vengano ascoltati per ultimi, che i loro desideri non siano tenuti in nessuna considerazione. Terribile che il loro bambino venga mantenuto in vita a forza, senza il consenso della madre e del padre, anche se doveva essere abortito». È la più istintiva delle critiche che Carlo Flamigni muove allo stringato documento degli universitari romani. Il ginecologo è un super-laico, voce di minoranza nel Comitato nazionale di bioetica.
Il medico dovrebbe rianimare il bambino a prescindere dal periodo della gestazione, in teoria dunque anche a 21 settimane se è vitale. Che ne dice?
«Sono contrario. Oggi è molto difficile ignorare l'età del feto.
Molto spesso si conosce l'epoca del concepimento, ci sono donne che chiedono di fare l'ecografia appena sanno di essere incinte. E i tempi sono molto importanti perché statisticamente si sa che al di sotto di una certa soglia il bambino può sì sopravvivere ma rischia handicap gravissimi».
Dunque?
«È molto pericoloso garantire le cure a tutti i neonati. Pensiamo soltanto all'aspetto pratico. I soldi di questo Paese verrebbero buttati via per cure inutili. Le culle di terapia intensiva inoltre sarebbero occupate da bambini senza speranza e quelli che invece hanno buone possibilità di andare avanti senza grossi danni non potrebbero essere trattati tempestivamente per mancanza di letti liberi ».
Ne fa un problema squisitamente economico?
«Non sono elementi da trascurare. Tuttavia la parte più inaccettabile del documento è quella che tiene fuori i genitori. La madre e il padre devono essere ascoltati eccome. Devono sapere che il figlio riceverà cure sperimentali».
Sperimentali?
«Così dobbiamo considerarle. E più l'età gestazionale del feto è bassa, più le cure sono sperimentali. Secondo Silvio Garattini lo sono la metà dei trattamenti di rianimazione neonatologica. Il feto non è un piccolo omino. È un essere speciale. Non ci sono protocolli sicuri. Quindi il consenso dei genitori è necessario».
Carlo Flamigni Il ginecologo laico
«Cure inutili sui superprematuri Quei piccoli non hanno speranza»
di M.D.B.
ROMA — «È terribile che i genitori vengano ascoltati per ultimi, che i loro desideri non siano tenuti in nessuna considerazione. Terribile che il loro bambino venga mantenuto in vita a forza, senza il consenso della madre e del padre, anche se doveva essere abortito». È la più istintiva delle critiche che Carlo Flamigni muove allo stringato documento degli universitari romani. Il ginecologo è un super-laico, voce di minoranza nel Comitato nazionale di bioetica.
Il medico dovrebbe rianimare il bambino a prescindere dal periodo della gestazione, in teoria dunque anche a 21 settimane se è vitale. Che ne dice?
«Sono contrario. Oggi è molto difficile ignorare l'età del feto.
Molto spesso si conosce l'epoca del concepimento, ci sono donne che chiedono di fare l'ecografia appena sanno di essere incinte. E i tempi sono molto importanti perché statisticamente si sa che al di sotto di una certa soglia il bambino può sì sopravvivere ma rischia handicap gravissimi».
Dunque?
«È molto pericoloso garantire le cure a tutti i neonati. Pensiamo soltanto all'aspetto pratico. I soldi di questo Paese verrebbero buttati via per cure inutili. Le culle di terapia intensiva inoltre sarebbero occupate da bambini senza speranza e quelli che invece hanno buone possibilità di andare avanti senza grossi danni non potrebbero essere trattati tempestivamente per mancanza di letti liberi ».
Ne fa un problema squisitamente economico?
«Non sono elementi da trascurare. Tuttavia la parte più inaccettabile del documento è quella che tiene fuori i genitori. La madre e il padre devono essere ascoltati eccome. Devono sapere che il figlio riceverà cure sperimentali».
Sperimentali?
«Così dobbiamo considerarle. E più l'età gestazionale del feto è bassa, più le cure sono sperimentali. Secondo Silvio Garattini lo sono la metà dei trattamenti di rianimazione neonatologica. Il feto non è un piccolo omino. È un essere speciale. Non ci sono protocolli sicuri. Quindi il consenso dei genitori è necessario».
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