martedì 25 marzo 2008

La multinazionale dell'oro blu rischia di finire a maggioranza privata

La multinazionale dell'oro blu rischia di finire a maggioranza privata

di And. Pal.

Il Manifesto del 15/03/2008

E con le elezioni a Roma si gioca il futuro dell'Acea

Con più di 8 milioni di utenti Acea spa domina oggi il mercato dell'acqua in Italia, preparandosi sempre più a gestire gli altri servizi ambientali. Con un utile che fa volare in borsa le azioni e prospettive di ulteriore espansione (da tempo si parla di fusione con la bolognese Hera), l'ex municipalizzata romana è di fatto oggi una multinazionale che pesa, anche a livello politico.
Quanto valgono i beni comuni infatti lo hanno capito perfettamente da tempo le grandi multinazionali dell'acqua e dell'ambiente, che oggi controllano gran parte del mercato mondiale. Suez fornisce «l'essenziale per la vita», Veolia, più prosaicamente, parla di «industria dell'ambiente». Modelli nati in Francia, ma che hanno un peso sempre più evidente anche per l'Italia delle privatizzazioni e per la città di Roma che deve scegliere ad aprile un sindaco che peserà molto sul futuro dell'intero paese.
In questo contesto il colosso francese Suez, da queste parti, significa il principale partner di Acea, l'ex municipalizzata controllata al 51% dal Comune di Roma. Nel suo Cda siedono manager del calibro di Jean Louis Chaussade, già rappresentante di Suez in Argentina nell'epoca del «saccheggio» - magistralmente raccontato dal regista Solanas - e del crollo dell'economia selvaggiamente liberista dell'ex presidente Menem.
L'alleanza tra Acea e Suez non è semplicemente un accordo industriale. E' lo specchio di una vera e propria spartizione del mercato dell'acqua in Italia, che l'antitrust - proprio a proposito degli accordi delle due società di Parigi e di Roma - ha censurato come contrario alle regole della libera concorrenza. Un'alleanza iniziata dalla Toscana, la madre di tutte le privatizzazioni dell'acqua.
Emanuele Lobina, ricercatore del Psiru presso l'Università di Greenwich, che da molti anni si occupa proprio del modello di gestione dell'acqua in Italia, in Europa e nel mondo parlava di una possibile spartizione del mercato italiano già nel 2003: «Nel caso italiano, anche se i partner locali hanno avuto un ruolo più sostanziale - scriveva in un rapporto per il progetto di ricerca Water Time - è possibile osservare l'emergere di aree d'influenza, con la Toscana che appare essere diventata la riserva di Suez e dei suoi partner (cioè Acea, ndr) e le concessioni del Sud dominate da Veolia e dai suoi soci italiani».
Acea si quota in Borsa nel 1998 e da allora comincia ad affacciarsi sul mercato nazionale. Suez capisce che non può perdere il mercato italiano che gli analisti giudicano estremamente interessante. Le due società si incontrano per la prima volta da concorrenti nella prima gara per la gestione industriale voluta dalla legge Galli, quella di Arezzo, del 1999: «E' un vero spartiacque. Dopo questo affidamento - commenta Lobina - Veolia non presenta più offerte per le altre gare toscane, concentrandosi sul Sud Italia, a partire dall'appalto per la scelta del socio privato a Latina». Ad Arezzo vince la Suez, anche se la tariffa proposta era più alta rispetto ai concorrenti, mentre Acea viene esclusa, perché non avrebbe avuto le dimensioni necessarie richieste dal bando.
Tra il 1999 e l'inizio del 2001 si gioca la partita delle alleanze per la spartizione del mercato idrico italiano. Veolia nel 1999 aveva già individuato nel gruppo Pisante il partner locale indispensabile per entrare in Italia. Nel 2001 comincia una trattativa serrata tra i vertici di Acea e di Suez, che porterà l'anno successivo ad un accordo di ferro. Il 12 novembre del 2001 la direzione di Suez a Parigi manda ad Acea un fax con una bozza d'accordo per partecipare congiuntamente alle gare in Toscana e all'estero. Un accordo che prevedeva l'entrata di Suez nel gruppo degli azionisti privati: «Studiare, di concerto con il management di Acea e con l'assenso del Comune di Roma, l'acquisizione da parte di Ondeo (oggi Suez, ndr) di una partecipazione significativa in Acea, nelle forme, nei tempi e con le modalità che, nel tempo verranno individuate». Un accordo da siglare con il placet politico del Campidoglio, ma che doveva rimanere segreto, come ha evidenziato recentemente l'antitrust. Il 2002 è l'anno della svolta. La crisi argentina - che il consigliere di Acea Chaussade conosce bene - porta Suez a puntare ad una diversificazione, riducendo l'esposizione latinoamericana. I capitali rientrano velocemente, l'Italia diventa la nuova frontiera di conquista.
Oggi gran parte dell'acqua in Toscana è gestita dalla cordata italo-francese e la società guidata da Gérard Mestrallet possiede circa il 9% delle azioni di Acea e nomina due dei nove consiglieri di amministrazione, mentre Fabiano Fabiani, presidente della società romana, siede nel Cda di Suez Environnement.Con le elezioni di aprile si gioca anche la partita del futuro di Acea, che molti vorrebbero ancora più aperta al mercato. Il Pdl e l'Udc parlano chiaramente di ridurre la quota del Comune di Roma, facendola scendere al di sotto del 51%. Rutelli per ora non si esprime. Il suo ruolo, però, potrebbe essere fondamentale, visto che fu lui a guidare la quotazione in Borsa della multinazionale romana.

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