L'India cancella i debiti dei contadini
La La Repubblica del 3 marzo 2008, pag. 23
di Federico Rampini
Saranno cancellati i debiti per 40 milioni di contadini indiani, i "dimenticati" del miracolo economico. La misura di emergenza vale 10 miliardi di euro, è stata decisa dal governo di New Delhi per intervenire su una delle piaghe sociali più inquietanti del paese. Mentre il resto del mondo ha scoperto l'India come superpotenza economica, leader mondiale nel software informatico, una parte del paese è ancora bloccato in una cronica arretratezza. Se il Pil nazionale l'anno scorso è cresciuto del 9,6% (un ritmo di sviluppo secondo solo alla Cina), il settore agricolo è cresciuto appena del 2,3% negli ultimi tre anni. Un ritmo troppo lento per un paese dove ancora i due terzi della popolazione vivono nelle zone rurali, dove 300 milioni di persone sono sotto la soglia ufficiale della povertà, e dove in molte di quelle famiglie almeno un figlio muore di diarrea o di infezioni gastrointestinali entro il primo anno di vita. Mentre una parte dell'agricoltura indiana ha fatto un salto di produttività grazie ai macchinari e alla biogenetica, i contadini più poveri sono ancora sotto il giogo degli usurai e i suicidi per debiti sono migliaia ogni anno. E' questa tragedia dei suicidi dei poveri, oltre ai movimenti di protesta sempre più frequenti nelle campagne, che ha spinto il governo di Manmohan Singh a prendere il provvedimento specifico per ridurre la presa degli usurai nelle campagne. La legge di bilancio appena approvata porta il segno della redistribuzione, è un tentativo di riequilibrare lo sviluppo economico finora troppo concentrato nei servizi e nelle tecnologie avanzate. Oltre alla cancellazione dei debiti, le fasce meno abbienti incassano l'innalzamento della soglia di esenzione fiscale. Fino a 2.500 euro di reddito annuo è abolita ogni imposta: è un incremento del 50% rispetto alla soglia attuale dell'esenzione totale.
Il ministro delle Finanze, Palaniappan Chidambaram, ha stimato che questi provvedimenti fiscali dovrebbero aumentare dell'8% il reddito disponibile delle famiglie più modeste. Altrettanto importanti, almeno in teoria, dovrebbero essere gli aumenti delle spese sociali: la legge finanziaria alza del 20% gli stanziamenti per l'istruzione, del 15% quelli per il sistema sanitario. Sono due settori cruciali per intervenire sulle diseguaglianze sociali. La scuola statale dell'obbligo è in decadenza da anni, con fenomeni di assenteismo dilagante fra gli insegnanti, tanto che gli istituti privati più efficienti hanno fatto breccia perfino nel mondo rurale. In quanto al sistema ospedaliero, è stato al centro di molteplici scandali come la scoperta di reti criminali per il traffico di organi. L'aumento della spesa sanitaria servirà in particolare a finanziare programmi di lotta contro l'Aids e la poliomelite nelle campagne. Fra le altre misure che hanno una connotazione "sociale", c'è la riduzione delle accise su alcuni beni acquistati dalle famiglie dai redditi medio bassi, come le moto, le utilitarie e le piccole auto ibride. Calano anche i dazi doganali sui mangimi per il bestiame e i medicinali.
La legge di bilancio è coerente con la linea adottata dalla forza politica di maggioranza, il partito del Congresso, alle ultime elezioni legislative nel 2004: la promessa di uno sviluppo economico "inclusivo", che non dimentichi le componenti più deboli della popolazione. Il partito nazionalista indù Bjp a quell'epoca fu cacciato all'opposizione, punito dagli elettori anche per il suo slogan trionfalista "Shining India" (India brillante), che esaltava i benefici del boom economico senza tener conto che essi erano stati ripartiti in maniera diseguale. Ora si avvicinano nuove scadenze elettorali. Ci saranno scrutini in diversi Stati quest' anno (l'India è una Repubblica federale), poi il rinnovo del Parlamento centrale di New Delhi entro il maggio 2009. Perciò molti osservatori hanno accusato la finanziaria di essere una manovra di spesa populista ed elettoralista. Il deficit pubblico è destinato a salire: è del 2,5% del Pil per quanto riguarda il bilancio federale, ma arriva al 7% del Pii se si include l'indebitamento dei singoli Stati. Il governo Singh ha margini ristretti di manovra, in una fase in cui l'inflazione è in forte aumento e la banca centrale ha dovuto rialzare più volte i tassi, provocando una rivalutazione della rupia che penalizza le esportazioni. Per reperire nuove entrate Chidambaramha alzato l'aliquota del prelievo sulle plusvalenze finanziarie dal 10 al 15%, un inasprimento che non è stato gradito alla Borsa di Bombay. Gli industriali da parte loro lamentano che la legge di bilancio non stanzi più risorse per la modernizzazione delle infrastrutture (autostrade, porti, aeroporti, rete elettrica), un settore dove l'India ha accumulato seri ritardi rispetto alla Cina.
Tuttavia, anche se l'ispirazione elettoralista è evidente, la Finanziaria ha una logica economica. Aumenta il potere d'acquisto delle classi meno abbienti, che probabilmente lo spenderanno tutto in consumi, e questo dovrebbe sostenere la domanda proprio mentre rallenta la crescita mondiale. Quello che l'India perderà sul fronte delle esportazioni a causa della recessione Usa, potrebbe recuperarlo dai consumi interni. Il governo Singh stima che la crescita quest'anno dovrebbe rallentare, ma attestandosi comunque sul +8,7% del Pil, cioè solo un punto in meno dell'anno scorso. Anche la scelta di ripianare direttamente i debiti dei contadini più poveri sembra adeguata. «E' meglio aiutarli cosi ha dichiarato Rana Kapoor, amministratore delegato della Yes Bank anziché ricorrere a sussidi che rischiano di non arrivare mai nelle mani dei contadini». L'India soffre notoriamente di un alto livello di corruzione nella burocrazia pubblica, e spesso gli stanziamenti che partono da New Delhi si perdono per strada nelle mani di funzionari rapaci. L'agricoltura in questa fase ha bisogno di un'attenzione particolare, perché è al centro di un "ciclone" mondiale con il forte rincaro dei prezzi delle materie prime alimentari. Il boom dei consumi asiatici ha sconvolto tutti gli equilibri tra domanda e offerta. L'India ha dovuto imporre il blocco alle esportazioni del suo riso i cui prezzi sono balzati al rialzo del 40% l'anno scorso per garantire l'autosufficienza negli approvvigionamenti alimentari.
La La Repubblica del 3 marzo 2008, pag. 23
di Federico Rampini
Saranno cancellati i debiti per 40 milioni di contadini indiani, i "dimenticati" del miracolo economico. La misura di emergenza vale 10 miliardi di euro, è stata decisa dal governo di New Delhi per intervenire su una delle piaghe sociali più inquietanti del paese. Mentre il resto del mondo ha scoperto l'India come superpotenza economica, leader mondiale nel software informatico, una parte del paese è ancora bloccato in una cronica arretratezza. Se il Pil nazionale l'anno scorso è cresciuto del 9,6% (un ritmo di sviluppo secondo solo alla Cina), il settore agricolo è cresciuto appena del 2,3% negli ultimi tre anni. Un ritmo troppo lento per un paese dove ancora i due terzi della popolazione vivono nelle zone rurali, dove 300 milioni di persone sono sotto la soglia ufficiale della povertà, e dove in molte di quelle famiglie almeno un figlio muore di diarrea o di infezioni gastrointestinali entro il primo anno di vita. Mentre una parte dell'agricoltura indiana ha fatto un salto di produttività grazie ai macchinari e alla biogenetica, i contadini più poveri sono ancora sotto il giogo degli usurai e i suicidi per debiti sono migliaia ogni anno. E' questa tragedia dei suicidi dei poveri, oltre ai movimenti di protesta sempre più frequenti nelle campagne, che ha spinto il governo di Manmohan Singh a prendere il provvedimento specifico per ridurre la presa degli usurai nelle campagne. La legge di bilancio appena approvata porta il segno della redistribuzione, è un tentativo di riequilibrare lo sviluppo economico finora troppo concentrato nei servizi e nelle tecnologie avanzate. Oltre alla cancellazione dei debiti, le fasce meno abbienti incassano l'innalzamento della soglia di esenzione fiscale. Fino a 2.500 euro di reddito annuo è abolita ogni imposta: è un incremento del 50% rispetto alla soglia attuale dell'esenzione totale.
Il ministro delle Finanze, Palaniappan Chidambaram, ha stimato che questi provvedimenti fiscali dovrebbero aumentare dell'8% il reddito disponibile delle famiglie più modeste. Altrettanto importanti, almeno in teoria, dovrebbero essere gli aumenti delle spese sociali: la legge finanziaria alza del 20% gli stanziamenti per l'istruzione, del 15% quelli per il sistema sanitario. Sono due settori cruciali per intervenire sulle diseguaglianze sociali. La scuola statale dell'obbligo è in decadenza da anni, con fenomeni di assenteismo dilagante fra gli insegnanti, tanto che gli istituti privati più efficienti hanno fatto breccia perfino nel mondo rurale. In quanto al sistema ospedaliero, è stato al centro di molteplici scandali come la scoperta di reti criminali per il traffico di organi. L'aumento della spesa sanitaria servirà in particolare a finanziare programmi di lotta contro l'Aids e la poliomelite nelle campagne. Fra le altre misure che hanno una connotazione "sociale", c'è la riduzione delle accise su alcuni beni acquistati dalle famiglie dai redditi medio bassi, come le moto, le utilitarie e le piccole auto ibride. Calano anche i dazi doganali sui mangimi per il bestiame e i medicinali.
La legge di bilancio è coerente con la linea adottata dalla forza politica di maggioranza, il partito del Congresso, alle ultime elezioni legislative nel 2004: la promessa di uno sviluppo economico "inclusivo", che non dimentichi le componenti più deboli della popolazione. Il partito nazionalista indù Bjp a quell'epoca fu cacciato all'opposizione, punito dagli elettori anche per il suo slogan trionfalista "Shining India" (India brillante), che esaltava i benefici del boom economico senza tener conto che essi erano stati ripartiti in maniera diseguale. Ora si avvicinano nuove scadenze elettorali. Ci saranno scrutini in diversi Stati quest' anno (l'India è una Repubblica federale), poi il rinnovo del Parlamento centrale di New Delhi entro il maggio 2009. Perciò molti osservatori hanno accusato la finanziaria di essere una manovra di spesa populista ed elettoralista. Il deficit pubblico è destinato a salire: è del 2,5% del Pil per quanto riguarda il bilancio federale, ma arriva al 7% del Pii se si include l'indebitamento dei singoli Stati. Il governo Singh ha margini ristretti di manovra, in una fase in cui l'inflazione è in forte aumento e la banca centrale ha dovuto rialzare più volte i tassi, provocando una rivalutazione della rupia che penalizza le esportazioni. Per reperire nuove entrate Chidambaramha alzato l'aliquota del prelievo sulle plusvalenze finanziarie dal 10 al 15%, un inasprimento che non è stato gradito alla Borsa di Bombay. Gli industriali da parte loro lamentano che la legge di bilancio non stanzi più risorse per la modernizzazione delle infrastrutture (autostrade, porti, aeroporti, rete elettrica), un settore dove l'India ha accumulato seri ritardi rispetto alla Cina.
Tuttavia, anche se l'ispirazione elettoralista è evidente, la Finanziaria ha una logica economica. Aumenta il potere d'acquisto delle classi meno abbienti, che probabilmente lo spenderanno tutto in consumi, e questo dovrebbe sostenere la domanda proprio mentre rallenta la crescita mondiale. Quello che l'India perderà sul fronte delle esportazioni a causa della recessione Usa, potrebbe recuperarlo dai consumi interni. Il governo Singh stima che la crescita quest'anno dovrebbe rallentare, ma attestandosi comunque sul +8,7% del Pil, cioè solo un punto in meno dell'anno scorso. Anche la scelta di ripianare direttamente i debiti dei contadini più poveri sembra adeguata. «E' meglio aiutarli cosi ha dichiarato Rana Kapoor, amministratore delegato della Yes Bank anziché ricorrere a sussidi che rischiano di non arrivare mai nelle mani dei contadini». L'India soffre notoriamente di un alto livello di corruzione nella burocrazia pubblica, e spesso gli stanziamenti che partono da New Delhi si perdono per strada nelle mani di funzionari rapaci. L'agricoltura in questa fase ha bisogno di un'attenzione particolare, perché è al centro di un "ciclone" mondiale con il forte rincaro dei prezzi delle materie prime alimentari. Il boom dei consumi asiatici ha sconvolto tutti gli equilibri tra domanda e offerta. L'India ha dovuto imporre il blocco alle esportazioni del suo riso i cui prezzi sono balzati al rialzo del 40% l'anno scorso per garantire l'autosufficienza negli approvvigionamenti alimentari.
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