La Repubblica 1.3.08
Ecco l’America dei carcerati, Un americano su cento è in prigione
di Vittorio Zucconi
Un cittadino su cento vive dietro le sbarre Superati Cina, Russia, Iran e India
Il record degli Usa "paese dei liberi" con più carcerati
In prigione si finisce per reati gravi ma anche per piccole infrazioni ripetute
L´economia in crisi non ce la fa più a sopportare il peso del sistema carcerario
Un americano su cento è in prigione. Una cifra record, che fa degli Stati Uniti il paese che fa più ricorso alla carcerazione: 2,3 milioni di detenuti su 230 milioni di abitanti adulti, più che in stati come Cina, Russia, India e Iran. Ma non tutti i cittadini degli States hanno le stesse probabilità di finire dietro le sbarre: vive infatti in stato di detenzione un giovane nero su nove. Un sistema che fa discutere, visto che in alcuni stati spendono più per le carceri che per l´istruzione.
C´è una città sommersa, un´Atlantide di uomini numero, che cresce più di tutte le altre in America ed è ormai la quarta per popolazione, subito dietro New York, Los Angeles e Chicago. Non cercatela sulla carta, perché non ha nome. Non ha case, ma celle, non ha sindaci, ma guardiani. È la città dei carcerati, che con 2 milioni e 259mila involontari residenti in questo 2008 ha dato agli Stati Uniti il record mondiale della popolazione in gabbia, più di Cina, Russia, India, Iran, in numero assoluto e in rapporto alla popolazione.
Nella terra dei «coraggiosi e dei liberi», come canta l´inno nazionale, c´è un «non libero» ogni cento abitanti adulti (250 milioni fra i 18 e il 70 anni) e uno ogni dieci, se il «coraggioso» ha la sfortuna di avere la carnagione di Barack Obama. Partoriti dal panico giustizialista e repressivo che aveva travolto la nazione negli anni ‘80 della grande ondata di crimine e che si era tradotta in leggi draconiane negli anni ‘90 al grido di sbatteteli tutti dentro, la città è cresciuta come un cancro fuori controllo, si è metastizzata in 38 «supercarceri» in ogni stato, dal Massachusetts all´Arizona, e in migliaia di istituti di pena locali, di contea e federali, dove sono affastellati insieme gente come Ramzi Yusef, il terrorista che tentò per primo di demolire le Torri Gemelle nel 1993 e come Kevin Weber, condannato nel 1995 a 26 anni per avere rubato biscotti in un McDonald´s, ma erano biscotti al cioccolato.
La spesa per il sistema carcerario, cresce molto più in fretta della spesa per l´istruzione pubblica. Costa settanta miliardi di dollari, un tesorone, 26mila dollari per ogni carcerato all´anno, e mentre nuove costruzioni sono lanciate ovunque, scatta l´implacabile paradosso delle autostrade: più se ne fanno e più sono piene. In California, lo stato dove per primo scattò il panico da sicurezza pubblica, il «California Penal System» accoglie 180mila detenuti in carceri costruite per ingabbiarne 80mila. Lo stato, perennemente in crisi fiscale, non ha più fondi per costruirne altre e i giudici sono costretti a migliaia di micro «indulti» individuali, scarcerando «su parola» detenuti che rientreranno per il 70% entro un anno. Il carcere diviene un´immensa porta girevole.
Mentre la nazione sta entrando in una massiccia crisi finanziaria e di liquidità, che proprio stati, contee (province) e comuni pagano per primi non riuscendo a collocare obbligazioni, quella città in salopette arancione, la più portata fra le «mise» dei carcerati, le zavorra come una palla di ferro al piede. Ma il sistema giudiziario è ammanettato alle leggi dei «tre colpi e sei fuori dalla società», come furono chiamate negli anni ‘90 usando una metafora del baseball. Alla terza condanna, il tribunale è obbligato, in 28 stati, a irrogare il massimo della pena, anche se i tre reati commessi non sono gli stessi nè di uguale gravità. Si spiegano così i casi celebri e grotteschi del condannato a 26 perchè sorpreso a rubare «chocolate chip cookies», biscotti al cioccolato, in un fast food, che aveva due precedenti per spaccio e rapina. I 25 anni a Gary Ewing, che come «terzo colpo» aveva rubato una sacca di mazze da golf in un country club. I sei anni a Dewayne Williams, che aveva portato via una ripugnante pizza al salame piccante a un gruppo di ragazzini, ma era recidivo per furti in un supermercato.
Ma è soprattutto il panico da «guerra alla droga», quella guerra che la droga sta facilmente vincendo come dimostra la continua caduta dei prezzi di strada, quello che ha imbottito le carcere americane. Fra tutti i reati violenti e non violenti che da quindici anni sono i diminuzione negli Stati Uniti, sia laddove si applica la legge dei «tre colpi» sia dove il giudice mantiene la discrezionalità della pena dunque smentendo il rapporti di cause ed effetto fra le severità e la sicurezza, sono il possesso e lo spaccio di sostanza «controllate», gli ingranaggi che divorano milioni di cittadini e soprattutto di giovani di colore. Su due che entrano nella «porta girevole» delle carceri, uno ci va per reati di «droga», decuplicati in vent´anni. Persino in California, i giudici hanno ottenuto di poter tramutare la detenzione in riabilitazione, per non far esplodere gli istituti di pena (dove, tra le altre piacevolezze, il 37% dei detenuti maschi e il 42% delle femmine denuncia varie forme di violenza o di molestie sessuali gravi).
Per l´aumento della popolazione generale, che fra nascite e immigrazione vede crescere gli abitanti di circa 20 milioni all´anno dal 1980, il popolo del continente invisibile è destinato ad aumentare ancora, perchè l´età media della popolazione diminuisce e sono i giovani coloro che commettono più crimini. La prospettiva di una nuova, lunga recessione, dopo quasi 20 anni di crescita quasi ininterrotta sotto Clinton e Bush il Giovane promette di popolare ancora più l´Atlantide dietro le sbarre.
Nessun´altra nazione importante nel mondo può avvicinare il record americano di 750 detenuti ogni 100 mila persone (neonati e moribondi inclusi), non il Sudafrica, con 341 per 100 mila, l´Iran, con 222, la deprecata Cina, con 119.
Persino la Russia del neo zar Putin, che non gode nel mondo di grande stima garantista, ha 890mila carcerati, un terzo degli Stati Uniti con circa metà degli abitanti. Si calcola che nel 1776, quando le 13 colonie originarie proclamarono la loro Indipendenza dalla corona Britannica, vivessero sulle coste dell´Atlantico, 2 milioni e mezzo di coloni. Oggi sarebbero tutti in galera.
Ecco l’America dei carcerati, Un americano su cento è in prigione
di Vittorio Zucconi
Un cittadino su cento vive dietro le sbarre Superati Cina, Russia, Iran e India
Il record degli Usa "paese dei liberi" con più carcerati
In prigione si finisce per reati gravi ma anche per piccole infrazioni ripetute
L´economia in crisi non ce la fa più a sopportare il peso del sistema carcerario
Un americano su cento è in prigione. Una cifra record, che fa degli Stati Uniti il paese che fa più ricorso alla carcerazione: 2,3 milioni di detenuti su 230 milioni di abitanti adulti, più che in stati come Cina, Russia, India e Iran. Ma non tutti i cittadini degli States hanno le stesse probabilità di finire dietro le sbarre: vive infatti in stato di detenzione un giovane nero su nove. Un sistema che fa discutere, visto che in alcuni stati spendono più per le carceri che per l´istruzione.
C´è una città sommersa, un´Atlantide di uomini numero, che cresce più di tutte le altre in America ed è ormai la quarta per popolazione, subito dietro New York, Los Angeles e Chicago. Non cercatela sulla carta, perché non ha nome. Non ha case, ma celle, non ha sindaci, ma guardiani. È la città dei carcerati, che con 2 milioni e 259mila involontari residenti in questo 2008 ha dato agli Stati Uniti il record mondiale della popolazione in gabbia, più di Cina, Russia, India, Iran, in numero assoluto e in rapporto alla popolazione.
Nella terra dei «coraggiosi e dei liberi», come canta l´inno nazionale, c´è un «non libero» ogni cento abitanti adulti (250 milioni fra i 18 e il 70 anni) e uno ogni dieci, se il «coraggioso» ha la sfortuna di avere la carnagione di Barack Obama. Partoriti dal panico giustizialista e repressivo che aveva travolto la nazione negli anni ‘80 della grande ondata di crimine e che si era tradotta in leggi draconiane negli anni ‘90 al grido di sbatteteli tutti dentro, la città è cresciuta come un cancro fuori controllo, si è metastizzata in 38 «supercarceri» in ogni stato, dal Massachusetts all´Arizona, e in migliaia di istituti di pena locali, di contea e federali, dove sono affastellati insieme gente come Ramzi Yusef, il terrorista che tentò per primo di demolire le Torri Gemelle nel 1993 e come Kevin Weber, condannato nel 1995 a 26 anni per avere rubato biscotti in un McDonald´s, ma erano biscotti al cioccolato.
La spesa per il sistema carcerario, cresce molto più in fretta della spesa per l´istruzione pubblica. Costa settanta miliardi di dollari, un tesorone, 26mila dollari per ogni carcerato all´anno, e mentre nuove costruzioni sono lanciate ovunque, scatta l´implacabile paradosso delle autostrade: più se ne fanno e più sono piene. In California, lo stato dove per primo scattò il panico da sicurezza pubblica, il «California Penal System» accoglie 180mila detenuti in carceri costruite per ingabbiarne 80mila. Lo stato, perennemente in crisi fiscale, non ha più fondi per costruirne altre e i giudici sono costretti a migliaia di micro «indulti» individuali, scarcerando «su parola» detenuti che rientreranno per il 70% entro un anno. Il carcere diviene un´immensa porta girevole.
Mentre la nazione sta entrando in una massiccia crisi finanziaria e di liquidità, che proprio stati, contee (province) e comuni pagano per primi non riuscendo a collocare obbligazioni, quella città in salopette arancione, la più portata fra le «mise» dei carcerati, le zavorra come una palla di ferro al piede. Ma il sistema giudiziario è ammanettato alle leggi dei «tre colpi e sei fuori dalla società», come furono chiamate negli anni ‘90 usando una metafora del baseball. Alla terza condanna, il tribunale è obbligato, in 28 stati, a irrogare il massimo della pena, anche se i tre reati commessi non sono gli stessi nè di uguale gravità. Si spiegano così i casi celebri e grotteschi del condannato a 26 perchè sorpreso a rubare «chocolate chip cookies», biscotti al cioccolato, in un fast food, che aveva due precedenti per spaccio e rapina. I 25 anni a Gary Ewing, che come «terzo colpo» aveva rubato una sacca di mazze da golf in un country club. I sei anni a Dewayne Williams, che aveva portato via una ripugnante pizza al salame piccante a un gruppo di ragazzini, ma era recidivo per furti in un supermercato.
Ma è soprattutto il panico da «guerra alla droga», quella guerra che la droga sta facilmente vincendo come dimostra la continua caduta dei prezzi di strada, quello che ha imbottito le carcere americane. Fra tutti i reati violenti e non violenti che da quindici anni sono i diminuzione negli Stati Uniti, sia laddove si applica la legge dei «tre colpi» sia dove il giudice mantiene la discrezionalità della pena dunque smentendo il rapporti di cause ed effetto fra le severità e la sicurezza, sono il possesso e lo spaccio di sostanza «controllate», gli ingranaggi che divorano milioni di cittadini e soprattutto di giovani di colore. Su due che entrano nella «porta girevole» delle carceri, uno ci va per reati di «droga», decuplicati in vent´anni. Persino in California, i giudici hanno ottenuto di poter tramutare la detenzione in riabilitazione, per non far esplodere gli istituti di pena (dove, tra le altre piacevolezze, il 37% dei detenuti maschi e il 42% delle femmine denuncia varie forme di violenza o di molestie sessuali gravi).
Per l´aumento della popolazione generale, che fra nascite e immigrazione vede crescere gli abitanti di circa 20 milioni all´anno dal 1980, il popolo del continente invisibile è destinato ad aumentare ancora, perchè l´età media della popolazione diminuisce e sono i giovani coloro che commettono più crimini. La prospettiva di una nuova, lunga recessione, dopo quasi 20 anni di crescita quasi ininterrotta sotto Clinton e Bush il Giovane promette di popolare ancora più l´Atlantide dietro le sbarre.
Nessun´altra nazione importante nel mondo può avvicinare il record americano di 750 detenuti ogni 100 mila persone (neonati e moribondi inclusi), non il Sudafrica, con 341 per 100 mila, l´Iran, con 222, la deprecata Cina, con 119.
Persino la Russia del neo zar Putin, che non gode nel mondo di grande stima garantista, ha 890mila carcerati, un terzo degli Stati Uniti con circa metà degli abitanti. Si calcola che nel 1776, quando le 13 colonie originarie proclamarono la loro Indipendenza dalla corona Britannica, vivessero sulle coste dell´Atlantico, 2 milioni e mezzo di coloni. Oggi sarebbero tutti in galera.
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