lunedì 18 febbraio 2008

CELIACHIA, RECORD ITALIANO

Corriere della Sera 9 gen. ’08

CELIACHIA, RECORD ITALIANO

Più malati, ora sono mezzo milione Allo studio vaccino e pillola-tampone
Chi non ha presente l' immagine di un bambino malnutrito, la pancia globosa, le
costole sporgenti, gambe e braccia sottilissime. Stessa immagine di chi convive
con l' anoressia. E pensare che c' è una patologia in aumento in Italia e che
offre le stesse immagini, con la differenza che chi ne soffre mangia. È l'
intolleranza al glutine (complesso proteico presente nei derivati di grano,
segale e orzo), meglio nota come celiachia. La predisposizione è genetica, ma
non è una malattia genetica. Dieci, trenta per cento di possibilità di avere un
figlio celiaco quando uno dei genitori è ammalato. La cura esiste: è la dieta.
Ma soltanto un intollerante su sette sa di esserlo: anche perché l' espressione
della malattia può avere più sfumature, da totale intolleranza a parziale. «Se
oggi in Italia vivono 500 mila celiaci - spiega Maria Teresa Bardella,
gastroenterologa, responsabile del Centro per la prevenzione e la diagnosi della
malattia celiaca della Fondazione Policlinico di Milano - soltanto 70 mila sanno
di esserlo». Tra questi molti nomi noti, che vivono controllando i cibi che
comprano e frequentano ristoranti e pizzerie accessibili per loro. Qualche
esempio: l' avvocato Giulia Bongiorno, il conduttore Daniele Bossari, l' attrice
Claudia Koll, la conduttrice e attrice Gaia De Laurentis madre di un bimbo
celiaco. Importante sapere che volti noti siano intolleranti al glutine, perché
il vero risvolto negativo per un giovane celiaco è avere limitazioni che gli
altri non hanno. La merendina a scuola, la pizza con la classe, perfino il
panino con il salame (il glutine è spesso usato nei salumi come addensante)
vietato può far sentire diverso. La gioia di una mamma dopo l' aver scoperto che
Bossari è «uguale» a suo figlio: «Mentre era in onda Furore l' ho indicato a
Giovanni, che ha due anni e mezzo: "Guarda anche lui non può mangiare il pane
come te" e lui lo ha subito detto al padre qualche giorno dopo. Ho avvertito
che, così, non si sentiva più "strano"». È nel 1964 che si scopre nel glutine la
causa di tante malnutrizioni o morti nei primi anni di vita (difficile
sopravvivere senza assimilare e colpiti continuamente da gastroenteriti,
considerando poi che soprattutto per i poveri italiani pane, pasta e pizza sono
sempre stati l' unica dieta). Un paradosso nel Paese delle tre P cardine dell'
alimentazione scoprire che siamo anche i più intolleranti al mondo, e in
continua crescita, al glutine. I numeri aiutano a capire: un malato ogni 2-3
mila negli Anni 80, uno ogni mille negli Anni 90, uno ogni 150 oggi. Escalation
continua. Mentre la ricerca medico-scientifica è stata per anni asfittica fino a
quando non sono entrati in campo gli Stati Uniti. Dagli Anni 90, anche loro
hanno scoperto la celiachia e subito è partita la macchina scientifica.
Risultato: è in sperimentazione un vaccino (prevenzione) e una pillola tampone
che annulla gli effetti deleteri della reazione delle cellule intestinali al
transito del glutine. Una spiegazione è d' obbligo: quando nell' intestino di un
intollerante arrivano le molecole del glutine la reazione di difesa che ne
consegue, oltre a un' infiammazione che porta a coliti o a enteriti, è quella di
un appiattimento totale o semitotale delle cellule (villi) deputate ad assorbire
i principi nutritivi del cibo. In conclusione, il celiaco mangia e non assorbe.
Spiega Silvio Danese, ricercatore della gastroenterologia dell' Humanitas di
Rozzano: «L' ingestione di tutti gli alimenti che contengono glutine, come pane,
pasta ecc., porta alla produzione di una serie di auto-anticorpi, come gli anti-
tranglutaminasi e gli anti-endomisio, che "aggrediscono" la mucosa del piccolo
intestino (cioè il tenue), determinando una reazione infiammatoria a livello dei
villi, le strutture implicate nell' assorbimento dei cibi digeriti. L' atrofia
villare porta clinicamente a una sindrome che si chiama malassorbimento».
Predisposizione genetica come concausa, un' enterite virale nei primi mesi di
vita forse la causa (quella più accreditata) o comunque le nostre stesse
molecole che per difesa danno vita a un' infiammazione. Il Gaslini di Genova, l'
università di Verona (che peraltro sta studiando anche il ruolo protettore dei
probiotici della Yakult) lavorano sul vaccino dopo aver individuato la causa
virale (Rotavirus). Sul meccanismo di difesa dell' intestino che contrasta l'
azione infiammatoria autoimmune determinata dal glutine stanno invece lavorando
Telethon del San Raffaele di Milano, l' ospedale Moscati di Avellino e la
Pediatria del Federico II di Napoli. Ricerche che fanno capo all' Istituto di
Scienze dell' alimentazione del Cnr. L' interleuchina-10 potrebbe essere la
soluzione. Tra qualche anno si saprà. Sempre interleuchina, ma 12, protegge
dalle allergie secondo i ricercatori dell' Istituto di Norwich (Gran Bretagna),
e quindi, perché no, anche dalle intolleranze. All' università di Padova,
invece, sono in corso osservazioni sul ruolo di una chitinasi scoperta nel 2001.
Insomma, si lavora. Nel frattempo, unica cura la dieta. E la diagnosi: al
momento delle continue corse in bagno, della magrezza ingiustificata, di una
stanchezza anormale in un giovane, è il pediatra che deve dirigere verso la
giusta diagnosi. Come si fa? Una biopsia in gastroscopia. E' la vera certezza.
Insieme a un test del sangue in ospedale. C' è anche un test da fare a casa: su
una goccia di sangue, risultato in 5 minuti. Se è positivo, però, meglio
effettuare indagini più approfondite. A proposito di test: quali i sintomi?
«Diarrea, mal di pancia, stanchezza, perdita di peso, anemia, dolori alle ossa e
dermatiti», sintetizza Maria Teresa Bardella. Tutto scompare rinunciando a pane,
pasta, merendine e croissant. Anzi, oggi, senza rinunciare a nulla perché ormai
esiste una vera e propria industria alimentare che lavora senza glutine. Ma non
ci sono carenze vitaminiche? «Assolutamente no - risponde la Bardella -
praticamente le proteine del glutine non servono a nulla».
Pappagallo Mario

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