martedì 19 febbraio 2008

FREEMAN DYSON; I MIEI PENSIERI ERETICI SUL CLIMA

Tst 16 Gen ‘08

FREEMAN DYSON; I MIEI PENSIERI ERETICI SUL CLIMA

I dogmi del riscaldamento globale devono essere sfidati: perché non contemplare
l’ipotesi che l’anidride carbonica ci sia utile?
Per prima cosa devo ammettere che, come scienziato, non ho fiducia nelle
previsioni. La scienza è l'imprevedibilità organizzata: nei loro esperimenti,
gli scienziati non fanno altro che mettere le cose insieme in modo che siano il
più prevedibili possibile, e procedono per vedere cosa succede veramente. Si
potrebbe arrivare a dire che, se qualcosa è prevedibile, allora non è scienza.
Dunque, nel fare le mie previsioni, non parlerò come scienziato ma come
narratore: le mie previsioni saranno fantascienza. Più che scienza.
È noto che i racconti fantascientifici non sono accurati: il loro - scopo. non è
descrivere ciò che accadrà, ma immaginare cosa potrebbe accadere. Il mio scopo è
raccontare storie che possano sfidare i dogmi che oggi sono dominanti: domi che
potrebbero risultare corretti, ma che hanno bisogno di essere sfidati. Sono
orgoglioso di essere un eretico.
Il trambusto che circonda il riscaldamento globale, è esagerato. Mi oppongo alla
fratellanza degli esperti dei modelli climatici e alle folle che hanno illuso
con i loro numeri. Certo, come fanno notare, non ho una laurea in meteorologi e
a quindi non avrei le qualifiche per parlare. Ma ho studiato i modelli
climcatici e so cosa possono fare.
I modelli risolvono le equazioni della fluidodinamica e descrivono bene i moti
fluidi dell'atmosfera e degli oceani. Descrivono piuttosto male le nuvole, la
chimica e la biologia dei campi, delle fattorie e delle foreste. Non riescono a
descrivere il mondo reale in cui viviamo, che è fatto di fango e disordine,
pieno di cose che non comprendiamo ancora. È molto più semplice, per un
ricercatore, restare in ufficio a far girare i modelli sul computer che non
indossare indumenti pesanti per misurare cosa sta davvero succedendo nelle
paludi e tra le nuvole. Non c'è dubbio che alcune parti del mondo si stiano
scaldando e non sto assolutamente dicendo che il riscaldamento non causi
problemi: è ovvio che lo fa. Ma è altrettanto ovvio che dovremmo cercare di
capirne di più. Quel che sto dicendo è che questi problemi sono grossolanamente
esagerati: privano di attenzioni e di denaro altri problemi più urgenti, come la
povertà e le malattie, l'istruzione e la sanità pubbliche e la conservazione
delle creature viventi, per non dire del problema più grave di tutti: quello
della guerra.
Il riscaldamento globale è un problema interessante, sebbene la sua importanza
sia eccessivamente amplificata. Per capire come si muove il carbonio attraverso
l'atmosfera e la biosfera occorre misurare una gran quantità di variabili. Non
voglio confondervi e vi chiederò di ricordare un solo numero: un terzo di
millimetro all'anno.
Metà della terraferma sostiene una vegetazione di qualche tipo. Ogni anno
assorbe e converte in biomassa una certa frazione dell'anidride carbonica che
emettiamo nell'atmosfera. Non sappiamo quanto sia grande la frazione che
assorbe, perché non abbiamo misurato l'incremento o il decremento di biomassa.
Il numero che vi ho chiesto di ricordare è l'aumento di spessore della biomassa
che si avrebbe mediamente, su oltre metà della terra ferma presente sul pianeta,
se venisse assorbito tutto il carbonio che stiamo emettendo bruciando carburanti
fossili: solo un terzo di millimetro all' anno. II punto cruciale è il tasso di
scambio molto favorevole che sussiste tra carbonio nell'atmosfera e carbonio nel
terreno. Per bloccare l'aumento di carbonio nell'atmosfera, è sufficiente che
facciamo crescere la biomassa nel terreno di un terzo di millimetro l'anno.
Deduco che il problema dell'anidride carbonica nell' atmosfera va visto in
termini di gestione del terreno, non di meteorologia. Nessun modello
computerizzato dell'atmosfera o dell'oceano può sperare di predire come dovremmo
gestire la Terra.
Ecco un altro pensiero eretico. Invece di calcolare una media mondiale di
crescita della biomassa, sarebbe meglio mantenerci su scala locale. Considerate
uno dei possibili scenari futuri: la Cina continua a sviluppare la propria
economia, basandola sul carbone, e gli Usa decidono di assorbire l'anidride
carbonica che ne risulta aumentando la biomassa dei loro suoli. A differenza
delle piante e degli alberi, non c'è limite alla quantità di biomassa che si può
immagazzinare.
Circa un decimo di tutta l'anidride carbonica viene convertita in biomassa ogni
estate e restituita all'atmosfera ogni autunno: è per questo che gli effetti dei
combustibili fossili non si possono separare dagli effetti della crescita e
della decomposizione delle piante. Ci sono, in particolare, cinque serbatoi di
carbone che sono accessibili biologicamente nel breve periodo, senza contare le
rocce ricche di carbonati e le profondità degli oceani. Sono l'atmosfera, le
piante sulla terraferma, il suolo su cui crescono le piante, lo strato
superficiale dell' oceano dove crescono le piante marine e le riserve di
combustibili fossili.
L'atmosfera è il serbatoio più piccolo, mentre i combustibili fossili sono il
maggiore, ma tutti e cinque sono abbastanza simili. Tra loro c'è una fitta
interazione e per capirne uno è necessario capirli tutti.
Non sappiamo se una gestione intelligente del terreno potrebbe far aumentare il
serbatoio del suolo di quattro miliardi di tonnellate di carbonio l'anno - la
quantità necessaria a fermare l'aumento di anidride carbonica nell'atmosfera.
L'unica cosa che possiamo affermare con certezza è che si tratta di un'ipotesi
teorica possibile, che dovrebbe essere considerata seriamente.
La mia terza eresia riguarda un mistero che mi ha sempre affascinato. In molti
punti del deserto del Sahara si trovano graffiti rupestri che rappresentano
persone e branchi di animali: si tratta di tracce numerose e di qualità
artistica sorprendente e furono probabilmente dipinte nell'arco di qualche
migliaio di anni. Le ultime tradiscono l'influenza degli Egizi e sembrano essere
contemporanee delle prime forme di arte tombale di questo popolo. I migliori
graffiti dei branchi risalgono a circa 6 mila anni fa e ci sono prove
schiaccianti che a quell'epoca il Sahara fosse umido: c'era abbastanza pioggia
da consentire a vacche e giraffe di pascolare tra erba e alberi e c'erano
ippopotami ed elefanti. Il Sahara di ieri dev'essere stato simile al Serengeti
di oggi.
Sempre 6 mila anni fa c'erano foreste decidue nel Nord Europa dove oggi si
trovano solo conifere, a dimostrazione del fatto che il clima di queste zone
settentrionali era più mite. C'erano alberi anche nelle valli svizzere che oggi
ospitano famosi ghiacciai e i ghiacciai che adesso si stanno ritirando erano
molto più piccoli. Seimila anni fa sembra essersi verificato il periodo più
caldo e umido dell'era interglaciale, iniziata 12 mila anni fa con la fine
dell'ultima era glaciale. Ora avrei due domande da porvi.
Primo: se permettessimo all'anidride carbonica nell'atmosfera di aumentare
ancora, arriveremmo ad avere un clima simile a quello di 6 mila anni fa, quando
il Sahara era umido? Secondo: se potessimo scegliere tra il clima di oggi con il
Sahara arido o quello di 6 mila anni fa con il Sahara umido, preferiremmo la
situazione odierna?
La mia terza eresia risponde «si» alla prima domanda e «no» alla seconda. Il
clima caldo di 6 mila anni fa sarebbe preferibile e l'aumento dell'anidride
carbonica potrebbe aiutarci a ricrearlo. Non dico che questa eresia sia vera, ma
so lo che non ci farebbe male pensarci. La biosfera è la cosa più complicata con
cui l'uomo abbia a che fare. L'ecologia planetaria è ancora una scienza giovane
e poco sviluppata: non mi stupisce che esperti onesti e bene informati non si
trovino d'accordo sui fatti.
Ma al di là del disaccordo sui fatti c'è un disaccordo più profondo ed è sui
valori. Si può descrivere in modo iper semplificato come disaccordo tra
naturalisti e umanisti. I primi credono che la natura abbia sempre ragione: per
loro il valore più alto è il rispetto dell' ordine delle cose e qualsiasi goffa
interferenza degli uomini nell'ambiente naturale è un male. È un male bruciare i
combustibili fossili e sarebbe un male anche trasformare il deserto - che sia il
Sahara o un oceano - in un ecosistema dove le giraffe o i tonni prosperano. La
natura ha sempre ragione e qualsiasi cosa facciamo per migliorarla non porterà
che guai: questa etica naturalista è la forza propulsiva del Protocollo di
Kyoto.
L'etica umanista parte invece dall'idea che gli uomini sono una parte essenziale
della natura. È grazie alle nostre menti che la biosfera ha acquisito la
capacità di guidare la propria evoluzione e ora comandiamo noi. Noi umani
abbiamo il diritto e il dovere di ricostruire la natura in modo che la nostra
specie e la biosfera possano sopravvivere e prosperare. Secondo gli umanisti, il
valore più alto è la coesistenza armoniosa tra esseri umani e natura, mentre i
mali più grandi sono la povertà, la disoccupazione, la malattia e la fame,
perché sono condizioni che limitano le opportunità e la libertà delle persone.
L'etica umanista accetta l'aumento di anidride carbonica come un piccolo prezzo
da pagare per lo sviluppo e l'industrializzazione globale, se questi possono
alleviare le miserie di cui soffre metà dell'umanità. L'etica umanista accetta
la responsabilità di guidare l'evoluzione del pianeta. E' per questo che sono un
umanista.

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