martedì 26 febbraio 2008

Se il Prozac non serve a nulla

La Repubblica 27.2.08
Se il Prozac non serve a nulla
di Enrico Franceschini

Addio Prozac & C. Gli scienziati: "Farmaci inutili"
La ricerca di una università inglese: "Per guarire dalla depressione non c´è bisogno di ricorrere a trattamenti chimici"

Londra. Il prozac non servirebbe a niente, avendo lo stesso effetto di un placebo, ossia di una pillolina che contiene soltanto zucchero: questo afferma un ampio studio condotto in Gran Bretagna da ricercatori dell´università di Hull. Nel Regno Unito la notizia ha avuto l´effetto di una bomba, finendo in prima pagina su tre dei più importanti quotidiani, il Guardian, il Times e l´Independent. "Il Prozac", titola uno prendendo ad esempio uno dei più noti farmaci antidepressivi, "usato da 40 milioni di persone, non funziona".

Sono soprannominate "le pillole della felicità", o perlomeno un antidoto contro l´infelicità: i medicinali prescritti da medici di tutto il mondo a decine di milioni di pazienti che soffrono di depressione. Eppure non servono a niente, avendo lo stesso effetto di un placebo, ossia di una pillolina che contiene soltanto zucchero: questo afferma un ampio studio condotto in Gran Bretagna da ricercatori dell´università di Hull. Nel Regno Unito la notizia ha avuto l´effetto di una bomba, finendo in prima pagina su tre dei più importanti quotidiani, il Guardian, il Times e l´Independent. "Il Prozac", titola uno prendendo ad esempio uno dei più noti farmaci antidepressivi, "usato da 40 milioni di persone, non funziona". Ma le aziende farmaceutiche che dalla vendita di questi prodotti hanno guadagnato miliardi di euro (l´introduzione del Prozac negli Usa risale al 1988), contestano i risultati del rapporto, difendendo il valore curativo dei loro medicinali.
«La differenza tra il miglioramento dei pazienti che prendono un placebo e quelli che assumono antidepressivi non è significativa», afferma nel rapporto il professor Irving Kirsch, direttore del dipartimento di psicologia della Hull University. «Ciò significa che le persone che soffrono di depressione possono migliorare senza bisogno di ricorrere a trattamenti chimici». Kirsch appartiene a un gruppo di specialisti che hanno osservato i risultati di 47 studi in materia, sia noti che inediti, compiuti da studiosi americani e britannici sugli effetti degli inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina (Isrs), ovvero sugli effetti dei farmaci più diffusi contro la depressione: la fluoxetina (Prozac), la venlafaxina (Efexor) e la paroxetina (Seroxat). I risultati dell´indagine, pubblicati dalla rivista PloS Medicine, parlano chiaro: tali farmaci non sono più efficaci dei placebo in tutti i casi leggeri di depressione e nella maggior parte dei casi gravi. Nella ristretta categoria dei casi più gravi, sembra che i pazienti sottoposti agli antidepressivi abbiano tratto benefici rispetto a chi prende il placebo, ma non tanto perché gli antidepressivi funzionano, quanto perché probabilmente l´effetto psicologico del placebo ha smesso di agire.
«Pare perciò che non vi siano forti giustificazioni a prescrivere trattamenti antidepressivi, a meno che i trattamenti alternativi non abbiano portato alcun risultato», è la conclusione del professor Kirsch. Ribatte la Eli Lilly, casa produttrice del Prozac: «Estensivi test medici e scientifici hanno dimostrato l´efficacia della fluoxetina come antidepressivo». Le fa eco un portavoce della GlaxoSmithKline, che produce lo Seroxat: «Questa analisi ha studiato solo una parte dei dati disponibili e le sue conclusioni sono in contrasto con l´esperienza clinica». Il Guardian predice tuttavia che il rapporto avrà un impatto sulla prescrizione degli antidepressivi.

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