venerdì 8 febbraio 2008

Occuparono la prefettura di Vicenza, indagati quattro militanti No Dal Molin

Il Manifesto 03.02.08
Occuparono la prefettura di Vicenza, indagati quattro militanti No Dal Molin

Tra gli indagati anche la portavoce del comitato, Cinzia Bottone. Con gli altri deve rispondere di interruzione di pubblico servizio, violazione di domicilio, danneggiamenti e resistenza a pubblico ufficiale

Vicenza - L’avviso di garanzia le è arrivato giovedì ma al di là dei reati contestati a lei e ad altre tre persone per Cinzia Bottone rappresenta un messaggio chiarissimo: “Hanno voluto avvertirci che da oggi in poi non sarà più come prima, che l’atteggiamento nei nostri confronti è cambiato. Ma se pensano di intimidirci, di condizionare la protesta contro la base, allora non hanno capito niente. I nostri programmi non cambiano”.

E’ combattiva la portavoce del comitato No dal Molin. L’occupazione della prefettura di Vicenza messa in atto il 16 gennaio scorso dal movimento che si oppone all’allargamento della base americana, ha fruttato quattro avvisi di garanzia ad altrettanti esponenti dei comitato. Due soli, però, fino a ieri sera erano stati consegnati. “A me e a un’altra persona di cui però non faccio il nome per correttezza”. Le altre persone indagate potrebbero essere due tra gli altri leader del movimento contro la base, vale a dire Olon Jackson, Francesco Pavin e Marco Palma. I reati contestati sono l’interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, violazione di domicilio, e resistenza a pubblico ufficiale, Ma anche danneggiamento, per la rottura di una vetrata che però i manifestanti negano di aver mai toccato. “Sono serena - prosegue Bottone – non mi considero una criminale per aver occupato per un’ora la sede della prefettura dove non abbiamo fatto danni e non abbiamo impedito nulla ad alcuno.”

E’ da più di un anno e mezzo che il comitato No Dal Molin si batte contro l’allargamento della base situata all’interno dell’aeroporto ma, nonostante qualche scontato momento di tensione, nessuna delle azioni compiute fino a oggi avevano provocato un’azione da parte della procura. Fino alla decisione presa il 16 gennaio scorso di occupare la prefettura cittadina.

La scelta della data non è stata casuale. Esattamente un anno prima l’ex presidente del consiglio Romano Prodi aveva infatti annunciato di non voler disattendere le richieste di Washington e di accettare quindi il progetto di allargamento della base Ederle, sede del comando della Us Army per l’Europa del Sud. Una decisione che ebbe come conseguenza quella di provocare una vera sollevazione cittadina.

Proprio per ricordare quelle ricorrenza, il 16 gennaio il comitato No dal Molin ha occupato la prefettura berica. Una trentina di attivisti del presidio permanente, alcuni dei quali con indosso delle maschere con la faccia di Prodi, si sono incatenati sulla scalinata interna. “Ma non c’è stato nessun atto di vandalismo, non c’è stata la rottura di nessuna vetrata”, spiega Bottone contestando le accuse rivolte oggi dalla procura.

Le persone denunciate in quell’occasione furono 24, ma solo a quattro di loro sarebbe stato inviato un avviso di garanzia. “Ce l’aspettavamo” prosegue la portavoce dei comitato, stupita soprattutto dalla tempestività con cui gli avvisi di garanzia sono stati notificati. “E’un segnale che si vuole trasmettere: una linea più dura nei riguardi del fonte del ‘no’. Ma hanno sbagliato. Noi proseguiremo la protesta contro la base, e presto arriveremo anche a Roma”.

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