lunedì 18 febbraio 2008

SE IL TUMORE SI DIFENDE DALLA CHEMIOTERAPIA

Le Scienze 20 Sett. ‘07

SE IL TUMORE SI DIFENDE DALLA CHEMIOTERAPIA

I risultati possono aiutare a spiegare per quale motivo l’espressione dei marker
Nanog e BMI1 sono stati associati alla resistenza alla chemioterapia e alla
radioterapia, nonché gli scarsi risultati del trattamento dei tumori della
prostata, del seno e dei polmoni
PAROLE CHIAVE
Tumori chemioterapia metastasi

I trattamenti anti-tumorali spesso sono in grado di ridurre le dimensioni della
neoplasia, ma alcuni di essi possono avere un effetto opposto, aumentando la
crescita della piccola popolazione di cellule staminali tumorali.
Di recente alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che alcune terapie non
siano in grado di eradicare i tumori perché non riescono a colpire le cellule
staminali tumorali responsabili dello sviluppo della neoplasia.
Per verificarla, Vasyl Vasko, patologo della Uniformed Services University of
the Health Sciences di Bethesda, nel Maryland, insieme con i colleghi
del Institute for Drug Development del CRTRC di San Antonio e quelli della
Johns Hopkins University, ha misurato sia i marcatori di cellule staminali sia
il volume tumorale prima e dopo un trattamento chemioterapico in topi di
laboratorio affetti da una rara forma neoplastica, il condrosarcoma
mesenchimale.

In prima battuta si è potuto constatare come l’espressione di marker di cellule
staminali denominati Nanog e BMI1 fosse notevolmente aumentata nei tumori
metastatici rispetto a quelli primari, il che suggerirebbe “che l’espressione
dei marker svolge un ruolo nello sviluppo di metastasi”, come ha spiegato Vasko.

In seguito, agli animali sono state somministrate diverse terapie, dagli
inibitori della VEGF agli inibitori dei proteasomi, verificando come alcuni
trattamenti funzionassero, portando a una drastica riduzione delle dimensioni
dei tumori. Ma, secondo la relazione presentata ad Atlanta nel corso della
Seconda conferenza internazionale sulla diagnosi molecolare nello sviluppo delle
terapie oncologiche dell’American Association for Cancer Research, le analisi
dell’espressione delle cellule staminali ha rivelato un aumento dell’espressione
dei marker Nanog e BMI1.
Tale circostanza è stata interpretata ipotizzando che i trattamenti non possano
inibire del tutto la crescita tumorale e, anzi, che il tumore si difenda dalla
chemioterapia aumentando l’espressione dei marcatori di cellule staminali. I
marker, infatti, contribuiscono a definire la capacità delle cellule staminali
di rinnovarsi e di differenziarsi in differenti linee cellulari.

“Il piccolo numero di cellule che sopravvive al trattamento può generare un
altro tumore e dare il via alla metastasi”, ha concluso Vasko. “I nostri
esperimenti possono aiutare a spiegare per quale motivo l’espressione dei marker
in questione sono stati associati alla resistenza alla chemioterapia e alla
radioterapia, nonché gli scarsi risultati del trattamento dei tumori della
prostata, del seno e dei polmoni.” (fc)

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