Chiquita scivola sul sangue colombiano
La Stampa del 20 marzo 2007, pag. 18
di Emiliano Guanella
Venticinque milioni di dollari di multa e il nome di una delle più grandi compagnie alimentari statunitensi legato ai gruppi paramilitari che da decenni insanguinano la martoriata Colombia. La magistratura federale Usa ha disposto che la Chiquita Brands, leader mondiale nel mercato delle banane, risponda legalmente per aver finanziato indirettamente, attraverso il pagamento di un pizzo mensile, gli squadroni della morte delle Auc, le Autodefensas de Colombia, potente formazione militare che si contende con i guerriglieri delle Farc il controllo di parte del territorio colombiano.
I giudici hanno provato l’esistenza di trasferimenti di denaro, per un totale di 1,7 milioni di dollari, effettuati dal 1997 al 2004 da dirigenti della filiale colombiana della società nella regione di Urabà, sul litorale caraibico. Pagamenti che infrangono le severe leggi nordamericane sul finanziamento di gruppi terroristici, irrigidite dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001. I dirigenti della multinazionale con sede a Cincinnati, nell’Ohio, hanno ammesso che fino al 2001 il pizzo veniva sborsato sotto forma di donazione alla Fondazione Convivir, organizzazione creata dal capo storico delle Auc Carlos Castaño per finanziare le attività militari del gruppo, che controlla anche parte dell’industria del narcotraffico in contrapposizione con i gruppi guerriglieri delle Farc e dell'Eln.
Dall’undici settembre 2001 le Auc vengono inserite da Washington nella lista dei gruppi terroristici, il che obbliga la Chiquita a continuare i pagamenti clandestinamente mediante intermediari ed emissari mandati direttamente a negoziare con i capi dell’organizzazione nascosti nella fitta selva colombiana. Nel 2003 la compagnia dichiara la propria responsabilità ai funzionari del Dipartimento di Giustizia Usa ma si giustifica spiegando di essere stata obbligata a pagare per proteggere l’incolumità dei propri dipendenti. L’impresa cerca di strappare dalle autorità una sorte di permesso per poter continuare a operare nella zona con la protezione delle Auc. Non potendo trovare una scappatoia legale la Casa madre decide nel 2004 di vendere la sua filiale locale Banadex e lascia definitivamente la Colombia. Il contenzioso, però, va avanti fino all’annuncio dell’accordo tra le parti col riconoscimento della somma da pagare. «La soluzione trovata - ha dichiarato il presidente di Chiquita Fernando Aguirre in un comunicato pubblicato sul sito web della compagnia - mette fine ad un dilemma che la nostra società ha dovuto affrontare durante diversi anni».
In Colombia la decisione è stata accolta positivamente dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani e dai gruppi che proteggono gli oltre due milioni di desplazados, i profughi interni causati dal conflitto armato che dura da 40 anni. Nella regione di Urabà sono centinaia le vittime legate ad attacchi dei «paras» negli ultimi anni. Ci si interroga ora sul livello di responsabilità della Chiquita. La Convivir, beneficiaria dei pagamenti sottobanco, è stata sospesa ed i suoi dirigenti sono finiti sotto inchiesta. La stampa locale ha dato particolare risalto al caso come un ulteriore elemento dell’avanzata generale del paramilitarismo. Il governo del presidente Alvaro Uribe è stato recentemente coinvolto in uno scandalo per i legami di alcuni suoi funzionari e deputati della maggioranza con gruppi paramilitari. La stessa ministra degli Esteri Maria Consuelo Araujo ha dovuto dimettersi.
Sono stati scomodati anche i libri di storia per ricostruire il passato dell’«antenata» della Chiquita, la celebre United Fruit, che nel 1928 fu protagonista di un duro conflitto salariale con i raccoglitori di banane nella regione di Magdalena. Il sei dicembre di quell’anno la polizia decise di aprire il fuoco contro 3.000 manifestanti: secondo alcuni storici il massacro della Cienaga, dal nome della località dove avvenne, morirono almeno duemila lavoratori. Ma l’influenza della United non si limitava alla sola Colombia. Nel 1954 il governo di sinistra del Guatemala fu abbattuto da un golpe militare dopo aver statalizzato parte delle piantagioni della compagnia nordamericana nell’ambito di un ambizioso programma di riforma agraria. Da lì la definizione ormai riconosciuta di «repubblica delle banane».
Un grande interrogativo riguarda oggi la destinazione finale dei 25 milioni di dollari che il Dipartimento di Giustizia incasserà dalla Chiquita. I leader comunitari dei villaggi della regione di Urabà, colpita da numerosi attacchi dei «paras» negli ultimi anni, hanno chiesto al governo colombiano di spingere su Washington affinché tale somma venga girata allo speciale Fondo di Riparazione delle vittime del Conflitto. Alvaro Uribe non si è ancora espresso sulla faccenda.
La Stampa del 20 marzo 2007, pag. 18
di Emiliano Guanella
Venticinque milioni di dollari di multa e il nome di una delle più grandi compagnie alimentari statunitensi legato ai gruppi paramilitari che da decenni insanguinano la martoriata Colombia. La magistratura federale Usa ha disposto che la Chiquita Brands, leader mondiale nel mercato delle banane, risponda legalmente per aver finanziato indirettamente, attraverso il pagamento di un pizzo mensile, gli squadroni della morte delle Auc, le Autodefensas de Colombia, potente formazione militare che si contende con i guerriglieri delle Farc il controllo di parte del territorio colombiano.
I giudici hanno provato l’esistenza di trasferimenti di denaro, per un totale di 1,7 milioni di dollari, effettuati dal 1997 al 2004 da dirigenti della filiale colombiana della società nella regione di Urabà, sul litorale caraibico. Pagamenti che infrangono le severe leggi nordamericane sul finanziamento di gruppi terroristici, irrigidite dopo l’attacco alle Torri Gemelle nel 2001. I dirigenti della multinazionale con sede a Cincinnati, nell’Ohio, hanno ammesso che fino al 2001 il pizzo veniva sborsato sotto forma di donazione alla Fondazione Convivir, organizzazione creata dal capo storico delle Auc Carlos Castaño per finanziare le attività militari del gruppo, che controlla anche parte dell’industria del narcotraffico in contrapposizione con i gruppi guerriglieri delle Farc e dell'Eln.
Dall’undici settembre 2001 le Auc vengono inserite da Washington nella lista dei gruppi terroristici, il che obbliga la Chiquita a continuare i pagamenti clandestinamente mediante intermediari ed emissari mandati direttamente a negoziare con i capi dell’organizzazione nascosti nella fitta selva colombiana. Nel 2003 la compagnia dichiara la propria responsabilità ai funzionari del Dipartimento di Giustizia Usa ma si giustifica spiegando di essere stata obbligata a pagare per proteggere l’incolumità dei propri dipendenti. L’impresa cerca di strappare dalle autorità una sorte di permesso per poter continuare a operare nella zona con la protezione delle Auc. Non potendo trovare una scappatoia legale la Casa madre decide nel 2004 di vendere la sua filiale locale Banadex e lascia definitivamente la Colombia. Il contenzioso, però, va avanti fino all’annuncio dell’accordo tra le parti col riconoscimento della somma da pagare. «La soluzione trovata - ha dichiarato il presidente di Chiquita Fernando Aguirre in un comunicato pubblicato sul sito web della compagnia - mette fine ad un dilemma che la nostra società ha dovuto affrontare durante diversi anni».
In Colombia la decisione è stata accolta positivamente dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani e dai gruppi che proteggono gli oltre due milioni di desplazados, i profughi interni causati dal conflitto armato che dura da 40 anni. Nella regione di Urabà sono centinaia le vittime legate ad attacchi dei «paras» negli ultimi anni. Ci si interroga ora sul livello di responsabilità della Chiquita. La Convivir, beneficiaria dei pagamenti sottobanco, è stata sospesa ed i suoi dirigenti sono finiti sotto inchiesta. La stampa locale ha dato particolare risalto al caso come un ulteriore elemento dell’avanzata generale del paramilitarismo. Il governo del presidente Alvaro Uribe è stato recentemente coinvolto in uno scandalo per i legami di alcuni suoi funzionari e deputati della maggioranza con gruppi paramilitari. La stessa ministra degli Esteri Maria Consuelo Araujo ha dovuto dimettersi.
Sono stati scomodati anche i libri di storia per ricostruire il passato dell’«antenata» della Chiquita, la celebre United Fruit, che nel 1928 fu protagonista di un duro conflitto salariale con i raccoglitori di banane nella regione di Magdalena. Il sei dicembre di quell’anno la polizia decise di aprire il fuoco contro 3.000 manifestanti: secondo alcuni storici il massacro della Cienaga, dal nome della località dove avvenne, morirono almeno duemila lavoratori. Ma l’influenza della United non si limitava alla sola Colombia. Nel 1954 il governo di sinistra del Guatemala fu abbattuto da un golpe militare dopo aver statalizzato parte delle piantagioni della compagnia nordamericana nell’ambito di un ambizioso programma di riforma agraria. Da lì la definizione ormai riconosciuta di «repubblica delle banane».
Un grande interrogativo riguarda oggi la destinazione finale dei 25 milioni di dollari che il Dipartimento di Giustizia incasserà dalla Chiquita. I leader comunitari dei villaggi della regione di Urabà, colpita da numerosi attacchi dei «paras» negli ultimi anni, hanno chiesto al governo colombiano di spingere su Washington affinché tale somma venga girata allo speciale Fondo di Riparazione delle vittime del Conflitto. Alvaro Uribe non si è ancora espresso sulla faccenda.
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