Nel 2050 saremo 9,2 miliardi: un pianeta soprattutto di anziani
Corriere della Sera del 15 marzo 2007, pag. 27
di Alessandra Farkas
La Terra anno 2050: un pianeta di anziani, dove alla crescita zero dei Paesi ricchi si contrapporrà lo smisurato boom demografico delle nazioni in via di sviluppo. È il quadro che emerge dal rapporto World Population Prospects, stilato dal Dipartimento di economia e affari sociali delle Nazioni Unite, secondo cui nel 2050 saremo molti di più ma anche molto più vecchi.
Tra 43 anni la popolazione mondiale toccherà 9,2 miliardi di individui: un incremento di 2,5 miliardi (la popolazione della Terra nel 1950) rispetto agli attuali 6,7 miliardi, con una crescita più accentuata nei Paesi in via di Sviluppo e gli anziani che costituiranno la fascia sociale emergente. Il numero delle persone over-60 potrebbe quasi triplicare, raggiungendo i due miliardi entro il 2050: quasi un quarto della popolazione globale.
«L'aumento della popolazione ultrasessantenne è dovuto all'unione di due fattori—spiega il rapporto —: l'allungarsi della vita e il calo delle nascite». La maggior parte delle nascite sarà concentrata nelle nazioni più povere, dove si prevede una crescita dai 5,4 miliardi attuali ai 7,9 miliardi nel 2050.
Nei Paesi più sviluppati la popolazione continuerà invece a non avere un numero di bambini sufficientemente alto da raggiungere quello dei decessi. In queste regioni la popolazione resterà invariata fra il 2007 e il 2050, cioè intorno agli attuali 1,2 miliardi. E, anzi, mette in guardia il rapporto, potrebbe persino registrare una flessione, «se non fosse per i flussi migratori internazionali dai Paesi più poveri verso le nazioni ricche, stimati intorno ai 2,3 milioni di individui l'anno». Tali flussi migratori dovrebbero permettere di far fronte alla penuria di ma-nodopera nel mondo sviluppato. Ciononostante le popolazioni di 46 Paesi — tra cui Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, la maggior parte dell'ex Unione Sovietica — dovrebbero essere inferiori nel 2050 rispetto al livello attuale. In compenso le popolazioni di Afghanistan, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Guinea-Bissau, Liberia, Niger, Timor Est e Uganda triplicheranno nelle prossime quattro decadi.
Dal rapporto emerge anche che India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Stati Uniti, Bangladesh e Cina contribuiranno per metà della crescita. Secondo Thoraya Ahmed Obaid, direttore esecutivo dell’U.N. Population Fund, i Paesi ricchi hanno soltanto una via d'uscita per fermare questo trend. «Le nazioni più sviluppate che vogliono invertire il trend demografico della "crescita zero" possono imitare i loro vicini che hanno introdotto leggi a favore della famiglia e dell'infanzia — spiega la Obaid—I politici devono varare regolamenti per rendere la maternità e la paternità più compatibili alla carriera, creando un ambiente che permetta agli aspiranti mamme e papà di combinare la famiglia al lavoro. Perché nessuno dovrebbe mai più essere costretto a scegliere tra i due».
Corriere della Sera del 15 marzo 2007, pag. 27
di Alessandra Farkas
La Terra anno 2050: un pianeta di anziani, dove alla crescita zero dei Paesi ricchi si contrapporrà lo smisurato boom demografico delle nazioni in via di sviluppo. È il quadro che emerge dal rapporto World Population Prospects, stilato dal Dipartimento di economia e affari sociali delle Nazioni Unite, secondo cui nel 2050 saremo molti di più ma anche molto più vecchi.
Tra 43 anni la popolazione mondiale toccherà 9,2 miliardi di individui: un incremento di 2,5 miliardi (la popolazione della Terra nel 1950) rispetto agli attuali 6,7 miliardi, con una crescita più accentuata nei Paesi in via di Sviluppo e gli anziani che costituiranno la fascia sociale emergente. Il numero delle persone over-60 potrebbe quasi triplicare, raggiungendo i due miliardi entro il 2050: quasi un quarto della popolazione globale.
«L'aumento della popolazione ultrasessantenne è dovuto all'unione di due fattori—spiega il rapporto —: l'allungarsi della vita e il calo delle nascite». La maggior parte delle nascite sarà concentrata nelle nazioni più povere, dove si prevede una crescita dai 5,4 miliardi attuali ai 7,9 miliardi nel 2050.
Nei Paesi più sviluppati la popolazione continuerà invece a non avere un numero di bambini sufficientemente alto da raggiungere quello dei decessi. In queste regioni la popolazione resterà invariata fra il 2007 e il 2050, cioè intorno agli attuali 1,2 miliardi. E, anzi, mette in guardia il rapporto, potrebbe persino registrare una flessione, «se non fosse per i flussi migratori internazionali dai Paesi più poveri verso le nazioni ricche, stimati intorno ai 2,3 milioni di individui l'anno». Tali flussi migratori dovrebbero permettere di far fronte alla penuria di ma-nodopera nel mondo sviluppato. Ciononostante le popolazioni di 46 Paesi — tra cui Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, la maggior parte dell'ex Unione Sovietica — dovrebbero essere inferiori nel 2050 rispetto al livello attuale. In compenso le popolazioni di Afghanistan, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Guinea-Bissau, Liberia, Niger, Timor Est e Uganda triplicheranno nelle prossime quattro decadi.
Dal rapporto emerge anche che India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Stati Uniti, Bangladesh e Cina contribuiranno per metà della crescita. Secondo Thoraya Ahmed Obaid, direttore esecutivo dell’U.N. Population Fund, i Paesi ricchi hanno soltanto una via d'uscita per fermare questo trend. «Le nazioni più sviluppate che vogliono invertire il trend demografico della "crescita zero" possono imitare i loro vicini che hanno introdotto leggi a favore della famiglia e dell'infanzia — spiega la Obaid—I politici devono varare regolamenti per rendere la maternità e la paternità più compatibili alla carriera, creando un ambiente che permetta agli aspiranti mamme e papà di combinare la famiglia al lavoro. Perché nessuno dovrebbe mai più essere costretto a scegliere tra i due».
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