L'invasione degli Ogm
La Repubblica del 20 giugno 2007, pag. 1
di Carlo Petrini
Stamattina in piazza Montecitorio ci sarà un gruppo di associazioni in assetto di protesta contro il Consiglio dei ministri dell'agricoltura europei. Cosa han combinato inostri ministri per far scendere in piazza, Coldiretti e Cia, Aiab e Legambiente, Coop e Feder-consumatori? Hanno varato il nuovo Regolamento Europeo per il Biologico.
Cosa c'entrano gli ogm con l'agricoltura biologica? L'agricoltura biologica non si avvale di chimica di sintesi né Organismi Geneticamente Modificati.
Questo diceva il regolamento sul biologico del 1991, in cui l'Unione Europea disse saggiamente: l'agricoltura biologica va protetta e promossa, e gli Ogni con l'agricoltura biologica non hanno nulla a che fare. Ma quel che era evidente nel 1991 sembrò opinabile nel 2006, quando si propose una "soglia" di contaminazione accidentale dello 0.9%. Significa che ci saranno 0.9 possibilità su 100 che il prodotto certificato bio che acquisteremo sia il frutto di una contaminazione da Ogm, e nessuno è tenuto a dircelo. Ce lo indicheranno in etichetta solo dall'1% in avanti.
Il Parlamento Europeo, per la gioia di ambientalisti, agricoltori e consumatori che chiedevano la "tolleranza zero", un paio di mesi fa votò un emendamento che poneva allo 0.1% la soglia di contaminazione. Al di sopra dello 0.1% (il minimo misurabile) di presenza di Ogm, i prodotti non potevano più essere considerati biologici. Era un sillogismo classico, che sarebbe piaciuto adAristotele: se i prodotti bio non contengono ogm, i prodotti che contengono ogm non sono bio.
Ma Aristotele è vissuto nel IV secolo a.C. e a Bruxelles fan fatica a ricordarsi quel che han detto nel 1991 : figuriamoci se fan caso a uno che nemmeno vota.
Invece a noi che votiamo quell'emendamento sembrava anche il frutto della nostra bravura a sceglierci i rappresentanti.
Mal'ultima parola è del Consiglio dei ministri dell'agricoltura (non votati ma scelti dai premier), che ha deciso - con il voto contrario di Belgio, Italia, Grecia e Ungheria - che la soglia resta allo 0.9%: il nuovo regolamento del biologico sconfessa il vecchio e i suoi ragionamenti sulla coesistenza di differenti agricolture, quella convenzionale, quella biologica e quella transgenica.
Cosa c'entrano gli ogm con la coesistenza e le soglie?
C'è stata una fase in cui tutti parlavano di coesistenza tra Ogm e agricoltura biologica e convenzionale. Il problema era solo quello di stabilire delle distanze opportune. Certo, restava da spiegare al vento, alle api, agli uccelli, e ai topi di campagna come dovevano soffiare, volare, mangiare e fare la cacca per non trasportare semi e pollini al di là delle distanze stabilite dall'UE. Ma "la coesistenza è possibile", dicevano fiduciosi, manco lo stessero dicendo ai ragazzi delle banlieues di Parigi.
Parlare di soglie anziché di coesistenza significa ammettere che la coesistenza è impossibile, ma anche non badare più a quel che le cose sono in realtà. E' una pratica nella quale le Istituzioni vantano lunga esperienza. Atrazina nell'acqua, grassi diversi dal burro di cacao nel cioccolato, Ogm nei prodotti biologici? Basta cambiare i "limiti di legge", con i ringraziamenti di produttori di diserbanti per il mais, multinazionali del cioccolato di bassa qualità, o certificatori del biologico.
Il "vero" problema - dicono i certificatori - è che una soglia troppo bassa rende impossibile certificare.
Ora noi, consumatori e produttori del biologico, ci chiediamo: è meglio certificare come bio un prodotto che contiene Ogm o è meglio avere una certificazione credibile?
Se il prodotto a marchio bio che sto acquistando potrebbe non essere bio, cosa me ne faccio della certificazione? Il diritto all'informazione va rispettato perché cosi verrà rispettato il diritto a decidere quel che mangiamo. Si chiama "sovranità alimentare", ed è il diritto di nutrirsi nel modo più adatto alle proprie esigenze biologiche, culturali, sociali.
Se l'Europa unita non serve a garantire i diritti di base, allora ditemi a cosa serve. Se non serve a mantenere quel minimo di democrazia reale che sta nella disponibilità di informazione, se con il mio bell'Euro non so più co -sa compro, dove sta il progresso?
I ministri che hanno votato contro questo regolamento, dicono che faranno leggi nazionali più severe del regolamento. Certo, è qualcosa, ma in un'Europa in cui cose e persone viaggiano giustamente senza difficoltà, cosa me ne faccio di una certificazione nazionale seria, se appena metto il piede oltre confine, o acquisto sotto casa un prodotto del paese confinante, non so più quel che mangio? E il consumatore, che sembra aver solo il dovere di informarsi e mai il diritto ad essere informato, quanto tempo dovrà passare a scandagliare le etichette?
La parola d'ordine di un paese come il nostro, che si proclama europeista per vocazione e convinzione, non può essere "Comprate solo biologico italiano". Non abbiamo parlato di Europa per cinquant'anni per tornare all'autarchia.
Le leggi nazionali rischiano di essere delle foglie di fico se si rinuncia a discutere l'intero regolamento. Chiedere con forza la totale rinegoziazione di quel regolamento significa riflettere sul modello di sviluppo che vogliamo, non solo per l'agroalimentare, ma per il pianeta. Aprire agli Ogm significa aprire ad un modello agricolo che ha costi pesantissimi in termini ambientali, di energia, di rinunce culturali, di cancellazione di identità. Hanno provato a farceli accettare in tutti i modi, anche raccontando bugie solenni come quando ci dissero che avrebbero risolto il problema della fame. Oggi che è chiaro anche per la Fao che dove la fame si risolve, è grazie alla piccola agricoltura tradizionale, oggi che i consumatori dichiarano il loro no Ogm oggi che il biologico, solo in Italia, conta su un milione di ettari e circa 50mila aziende, ecco che ci riprovano: con la produzione massiva di biocarburanti, con le sperimentazioni in campo o con i regolamenti europei che ignorano il Parlamento.
Ma con attenzione e pazienza, bisognerà ripeterlo ogni volta che serve: gli Ogm non c'entrano.
La Repubblica del 20 giugno 2007, pag. 1
di Carlo Petrini
Stamattina in piazza Montecitorio ci sarà un gruppo di associazioni in assetto di protesta contro il Consiglio dei ministri dell'agricoltura europei. Cosa han combinato inostri ministri per far scendere in piazza, Coldiretti e Cia, Aiab e Legambiente, Coop e Feder-consumatori? Hanno varato il nuovo Regolamento Europeo per il Biologico.
Cosa c'entrano gli ogm con l'agricoltura biologica? L'agricoltura biologica non si avvale di chimica di sintesi né Organismi Geneticamente Modificati.
Questo diceva il regolamento sul biologico del 1991, in cui l'Unione Europea disse saggiamente: l'agricoltura biologica va protetta e promossa, e gli Ogni con l'agricoltura biologica non hanno nulla a che fare. Ma quel che era evidente nel 1991 sembrò opinabile nel 2006, quando si propose una "soglia" di contaminazione accidentale dello 0.9%. Significa che ci saranno 0.9 possibilità su 100 che il prodotto certificato bio che acquisteremo sia il frutto di una contaminazione da Ogm, e nessuno è tenuto a dircelo. Ce lo indicheranno in etichetta solo dall'1% in avanti.
Il Parlamento Europeo, per la gioia di ambientalisti, agricoltori e consumatori che chiedevano la "tolleranza zero", un paio di mesi fa votò un emendamento che poneva allo 0.1% la soglia di contaminazione. Al di sopra dello 0.1% (il minimo misurabile) di presenza di Ogm, i prodotti non potevano più essere considerati biologici. Era un sillogismo classico, che sarebbe piaciuto adAristotele: se i prodotti bio non contengono ogm, i prodotti che contengono ogm non sono bio.
Ma Aristotele è vissuto nel IV secolo a.C. e a Bruxelles fan fatica a ricordarsi quel che han detto nel 1991 : figuriamoci se fan caso a uno che nemmeno vota.
Invece a noi che votiamo quell'emendamento sembrava anche il frutto della nostra bravura a sceglierci i rappresentanti.
Mal'ultima parola è del Consiglio dei ministri dell'agricoltura (non votati ma scelti dai premier), che ha deciso - con il voto contrario di Belgio, Italia, Grecia e Ungheria - che la soglia resta allo 0.9%: il nuovo regolamento del biologico sconfessa il vecchio e i suoi ragionamenti sulla coesistenza di differenti agricolture, quella convenzionale, quella biologica e quella transgenica.
Cosa c'entrano gli ogm con la coesistenza e le soglie?
C'è stata una fase in cui tutti parlavano di coesistenza tra Ogm e agricoltura biologica e convenzionale. Il problema era solo quello di stabilire delle distanze opportune. Certo, restava da spiegare al vento, alle api, agli uccelli, e ai topi di campagna come dovevano soffiare, volare, mangiare e fare la cacca per non trasportare semi e pollini al di là delle distanze stabilite dall'UE. Ma "la coesistenza è possibile", dicevano fiduciosi, manco lo stessero dicendo ai ragazzi delle banlieues di Parigi.
Parlare di soglie anziché di coesistenza significa ammettere che la coesistenza è impossibile, ma anche non badare più a quel che le cose sono in realtà. E' una pratica nella quale le Istituzioni vantano lunga esperienza. Atrazina nell'acqua, grassi diversi dal burro di cacao nel cioccolato, Ogm nei prodotti biologici? Basta cambiare i "limiti di legge", con i ringraziamenti di produttori di diserbanti per il mais, multinazionali del cioccolato di bassa qualità, o certificatori del biologico.
Il "vero" problema - dicono i certificatori - è che una soglia troppo bassa rende impossibile certificare.
Ora noi, consumatori e produttori del biologico, ci chiediamo: è meglio certificare come bio un prodotto che contiene Ogm o è meglio avere una certificazione credibile?
Se il prodotto a marchio bio che sto acquistando potrebbe non essere bio, cosa me ne faccio della certificazione? Il diritto all'informazione va rispettato perché cosi verrà rispettato il diritto a decidere quel che mangiamo. Si chiama "sovranità alimentare", ed è il diritto di nutrirsi nel modo più adatto alle proprie esigenze biologiche, culturali, sociali.
Se l'Europa unita non serve a garantire i diritti di base, allora ditemi a cosa serve. Se non serve a mantenere quel minimo di democrazia reale che sta nella disponibilità di informazione, se con il mio bell'Euro non so più co -sa compro, dove sta il progresso?
I ministri che hanno votato contro questo regolamento, dicono che faranno leggi nazionali più severe del regolamento. Certo, è qualcosa, ma in un'Europa in cui cose e persone viaggiano giustamente senza difficoltà, cosa me ne faccio di una certificazione nazionale seria, se appena metto il piede oltre confine, o acquisto sotto casa un prodotto del paese confinante, non so più quel che mangio? E il consumatore, che sembra aver solo il dovere di informarsi e mai il diritto ad essere informato, quanto tempo dovrà passare a scandagliare le etichette?
La parola d'ordine di un paese come il nostro, che si proclama europeista per vocazione e convinzione, non può essere "Comprate solo biologico italiano". Non abbiamo parlato di Europa per cinquant'anni per tornare all'autarchia.
Le leggi nazionali rischiano di essere delle foglie di fico se si rinuncia a discutere l'intero regolamento. Chiedere con forza la totale rinegoziazione di quel regolamento significa riflettere sul modello di sviluppo che vogliamo, non solo per l'agroalimentare, ma per il pianeta. Aprire agli Ogm significa aprire ad un modello agricolo che ha costi pesantissimi in termini ambientali, di energia, di rinunce culturali, di cancellazione di identità. Hanno provato a farceli accettare in tutti i modi, anche raccontando bugie solenni come quando ci dissero che avrebbero risolto il problema della fame. Oggi che è chiaro anche per la Fao che dove la fame si risolve, è grazie alla piccola agricoltura tradizionale, oggi che i consumatori dichiarano il loro no Ogm oggi che il biologico, solo in Italia, conta su un milione di ettari e circa 50mila aziende, ecco che ci riprovano: con la produzione massiva di biocarburanti, con le sperimentazioni in campo o con i regolamenti europei che ignorano il Parlamento.
Ma con attenzione e pazienza, bisognerà ripeterlo ogni volta che serve: gli Ogm non c'entrano.
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