giovedì 20 dicembre 2007

E nel Consorzio di bonifica il 70% delle tasse finisce al Cda

E nel Consorzio di bonifica il 70% delle tasse finisce al Cda

La Repubblica del 25 maggio 2007, pag. 11

di Massimo Vanni

La sede è in piazza San Lorenzo, a due passi dalla cu­pola del Duomo. Ed è pure un bel nome per il biglietto da visita: Pa­lazzo Lotteringhi della Stufa. Ci abita il Consiglio regionale delle autonomie locali, organismo vo­luto dalla Regione Toscana per avvicinare Comuni e Province «ai processi decisionali». L'ultima riunione però risale al luglio 2006: il sindaco di Prato Marco Roma­gnoli che ne è presidente, e che ri­ceve uno stipendio pari al 20 per cento del presidente del Consiglio regionale (oltre 2.000 euro mensi­li) , non l'ha più convocato.



La difesa dal pericolo idraulico e manutenzione degli argini dei fiumi, ad esclusione dell'Arno che ha una propria Autorità, è ancora affidata ai Consorzi di Bonifica istituiti da una legge del Venten­nio: ce ne sono 30 (14 interregio­nali) e sono pagati direttamente dai cittadini, che ogni anno si vedono arrivare a casa un bollet­tino da pagare. Solo che la gran parte dei soldi, secondo qualche stima perfi­no il 70 per cen­to, viene assor­bita dall'appa­rato e dai consi­gli d'amministrazione.



Siamo in To­scana. Una di quelle regioni che non figura­no in cima alle ricorrenti clas­sifiche degli sprechi e degli scandali. Ma anche qui il costo della politica fa discu­tere. E soprattutto fa discutere quell'apparato tentacolare, spes­so sconosciuto ai più, che a parti­re dalle istituzioni si dirama fin nei piccoli borghi. La Regione parte­cipa a 104 enti di varia natura: dal­le 3 diverse aziende per il diritto al­lo studio (Firenze, Siena e Pisa) alle Asl e all'agenzia per la sanità che affianca l'assessorato, dal Con­sorzio di bonifica della Romagna occidentale e alla Fondazione To­scana e il Mezzogiorno d'Italia e d'Europa. Un colosso ramificato che coinvolge quasi un migliaio (949) di persone che, solo passando attraverso i partiti (di centro si­nistra e di centrodestra), vengono nominate da Regione e dagli altri partner nei consigli di amministrazione. Di questi, 312 consi­glieri e 129 revisori dei conti ven­gono stipendiati direttamente dalla Regione. Un esborso annua­le che raggiunge i 2,470 milioni di euro. E che varia dai37euro di get­tone per ogni riunione della com­missione di bioetica che com­prende 31 persone ai 65mila euro lordi per il commissario della diga di Bilancino. Dai 20 euro per i 18 della commissione per l'artigianato ai 35mila per il presidente della Fondazione spettacolo.



A questi vanno aggiunti i consi­gli delle 6 Autorità dell'acqua (so­no gli Ato, costo stimato circa 1 milione di euro), delle 10 Autorità dei rifiuti (1,2 milioni di euro) e le Autorità per l'edilizia residenziale pubblica (qui detti Lode) che per fortuna non hanno consigli d'am­ministrazione. Se si somma tutto fanno quasi 5 milioni. Ma solo per cominciare. Il sistema istituzio­nale toscano comprende anche 20 comunità montane (c'è anche quella dell'Arcipelago toscano) con 20 presidenti e relative squa­dre di assessori: il numero e gli sti­pendi variano a seconda dello stipendio del sindaco del Comune più grande. Ma si stima in 1 milio­ne di euro. Possibile che tutto questo sia un modello immodifi­cabile?



Il presidente toscano Claudio Martini (Ds) lancia ora un «pro­getto di riorganizzazione» e semplificazione per eliminare le du­plicazioni, «aumentare l'efficien­za e diminuire i costi». Propone di ridurre le Autorità, le agenzie, le Fondazioni, le aziende del diritto allo studio. Ma resta il nodo delle 14Agenzieperilturismo (di com­petenza delle Province ma più numerose delle stesse province) che s'intersecano con l'agenzia regionale Toscana Promozione e le 10 società per la promozione messe in campo da ciascuna Ca­mera di Commercio. Come dire, anziché convo­gliare gli sforzi, in tempi di con­correnza globa­le le poche risor­se si sparpaglia­no in mille rivoli senza nessun coordinamento tra loro.


La Toscana è anche la Regio­ne che nel 2005 ha aumentato i consiglieri re­gionali portan­doli da 50 a 65 (accordo trasversale). E che perciò nel 2006 ha destinato al Consiglio regio­nale e alla giunta 10 milioni di eu­ro. L'ultimo dei consiglieri, quel­lo cioè che non ha strappato nep­pure una vicepresidenza o un po­sto da segretario in una commis­sione, ha una busta paga di 9.672 euro lordi al mese. Ma di consi­glieri «ultimi» però, su 65, ce ne sono solo 14.

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