A chi servono i biocarburanti?
di Jutta Kill - 30/03/2007
da megachip
I biocombustibili sono la moda del mese per costruttori di automobili e politici che vogliono farsi vedere ambientalisti senza affrontare direttamente il problema delle emissioni da trasporti in costante ascesa. Le bio-chiacchiere hanno preso molto piede nell'Unione Europea. Il 10 gennaio, la Commissione ha presentato il nuovo piano sull'energia e i biocarburanti. E sono brutte notizie per tutti.
Il documento propone che il 10% dei bisogni di carburante per i trasporti (aviazione esclusa) in tutta l'Ue debba essere coperto da quelli biologici entro il 2020. L'origine sarà una serie di varie colture, come colza, mais, barbabietola, olio di palma, canna da zucchero e soia.
Alcuni sono coltivati all'interno dell'Unione, ma si tratta di una capacità limitata: quindi quanto più crescerà la domanda europea per questi carburanti “verdi”, tanto più aumenterà la quota da coltivare nel sud del mondo. E dato che la Commissione ha fissato come obiettivo una quota dell'uso complessivo di carburanti nei trasporti, l'aumento dei consumi significherà un ulteriore incremento di questo volume.
Essendo i carburanti per i trasporti la fonte di emissioni in più rapida crescita nell'Ue, la domanda di importazione per quelli biologici dal sud del mondo sarà molto forte. Ciò preoccupa in modo particolare, perché esistono segnali del fatto che l'attuale domanda di biocarburanti in Ue stia già spingendo alla deforestazione e alla distruzione di ricchezza dei sistemi di biodiversità in tutto il mondo, dal Sud America al sud-est asiatico.
In Camerun, ad esempio, la principale coltura di palma da olio, Socapalm, si sta espandendo a spese delle foreste tradizionalmente utilizzate dalle popolazioni locali.
Questa espansione sta alla radice di conflitti sulle terre che coinvolgono le popolazioni Bagyeli, Bulu e Fang, i cui territori sono stati confiscati senza alcun indennizzo. I posti di lavoro creati dalle piantagioni – raramente si impiegano le popolazioni locali – sono spesso temporanei, senza contratti regolari o assicurazioni sugli incidenti, le paghe estremamente basse: un bracciante guadagna poco meno di un euro per una giornata lavorativa di 12 ore.
I prodotti chimici usati in agricoltura e il dilavaggio dalle raffinerie inquinano i corsi d'acqua vicini, peggiorando ulteriormente i mezzi di sostentamento delle popolazioni.
Se non bastasse, esistono prove che alcuni biocarburanti aumentino, anziché ridurre, le emissioni di gas serra, all'interno del sistema di produzione e trasformazione. Un recente studio di impatto ambientale sulle colture di palma da olio nel sud-est asiatico condotto dal gruppo ambientalista Wetlands International mostra come il loro uso in Europa genererà complessivamente il 10% in più di anidride carbonica dell'equivalente di combustibili fossili.
Il rapporto della Commissione parla di questi rischi sono superficialmente, soffermandosi invece sui vantaggi dei biocombustibili come occasione per le economie dei paesi del sud del mondo. Non riconosce il fatto che i profitti di questo mercato delle esportazioni andranno a vantaggio di pochi nel sud, mentre molti si troveranno a perdere le terre delle colture tradizionali a favore delle piantagioni di monocolture, con l'aumento dei prezzi degli alimenti di base.
Dato che gli obiettivi biofuel dell'Unione Europea promuovono la produzione di biomasse nel sud del mondo, l'Unione sarebbe responsabile della riduzione delle superfici destinate alla produzione alimentare, diminuendo così la sicurezza alimentare locale e mondiale. Negli Usa, gli obiettivi dei biocombustibili sono stati criticati perché richiedono una quota eccessiva della produzione di granturco (il 20% nel 2006). Questa domanda Usa ha già fatto aumentare il deficit mondiale di cereali, e crescere i prezzi di alimenti base come la tortilla in Messico.
La proposta della Commissione Europea, tace anche su un'altra questione chiave: gli interessi del settore biotech nella produzione di carburanti di origine biologica.
Le versioni geneticamente modificate di molte colture ora utilizzate a scopi energetici (come mais, soia e colza) hanno incontrato parecchia resistenza per quanto riguarda il loro uso alimentare, specialmente in Europa. Questo settore industriale, spera che promuovendole per i biocarburanti, si possa farle accettare.
La vera questione che la strategia energetica dell'Europa dovrebbe affrontare sono i volumi crescenti dei trasporti. Sono essenziali gli investimenti in un ben concepito ed economico sistema di trasporti pubblici, ma il rapporto Ue non ne parla. Il documento non lascia dubbi sul fatto che l'obiettivo principale per aumentare l'uso di biocarburanti per i trasporti non sia il cambiamento climatico, o ridurre l'impronta ambientale, ma piuttosto la “sicurezza energetica”.
Questo spiega la mancanza di attenzione a interventi all'interno del settore trasporti che potrebbero portare vantaggi sul fronte del cambiamento climatico. Limiti di velocità e un migliore rapporto peso-potenza nelle nuove auto e camion potrebbero far risparmiare, e l'adozione di pneumatici che promuovono un basso consumo, e motori più piccoli nei veicoli passeggeri, potrebbero far risparmiare ancora di più. Tutto questo, anche senza entrare nei risparmi di carburante dalla sostituzione dei sistemi individuali con intelligenti piani di trasporto pubblico.
La Commissione liquida tutte queste possibilità come marginali, cose che non vale la pena di sviluppare. Preferisce importare rischiosamente biocarburanti, che probabilmente indeboliranno le politiche sul clima e quelle ambientali, all'adeguamento del sistema di trasporti europeo. Nessuna meraviglia, che oltre 60 organizzazioni del settore ambiente e giustizia stiano chiedendo di bloccare i nuovi obiettivi europei sui biocarburanti.
Nota: il testo originale inglese anche sul mio sito Mall, sezione Environment ; su Megachip un tema parallelo è quello affrontato da James Howard Kunstler nei suoi Scenari di sviluppo post-petrolifero (f.b.)
di Jutta Kill da Red Pepper - scelto e tradotto per Megachip da Fabrizio Bottini
di Jutta Kill - 30/03/2007
da megachip
I biocombustibili sono la moda del mese per costruttori di automobili e politici che vogliono farsi vedere ambientalisti senza affrontare direttamente il problema delle emissioni da trasporti in costante ascesa. Le bio-chiacchiere hanno preso molto piede nell'Unione Europea. Il 10 gennaio, la Commissione ha presentato il nuovo piano sull'energia e i biocarburanti. E sono brutte notizie per tutti.
Il documento propone che il 10% dei bisogni di carburante per i trasporti (aviazione esclusa) in tutta l'Ue debba essere coperto da quelli biologici entro il 2020. L'origine sarà una serie di varie colture, come colza, mais, barbabietola, olio di palma, canna da zucchero e soia.
Alcuni sono coltivati all'interno dell'Unione, ma si tratta di una capacità limitata: quindi quanto più crescerà la domanda europea per questi carburanti “verdi”, tanto più aumenterà la quota da coltivare nel sud del mondo. E dato che la Commissione ha fissato come obiettivo una quota dell'uso complessivo di carburanti nei trasporti, l'aumento dei consumi significherà un ulteriore incremento di questo volume.
Essendo i carburanti per i trasporti la fonte di emissioni in più rapida crescita nell'Ue, la domanda di importazione per quelli biologici dal sud del mondo sarà molto forte. Ciò preoccupa in modo particolare, perché esistono segnali del fatto che l'attuale domanda di biocarburanti in Ue stia già spingendo alla deforestazione e alla distruzione di ricchezza dei sistemi di biodiversità in tutto il mondo, dal Sud America al sud-est asiatico.
In Camerun, ad esempio, la principale coltura di palma da olio, Socapalm, si sta espandendo a spese delle foreste tradizionalmente utilizzate dalle popolazioni locali.
Questa espansione sta alla radice di conflitti sulle terre che coinvolgono le popolazioni Bagyeli, Bulu e Fang, i cui territori sono stati confiscati senza alcun indennizzo. I posti di lavoro creati dalle piantagioni – raramente si impiegano le popolazioni locali – sono spesso temporanei, senza contratti regolari o assicurazioni sugli incidenti, le paghe estremamente basse: un bracciante guadagna poco meno di un euro per una giornata lavorativa di 12 ore.
I prodotti chimici usati in agricoltura e il dilavaggio dalle raffinerie inquinano i corsi d'acqua vicini, peggiorando ulteriormente i mezzi di sostentamento delle popolazioni.
Se non bastasse, esistono prove che alcuni biocarburanti aumentino, anziché ridurre, le emissioni di gas serra, all'interno del sistema di produzione e trasformazione. Un recente studio di impatto ambientale sulle colture di palma da olio nel sud-est asiatico condotto dal gruppo ambientalista Wetlands International mostra come il loro uso in Europa genererà complessivamente il 10% in più di anidride carbonica dell'equivalente di combustibili fossili.
Il rapporto della Commissione parla di questi rischi sono superficialmente, soffermandosi invece sui vantaggi dei biocombustibili come occasione per le economie dei paesi del sud del mondo. Non riconosce il fatto che i profitti di questo mercato delle esportazioni andranno a vantaggio di pochi nel sud, mentre molti si troveranno a perdere le terre delle colture tradizionali a favore delle piantagioni di monocolture, con l'aumento dei prezzi degli alimenti di base.
Dato che gli obiettivi biofuel dell'Unione Europea promuovono la produzione di biomasse nel sud del mondo, l'Unione sarebbe responsabile della riduzione delle superfici destinate alla produzione alimentare, diminuendo così la sicurezza alimentare locale e mondiale. Negli Usa, gli obiettivi dei biocombustibili sono stati criticati perché richiedono una quota eccessiva della produzione di granturco (il 20% nel 2006). Questa domanda Usa ha già fatto aumentare il deficit mondiale di cereali, e crescere i prezzi di alimenti base come la tortilla in Messico.
La proposta della Commissione Europea, tace anche su un'altra questione chiave: gli interessi del settore biotech nella produzione di carburanti di origine biologica.
Le versioni geneticamente modificate di molte colture ora utilizzate a scopi energetici (come mais, soia e colza) hanno incontrato parecchia resistenza per quanto riguarda il loro uso alimentare, specialmente in Europa. Questo settore industriale, spera che promuovendole per i biocarburanti, si possa farle accettare.
La vera questione che la strategia energetica dell'Europa dovrebbe affrontare sono i volumi crescenti dei trasporti. Sono essenziali gli investimenti in un ben concepito ed economico sistema di trasporti pubblici, ma il rapporto Ue non ne parla. Il documento non lascia dubbi sul fatto che l'obiettivo principale per aumentare l'uso di biocarburanti per i trasporti non sia il cambiamento climatico, o ridurre l'impronta ambientale, ma piuttosto la “sicurezza energetica”.
Questo spiega la mancanza di attenzione a interventi all'interno del settore trasporti che potrebbero portare vantaggi sul fronte del cambiamento climatico. Limiti di velocità e un migliore rapporto peso-potenza nelle nuove auto e camion potrebbero far risparmiare, e l'adozione di pneumatici che promuovono un basso consumo, e motori più piccoli nei veicoli passeggeri, potrebbero far risparmiare ancora di più. Tutto questo, anche senza entrare nei risparmi di carburante dalla sostituzione dei sistemi individuali con intelligenti piani di trasporto pubblico.
La Commissione liquida tutte queste possibilità come marginali, cose che non vale la pena di sviluppare. Preferisce importare rischiosamente biocarburanti, che probabilmente indeboliranno le politiche sul clima e quelle ambientali, all'adeguamento del sistema di trasporti europeo. Nessuna meraviglia, che oltre 60 organizzazioni del settore ambiente e giustizia stiano chiedendo di bloccare i nuovi obiettivi europei sui biocarburanti.
Nota: il testo originale inglese anche sul mio sito Mall, sezione Environment ; su Megachip un tema parallelo è quello affrontato da James Howard Kunstler nei suoi Scenari di sviluppo post-petrolifero (f.b.)
di Jutta Kill da Red Pepper - scelto e tradotto per Megachip da Fabrizio Bottini
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