lunedì 17 dicembre 2007

Ridurre lo smog a basso costo

Ridurre lo smog a basso costo

Il Sole 24 Ore del 24 settembre 2007, pag. 8

di Enrico Villa

Il dibattito sul cambiamento climatico e sulle possibili mo­dalità di riduzione delle emis­sioni dei cosiddetti gas di cui l'ani­dride carbonica (CO2) è il più im­portante, è sempre più acceso. Recentemente, McKinsey & Company ha condotto la prima mappatura a livello globale delle opportunità di riduzione delle emissioni di gas serra su un oriz­zonte temporale che arriva fino al 2030. A questo fine, ha preso in considerazione sei macro settori - produzione di energia elettrica, industria, trasporti, edifici resi­denziali e commerciali, agricoltu­ra e gestione rifiuti, foreste - che, nell'insieme, coprono la totalità delle emissioni mondiali. Per ogni modalità di riduzione delle emissioni sono stati stimati il potenziale complessivo di riduzio­ne (in tonnellate di CO/anno) e il maggior costo derivante dall'adozione della soluzione "a basse/nulle emissioni di CO2" ri­spetto a quello dell'alternativa at­tuale (in euro/ton CO2). A titolo di esempio, il costo per l'abbatti­mento di CO2 ottenibile utilizzan­do pannelli solari per la produzio­ne elettrica è misurato come mag­gior costo di produzione di elet­tricità derivante dall'utilizzo dei pannelli (inclusi gli investimenti iniziali) rispetto all'attuale, e più economica, centrale a carbone.



Dall'analisi emerge che non solo sarebbe possibile ridurre le emissioni di oltre il 45% entro il 2030, ma che sarebbe possibile farlo a costi piuttosto contenuti: meno di 40 euro per tonnellata di CO,. Si tratta di un valore rela­tivamente basso se pensiamo, ad esempio, che le emissioni di una macchina di media cilindra­ta che percorre 2omila km all'an­no sono circa tre tonnellate di CO2 e che quindi il costo per eli­minare una quantità equivalen­te di CO2 sarebbe solamente po­co più di cento euro all'anno.



Ma l'analisi in dettaglio delle di­verse opportunità per settore e a li­vello globale porta anche ad altre interessanti osservazioni che, da una parte, aiutano a meglio com­prendere la questione nella sua in­terezza e, dall'altra, sfatano alcuni luoghi comuni.



-La riduzione delle emissioni di CO2 non rappresenta necessaria­mente un costo: più di un quarto del potenziale di riduzione identi­ficato, e fino al 40% per i Paesi in­dustrializzati, è ottenibile a un co­sto nullo o negativo, ossia con un risparmio netto. Questo perché si tratta di misure legate in massima parte all'efficienza energetica, nel settore dei trasporti e degli edifici in particolare, in cui alla ri­duzione delle emissioni si associa una riduzione dei consumi energetici, e quindi un risparmio, sen­za alcun impatto su stile di vita o livello di comfort.



- Le opportunità di abbattimen­to delle emissioni di CO2 non si concentrano solo nei settori solitamente sospettati di nuocere maggiormente all'ambiente, ov­vero la produzione di energia elet­trica e l'industria. Questi due com­parti, infatti, rappresentano me­no del 45% del potenziale di ridu­zione identificato nel 2030. Tra­sporti, edifici, agricoltura e gestio­ne delle foreste costituiscono aree di intervento importanti, seb­bene risultino più difficili da af­frontare a causa del coinvolgi­mento di miliardi di soggetti inte­ressati, rispetto alle "poche" gran­di industrie o aziende produttrici di energia.



- Le opportunità di abbattimen­to non sono localizzate solo nei paesi industrializzati e in Cina: i Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) rappresentano oltre il 40% del potenziale di abbatti­mento, rendendo essenziale un loro coinvolgimento in qualun­que iniziativa politica globale di riduzione delle emissioni.



- Elevati livelli di riduzione delle emissioni presuppongono uno sforzo che vada al di là dell'intro­duzione di nuove tecnologie, da sviluppare nei prossimi anni: ol­tre il 70% delle opportunità identi­ficate non dipendono affatto dal­la tecnologia o si basano su solu­zioni esistenti e mature. Lo svilup­po tecnologico svolgerà un ruolo importante nel medio termine per raggiungere obiettivi di abbat­timento più ambiziosi, ma già da oggi esistono gli strumenti per agire in modo rilevante.



- Infine, il raggiungimento di obiettivi elevati di riduzione di emissioni di CO2 non inciderà nega­tivamente sull'economia mondia­le: le misure identificate nello stu­dio, che in totale permetterebbero di ridurre le emissioni di gas serra a un livello in linea con quanto rite­nuto accettabile dai migliori studio­si del tema, avrebbero un costo pa­ri a circa lo 0,6% del prodotto inter­no lordo mondiale nel 2030. Per avere un termine di paragone, se consideriamo gli interventi per ri­durre le emissioni alla stregua di un'"assicurazione" sul futuro del nostro clima e quindi sul nostro fu­turo, le spese per premi assicurati­vi (escluse le assicurazioni vita) a livello globale nel 2005 hanno rap­presentato il 3,3% del prodotto in­terno lordo mondiale.



In generale, dallo studio emer­ge una certa complessità del pa­norama delle possibili iniziative di riduzione delle emissioni di gas serra, sia in termini di settori coinvolti, che di geografie, sia di livello di costo che di tecnologia necessaria. A prescindere da quando e come i diversi Paesi agi­ranno per la riduzione delle emis­sioni di gas serra, è tuttavia impor­tante che i leader politici e del mondo economico tengano in do­vuta considerazione tale com­plessità, in modo da assicurare che il problema venga affrontato in modo coordinato, coerente ed efficace, nonché il più possibile efficiente per la società.

NOTE

McKinsey & Company

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