Rifkin: bene la Ue, ma ora occorre l'ecotassa agricola
Corriere della Sera Economia del 24 settembre 2007, pag. 10
di Roberto Bagnoli
Come per la benzina e le sigarette, «ora ci vuole una tassa sulla carne per limitarne il consumo. Perché tutta la filiera agro-alimentare per il bestiame è la seconda fonte di surriscaldamento del pianeta, dietro l'inquinamento da infrastrutture ma prima dei trasporti». Jeremy Rifkin, economista-filosofo-ambientalista, ha deciso di lanciare la sua ultima campagna per «salvare il pianeta» puntando su un aspetto tanto nuovo quanto scomodo, perché si tratta di modificare le abitudini alimentari dell'uomo. Rifkin è al termine di un lungo tour europeo, come consigliere del Parlamento di Strasburgo, nella settimana che ha visto una vera e propria rivoluzione energetica con la decisione di Bruxelles di proporre la scorporazione delle reti dalla proprietà. Non solo è d'accordo con la mossa della Commissione, ma la definisce una «decisione cruciale» in vista della creazione di una futura Internet energetica.
Il viaggio in Italia - compresa una sosta a Modena al festival della filosofia - si è concluso con una colazione al ministero dell'Economia con il ministro Tommaso Padoa-Schioppa. Al centro del colloquio il nuovo incarico che Rikfin ha ricevuto dal presidente dell'Unione José Manuel Duaro Barroso di compilare uno studio a lungo termine sul futuro dell'Energia in Europa. Insomma hanno parlato della Terza rivoluzione industriale, di fonti di energia rinnovabili, di tecnologie di stoccaggio dell'idrogeno, di distribuzione dell'elettricità su reti intelligenti.
«No, con lui non ho parlato delle imposte sulla carne, si tratta di un argomento che non ho ancora affrontato a livello ufficiale, è la prima volta che lo faccio in una intervista ma è un tema di importanza vitale». Rifkin, intellettuale «europeista» che esordì negli anni Sessanta come pacifista contro la guerra del Vietnam, è un economista che negli ultimi anni della sua intensa attività ha scelto di specializzarsi sull'energia. Ha partecipato alla stesura del dossier Ue approvato nello scorso maggio con il quale Bruxelles si impegna a ridurre del 20% le emissioni di C02 entro il 2020. Insomma, è uno che di energia se ne intende anche se non tutte le sue previsioni, come quella sulla fine del lavoro, si sono avverate.
Del bestiame, come una delle cause primarie dell'inquinamento, se ne era già occupato nel 1990 con il libro «Ecocidio, ascesa e caduta della cultura della carne». Oggi Rifkin ricorda, divertito, le reazioni anche sarcastiche a una delle tesi centrali del volume, cioè che buona parte dell'inquinamento da bestiame provenisse dalle flatulenze delle mucche responsabili del 18% dei gas ad effetto serra «più di quanto non sia emesso da tutti i veicoli del mondo messi insieme». Naturalmente non è solo quello, poi ci sono i pesticidi e i fertilizzanti per favorire la coltivazione del grano, il disboscamento per creare praterie, la filiera alimentare da carne e 1,3 miliardi di bovini che producono il 65% di ossido di azoto. «E' finita che non se ne è più parlato, è un tema che è uscito dal dibattito al punto che nemmeno il protocollo di Kyoto lo prevede».
Ma dal novembre scorso le cose sono cambiate. Rifkin racconta che un rapporto della Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, gli ha dato ragione. «Questo rapporto ha messo insieme i risultati delle migliori indagini scientifiche mai realizzate al mondo arrivando a conclusioni sorprendenti». Alcuni dati sopra gli altri: per generare un guadagno di una sterlina dalla vendita di carne, se ne spendono nove per alimentare il bestiame. Occorre un gallone di benzina per ottenere l'equivalente di una libbra (circa un quinto di gallone) di cereali da mangimi. Una famiglia americana di 4 persone che ha scelto una alimentazione basata sulla carne, produce inquinamento pari a sei mesi di guida dell'auto di famiglia.
La tesi finale del rapporto Fao è la seguente: entro il 2050 il consumo della carne, con l'esplosione demografica ed economica di Cina e India, è destinato a raddoppiare con conseguenze catastrofiche. E per mantenere lo stesso livello di inquinamento attuale occorre che il mondo si attrezzi per dimezzare, entro quella data, il consumo della carne. L'economista-guru lamenta un «silenzio assordante» da parte della politica e dei media, «finora è apparso solo un piccolo editoriale del New York Times, la gente non è informata». E accusa le lobby mondiali dei produttori di carne di rifiutarsi di affrontare l'argomento «come del resto hanno fatto e continuano a fare le industrie dell'auto sull'emissioni di anidride carbonica o quelle del tabacco nel negare ogni conseguenza sulla formazione dei tumori».
Rifkin è un inarrestabile fiume di parole e di collegamenti culturali. Cita l'antropologo Elias Canetti quando disse: «Se mai potessimo avere un'idea della carneficina che seminiamo in termini di vittime che lasciamo dietro di noi per sostenere i nostri elevati stili di vita energetici, resteremmo esterrefatti e completamente nauseati». La sua visione del futuro della terra non è meno catastrofica. «Al momento stiamo utilizzando il 40% di tutta la fotosintesi del pianeta, è davvero troppo, dobbiamo educare noi e i nostri figli a concepire la moralità come fatto globale e non semplicemente personale». Dall'energia agli stili di vita che possono cambiare. La fantasia di Rifkin è inarrestabile. Cita, per esempio, Coco Chanel che nel Dopoguerra cominciò a diffondere l'idea che «abbronzarsi è bello» contro la cultura dominante di allora che associava la bellezza al pallore come fattore di distinzione di classe. «Un volto abbronzato, scuro era sinonimo di povertà, indice del tipico aspetto di un contadino, di un manovale, di uno che lavorava all'aperto».
Poi le cose sono rapidamente cambiate, così può cambiare l'abitudine alimentare verso cibi vegetariani. «Del resto già oggi le classi ricche da anni preferiscono alimentazioni leggere, a base di pesce, di verdura contro il filetto status-symbol ormai degli ex poveri». Rifkin lamenta la mancanza di informazione. «Negli Usa nessuno ne parla e in Europa a fatica sto cominciando ad affrontare i rischi energetici derivanti dal consumo di carne con grande difficoltà nei miei incontri a livello istituzionale». Rivela che all'inizio dell'anno quando il rapporto Fao era già stato pubblicato da un paio di mesi, nel corso di un panel a Parigi sul terzo rapporto intergovernativo dell'Onu sui cambiamenti climatici, erano presenti tutti i ministri dell'ambiente e dell'energia europei guidati dall'ex presidente francese Jaques Chirac. «Ebbene nessuno era al corrente che la seconda fonte principale del cambiamento climatico fosse il consumo di carne».
L'economista-guru promette battaglia e se i mezzi di comunicazione tradizionali non lo seguiranno pensa a Internet e ai motori di ricerca come Google nel ruolo di nuovi alleati. «E' sufficiente diffondere questi dati, ormai scientificamente provati, e la gente capirà». Per Rifkin è sufficiente imparare a ridurre gradualmente il consumo di carne, diventare un po' vegetariani senza «assumere le sembianze di Maria Teresa di Calcutta». Chi poteva immaginare che rinunciare a una bistecca vale più del nucleare?
Corriere della Sera Economia del 24 settembre 2007, pag. 10
di Roberto Bagnoli
Come per la benzina e le sigarette, «ora ci vuole una tassa sulla carne per limitarne il consumo. Perché tutta la filiera agro-alimentare per il bestiame è la seconda fonte di surriscaldamento del pianeta, dietro l'inquinamento da infrastrutture ma prima dei trasporti». Jeremy Rifkin, economista-filosofo-ambientalista, ha deciso di lanciare la sua ultima campagna per «salvare il pianeta» puntando su un aspetto tanto nuovo quanto scomodo, perché si tratta di modificare le abitudini alimentari dell'uomo. Rifkin è al termine di un lungo tour europeo, come consigliere del Parlamento di Strasburgo, nella settimana che ha visto una vera e propria rivoluzione energetica con la decisione di Bruxelles di proporre la scorporazione delle reti dalla proprietà. Non solo è d'accordo con la mossa della Commissione, ma la definisce una «decisione cruciale» in vista della creazione di una futura Internet energetica.
Il viaggio in Italia - compresa una sosta a Modena al festival della filosofia - si è concluso con una colazione al ministero dell'Economia con il ministro Tommaso Padoa-Schioppa. Al centro del colloquio il nuovo incarico che Rikfin ha ricevuto dal presidente dell'Unione José Manuel Duaro Barroso di compilare uno studio a lungo termine sul futuro dell'Energia in Europa. Insomma hanno parlato della Terza rivoluzione industriale, di fonti di energia rinnovabili, di tecnologie di stoccaggio dell'idrogeno, di distribuzione dell'elettricità su reti intelligenti.
«No, con lui non ho parlato delle imposte sulla carne, si tratta di un argomento che non ho ancora affrontato a livello ufficiale, è la prima volta che lo faccio in una intervista ma è un tema di importanza vitale». Rifkin, intellettuale «europeista» che esordì negli anni Sessanta come pacifista contro la guerra del Vietnam, è un economista che negli ultimi anni della sua intensa attività ha scelto di specializzarsi sull'energia. Ha partecipato alla stesura del dossier Ue approvato nello scorso maggio con il quale Bruxelles si impegna a ridurre del 20% le emissioni di C02 entro il 2020. Insomma, è uno che di energia se ne intende anche se non tutte le sue previsioni, come quella sulla fine del lavoro, si sono avverate.
Del bestiame, come una delle cause primarie dell'inquinamento, se ne era già occupato nel 1990 con il libro «Ecocidio, ascesa e caduta della cultura della carne». Oggi Rifkin ricorda, divertito, le reazioni anche sarcastiche a una delle tesi centrali del volume, cioè che buona parte dell'inquinamento da bestiame provenisse dalle flatulenze delle mucche responsabili del 18% dei gas ad effetto serra «più di quanto non sia emesso da tutti i veicoli del mondo messi insieme». Naturalmente non è solo quello, poi ci sono i pesticidi e i fertilizzanti per favorire la coltivazione del grano, il disboscamento per creare praterie, la filiera alimentare da carne e 1,3 miliardi di bovini che producono il 65% di ossido di azoto. «E' finita che non se ne è più parlato, è un tema che è uscito dal dibattito al punto che nemmeno il protocollo di Kyoto lo prevede».
Ma dal novembre scorso le cose sono cambiate. Rifkin racconta che un rapporto della Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, gli ha dato ragione. «Questo rapporto ha messo insieme i risultati delle migliori indagini scientifiche mai realizzate al mondo arrivando a conclusioni sorprendenti». Alcuni dati sopra gli altri: per generare un guadagno di una sterlina dalla vendita di carne, se ne spendono nove per alimentare il bestiame. Occorre un gallone di benzina per ottenere l'equivalente di una libbra (circa un quinto di gallone) di cereali da mangimi. Una famiglia americana di 4 persone che ha scelto una alimentazione basata sulla carne, produce inquinamento pari a sei mesi di guida dell'auto di famiglia.
La tesi finale del rapporto Fao è la seguente: entro il 2050 il consumo della carne, con l'esplosione demografica ed economica di Cina e India, è destinato a raddoppiare con conseguenze catastrofiche. E per mantenere lo stesso livello di inquinamento attuale occorre che il mondo si attrezzi per dimezzare, entro quella data, il consumo della carne. L'economista-guru lamenta un «silenzio assordante» da parte della politica e dei media, «finora è apparso solo un piccolo editoriale del New York Times, la gente non è informata». E accusa le lobby mondiali dei produttori di carne di rifiutarsi di affrontare l'argomento «come del resto hanno fatto e continuano a fare le industrie dell'auto sull'emissioni di anidride carbonica o quelle del tabacco nel negare ogni conseguenza sulla formazione dei tumori».
Rifkin è un inarrestabile fiume di parole e di collegamenti culturali. Cita l'antropologo Elias Canetti quando disse: «Se mai potessimo avere un'idea della carneficina che seminiamo in termini di vittime che lasciamo dietro di noi per sostenere i nostri elevati stili di vita energetici, resteremmo esterrefatti e completamente nauseati». La sua visione del futuro della terra non è meno catastrofica. «Al momento stiamo utilizzando il 40% di tutta la fotosintesi del pianeta, è davvero troppo, dobbiamo educare noi e i nostri figli a concepire la moralità come fatto globale e non semplicemente personale». Dall'energia agli stili di vita che possono cambiare. La fantasia di Rifkin è inarrestabile. Cita, per esempio, Coco Chanel che nel Dopoguerra cominciò a diffondere l'idea che «abbronzarsi è bello» contro la cultura dominante di allora che associava la bellezza al pallore come fattore di distinzione di classe. «Un volto abbronzato, scuro era sinonimo di povertà, indice del tipico aspetto di un contadino, di un manovale, di uno che lavorava all'aperto».
Poi le cose sono rapidamente cambiate, così può cambiare l'abitudine alimentare verso cibi vegetariani. «Del resto già oggi le classi ricche da anni preferiscono alimentazioni leggere, a base di pesce, di verdura contro il filetto status-symbol ormai degli ex poveri». Rifkin lamenta la mancanza di informazione. «Negli Usa nessuno ne parla e in Europa a fatica sto cominciando ad affrontare i rischi energetici derivanti dal consumo di carne con grande difficoltà nei miei incontri a livello istituzionale». Rivela che all'inizio dell'anno quando il rapporto Fao era già stato pubblicato da un paio di mesi, nel corso di un panel a Parigi sul terzo rapporto intergovernativo dell'Onu sui cambiamenti climatici, erano presenti tutti i ministri dell'ambiente e dell'energia europei guidati dall'ex presidente francese Jaques Chirac. «Ebbene nessuno era al corrente che la seconda fonte principale del cambiamento climatico fosse il consumo di carne».
L'economista-guru promette battaglia e se i mezzi di comunicazione tradizionali non lo seguiranno pensa a Internet e ai motori di ricerca come Google nel ruolo di nuovi alleati. «E' sufficiente diffondere questi dati, ormai scientificamente provati, e la gente capirà». Per Rifkin è sufficiente imparare a ridurre gradualmente il consumo di carne, diventare un po' vegetariani senza «assumere le sembianze di Maria Teresa di Calcutta». Chi poteva immaginare che rinunciare a una bistecca vale più del nucleare?
Nessun commento:
Posta un commento