Etica e aborto, la lunga marcia del Vaticano
L'Unità del 3 gennaio 2008, pag. 2
Un tempo era il cardinal Ruini a intervenire con rudezza nelle vicende etiche italiane. Ora, finita la sua presidenza della Cei, è finita anche un'epoca. Ma non sono finiti i tentativi della Chiesa di modificare le decisioni del Parlamento sulle questioni etiche, anche se per interposta persona. Non solo con la militanza dei parlamentari teocon o teodem, ma anche attraverso «laici» che della laicità hanno un'idea molto molto particolare: alla Ferrara, insomma. È nel 2005, dopo aver incassato i finanziamenti alla scuola cattolica, che gli attacchi dì Ruini si sono susseguiti con più forza. Innanzitutto con la campagna che portò all'astensionismo al referendum sulla fecondazione assistita. Fu esplicito, era gennaio, l'appello ai cattolici «ad avvalersi di tutte le possibilità previste» per non far raggiungere il quorum. In novembre, ecco l'attacco alla Ru486: «È un ulteriore passo in avanti - così commentò la sperimentazione iniziata in alcuni ospedali italiani - nel percorso che tende a non far percepire la natura reale dell'aborto, che è e rimane soppressione della vita umana». Certo, laRu486è un «aborto chimico», molto meno invasivo di quello chirurgico. Ma se il progresso scientifico è da sottolineare se si vuol modificare le norme sull'aborto, se si tratta di qualcosa che diminuisce la sofferenza di chi abortisce, è tutto un altro discorso. Non dice la Bibbia: «partorirai con dolore?». Nell'agosto del 2007 è l'Osservatore romano a criticare l'ospedale san Paolo di Milano per un errore durante un aborto selettivo: «Nessun uomo ha diritto di sopprimere un'altra vita. Nessun uomo ha il diritto di sostituirsi a Dio». Il cardinal Sepe, addirittura: «L'aborto è un delitto. Non lo dice Tizio e Caio, ma lo dice da sempre il Vangelo». Lo ripete il papa nei settembre 2007 a Vienna: «l'aborto non può essere considerato un diritto umano». E quando un giudice a Cagliari decreta il sì alla diagnosi preimpianto la Cei scende di nuovo in campo: è un giudizio che cozza con quello della Corte Costituzionale, dice Betori.
A fine ottobre, ecco II monito del Papa ai farmacisti: fate obiezione, non vendete «farmaci immorali». Questa volta nel mirino non c'è la Ru486, che è una pillola abortiva, ma addirittura la «pillola del giorno dopo», che - impedendo l'impianto della blastula - non produce alcun aborto ma impedisce la formazione dell'embrione. Del resto l'Italia non è sola. In maggio, durante il suo viaggio in Brasile, i quotidiani carioca parlarono di una scomunica in arrivo per i cattolici che avessero abortito oper ipolitici cattolici che si fossero assunti la responsabilità di scelte contrarie ai precetti della chiesa. E qualche mese prima Ratzinger aveva scritto ai vescovi messicani, alla vigilia del voto sulla depenalizzazione dell'aborto: il Papa «si unisce alla chiesa in Messico e alle tante persone di buona volontà preoccupate di fronte a un disegno di legge che minaccia la vita del bambino non nato». E invitava a «difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal primo istante del concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione di cultura della morte».
L'Unità del 3 gennaio 2008, pag. 2
Un tempo era il cardinal Ruini a intervenire con rudezza nelle vicende etiche italiane. Ora, finita la sua presidenza della Cei, è finita anche un'epoca. Ma non sono finiti i tentativi della Chiesa di modificare le decisioni del Parlamento sulle questioni etiche, anche se per interposta persona. Non solo con la militanza dei parlamentari teocon o teodem, ma anche attraverso «laici» che della laicità hanno un'idea molto molto particolare: alla Ferrara, insomma. È nel 2005, dopo aver incassato i finanziamenti alla scuola cattolica, che gli attacchi dì Ruini si sono susseguiti con più forza. Innanzitutto con la campagna che portò all'astensionismo al referendum sulla fecondazione assistita. Fu esplicito, era gennaio, l'appello ai cattolici «ad avvalersi di tutte le possibilità previste» per non far raggiungere il quorum. In novembre, ecco l'attacco alla Ru486: «È un ulteriore passo in avanti - così commentò la sperimentazione iniziata in alcuni ospedali italiani - nel percorso che tende a non far percepire la natura reale dell'aborto, che è e rimane soppressione della vita umana». Certo, laRu486è un «aborto chimico», molto meno invasivo di quello chirurgico. Ma se il progresso scientifico è da sottolineare se si vuol modificare le norme sull'aborto, se si tratta di qualcosa che diminuisce la sofferenza di chi abortisce, è tutto un altro discorso. Non dice la Bibbia: «partorirai con dolore?». Nell'agosto del 2007 è l'Osservatore romano a criticare l'ospedale san Paolo di Milano per un errore durante un aborto selettivo: «Nessun uomo ha diritto di sopprimere un'altra vita. Nessun uomo ha il diritto di sostituirsi a Dio». Il cardinal Sepe, addirittura: «L'aborto è un delitto. Non lo dice Tizio e Caio, ma lo dice da sempre il Vangelo». Lo ripete il papa nei settembre 2007 a Vienna: «l'aborto non può essere considerato un diritto umano». E quando un giudice a Cagliari decreta il sì alla diagnosi preimpianto la Cei scende di nuovo in campo: è un giudizio che cozza con quello della Corte Costituzionale, dice Betori.
A fine ottobre, ecco II monito del Papa ai farmacisti: fate obiezione, non vendete «farmaci immorali». Questa volta nel mirino non c'è la Ru486, che è una pillola abortiva, ma addirittura la «pillola del giorno dopo», che - impedendo l'impianto della blastula - non produce alcun aborto ma impedisce la formazione dell'embrione. Del resto l'Italia non è sola. In maggio, durante il suo viaggio in Brasile, i quotidiani carioca parlarono di una scomunica in arrivo per i cattolici che avessero abortito oper ipolitici cattolici che si fossero assunti la responsabilità di scelte contrarie ai precetti della chiesa. E qualche mese prima Ratzinger aveva scritto ai vescovi messicani, alla vigilia del voto sulla depenalizzazione dell'aborto: il Papa «si unisce alla chiesa in Messico e alle tante persone di buona volontà preoccupate di fronte a un disegno di legge che minaccia la vita del bambino non nato». E invitava a «difendere il diritto alla vita di ogni essere umano dal primo istante del concepimento, di fronte a qualsiasi manifestazione di cultura della morte».
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