mercoledì 30 gennaio 2008

In Italia scompaiono le api «Colpa di clima e veleni»

In Italia scompaiono le api «Colpa di clima e veleni»

Corriere della Sera on line del 30 gennaio 2008

di Elvira Serra

Leggi api e pensi miele. Ingenerosamente. Perché queste piccole operaie dorate concorrono in maniera determinante nella produzione di pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, ciliegie, cocomeri, zucchine, pomodori, soia, colza. Per non parlare del contributo che danno alla filiera della carne, impollinando i prati di erba medica e trifoglio destinati agli animali da allevamento. Oggi, però, leggi api e pensi estinzione.



L'allarme lo lancia l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici (Apat): nel 2007 l'Italia ha perso duecentomila alveari, con un danno stimato in 250 milioni di euro. Al Nord la moria delle api ha toccato il 50%. E le perdite si contano anche in Europa e negli Stati Uniti. Qui, in particolare, il Colony Collapse Disorder, il tremendo fenomeno dello spopolamento, ha raggiunto punte del 70%. «I cambiamenti climatici, l'inasprimento delle infezioni da virus e l'inquinamento da fitofarmaci sono gli imputati principali», risponde Francesco Panella, presidente dell'Unione apicoltori (Unaapi).



L'anno scorso, nel periodo delle semine nella pianura lombarda, è scomparso il 20% delle sue bottinatrici, cioè le api che portano nell'arnia il bottino: nettare, polline, acqua e melata. Coldiretti e Confederazione italiana agricoltori sono in allerta. «L'apporto economico di questi imenotteri al comparto agricolo è di circa 1.600 milioni di euro l'anno», spiega l'Apat. Ma il problema non è soltanto finanziario. «L'ape è un bioindicatore, ai primi sintomi che qualcosa non va muore», aggiunge Isidoro Furlan, del Corpo forestale dello Stato. E infatti il ministro dell'Ambiente parla di allarme «che riguarda l'agricoltura, ma anche l'equilibrio del nostro ecosistema, e conferma tutte le preoccupazioni emerse dalla Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici di settembre».



Il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci (Pd) è pratico: «In Italia ci sono circa 50 mila apicoltori, un milione e 100 mila alveari, si producono oltre 10 mila tonnellate all'anno di miele e 20 mila vengono consumate. È urgente adottare ogni misura necessaria». Come vietare l'uso dei pesticidi nicotinoidi. «La Francia lo ha già fatto — dice l'entomologo Giorgio Celli, autore de La mente dell'ape —. Hanno un effetto tossico simile a quello della nicotina, straordinariamente distruttivo per le api, che perdono l'olfatto e il senso di orientamento, e in queste condizioni muoiono». L'intuizione di Albert Einstein non è incoraggiante: «Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita».

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