Repubblica 15.1.08
Il superamento delle origini, L'islam, l'occidente e la fede superstiziosa
di Ayaan Hirsi Ali
Sono stata allevata fin dalla nascita secondo una mentalità tribale, ma sono cambiata. Ho adottato i valori dell´Illuminismo accettando l´espulsione dal mio clan e dal mondo islamico
Il confronto tra modernità e tradizione ha finito con il trasformarsi in quello tra due etiche
Da quella traumatica mattina di settembre di sei anni fa, diversi autori hanno pubblicato libri sull´Islam radicale e la sua minaccia contro l´Occidente. Lee Harris entra a far parte di questa schiera col suo The Suicide of Reason (Il suicidio della ragione, Basic Books, pagg. 290, $ 26), ma si distingue spingendo la sua argomentazione fino a contemplare la peggiore di tutte le ipotesi: la distruzione del mondo occidentale ad opera del radicalismo islamico. Le sue pagine comunicano un senso di urgenza, un desiderio di scuotere dal loro sonno i leader occidentali, costringendoli a prendere atto di quanto finora non hanno saputo comprendere: sono oramai in guerra contro un avversario che si batte secondo le leggi della giungla.
Lee Harris, che è anche autore di La civiltà e i suoi nemici (in Italia è in pubblicazione da Rubbettino, ndr), dedica gran parte del suo libro a identificare due tipi di fanatismo: il primo è quello islamico. Harris vede nel fanatismo un «meccanismo di difesa», che ha protetto l´Islam dalla pressione di un mondo in trasformazione, consentendogli di espandersi verso nuovi territori e culture. A suo giudizio, l´espansione islamica rappresenta un fenomeno permanente. Per quanto le sue affermazioni siano indubbiamente discutibili, l´autore si impegna valorosamente a dimostrare come l´ingresso dell´Islam in un´altra cultura produca cambiamenti a tutti i livelli, dal politico al personale. Denunciando la natura imperialista dell´Islam, Harris ne pone in rilievo le differenze rispetto agli imperi dell´antica Roma, della Gran Bretagna o della Francia. Ai suoi occhi, l´impero islamico persegue l´obiettivo unico di un´espansione tutta concentrata sulla religione, verso un mondo governato da Allah. In questo senso, l´idea della jihad non sarebbe quella di una lotta interna per la pace e la giustizia, ma piuttosto di una grandiosa missione di conversione. L´argomentazione di Harris è incompleta, anche perché non tiene in alcun conto la diffusione della Cristianesimo nell´Impero romano, così come in quello britannico o francese. La potenza dell´espansione islamica è forse maggiore di quella degli imperi cristiani perché, a differenza della cristianità, l´Islam non ha mai accettato l´idea della separazione tra sacro e profano. Ciò spiega in parte la disponibilità dei musulmani al martirio in nome della più ampia comunità, la umma, che unisce anche i popoli separati in senso geografico, oltre che da culture, lingue e retaggi diversi. Secondo lui, questo senso di solidarietà può essere sostenuto solo con l´arma del fanatismo, che impone a ogni membro della umma di convertire gli infedeli, e di minacciare di morte chiunque tenti di dissociarsi. In altri termini, la cultura musulmana persegue al tempo stesso la conservazione e la conversione ed è questo duplice obiettivo a consentirle di diffondersi sull´intero pianeta.
Il secondo fanatismo, che starebbe contaminando le società occidentali, è quello che Lee Harris identifica come un «fanatismo della ragione». A suo parere, la ragione ha in sé un potenziale che potrebbe essere fatale, poiché induce nei leader dell´Occidente una sorta di cecità a fronte della vera natura delle culture influenzate dall´Islam. Gli occidentali tendono a vederle come pure e semplici variabili del mondo che conoscono, con valori dominanti simili a quelli accettati dalla propria cultura. Si tratta, secondo Harris, di un errore fatale, che impedisce all´Occidente di valutare correttamente la loro storia e la vera natura dell´opposizione che si trova a fronteggiare. Il fanatismo islamico non sarebbe dunque una devianza limitata a un ristretto numero di musulmani. Per Harris, esso rappresenta invece il principio fondamentale dell´Islam. «Fin dai primi anni di vita - scrive - i musulmani vengono indottrinati attraverso un codice intimidatorio che impone un atteggiamento di rigetto fanatico di tutto ciò che potrebbe mettere a repentaglio la supremazia dell´Islam». Un buon musulmano dev´essere disposto a rinunciare a tutto - proprietà, famiglia, figli - fino a sacrificare la vita stessa in nome dell´Islam. Ai maschi, in particolare, si insegna ad essere spietati e dominanti, per dar vita a una società di "guerrieri consacrati". Tutto ciò è in netto contrasto con l´Occidente, con la sua etica dell´individualismo, della ragione e della tolleranza, col suo sistema elaborato, in cui ogni attore, dall´individuo allo stato nazione, si adopera per risolvere i conflitti attraverso l´uso della parola. L´Occidente ha tentato in vari modi di convertire e assimilare i musulmani, seducendoli alla modernità. Tuttavia, secondo Harris, nessuno di questi tentativi ha avuto successo. E al tempo stesso il nostro culto della ragione ci rende inermi a fronte di predatori estremamente aggressivi, rischiando di contribuire al nostro lento "suicidio" culturale.
Io non sono nata in Occidente. Sono stata allevata secondo i codici dell´Islam, e indottrinata fin dalla nascita secondo una mentalità tribale. Eppure sono cambiata. Ho adottato i valori dell´Illuminismo, e di conseguenza ho dovuto accettare di vedermi respinta dal mio clan natale e dal mondo tribale islamico. Cosa mi ha indotto a farlo? Il fatto che nelle società tribali la vita è crudele e terribile. Peraltro, non sono la sola. Per vari decenni, i musulmani sono emigrati in massa verso l´Occidente. Sono partiti in cerca di una vita migliore, ma hanno portato con sé i loro condizionamenti tribali e culturali. E in questo sono stati favoriti dal multiculturalismo, dal relativismo morale che regna in Occidente.
Harris ha ragione di ritenere che i leader occidentali abbiano in genere idee molto confuse sul mondo islamico. Ma il problema non è certo un eccesso di ragione. A promuovere e incoraggiare la perdurante segregazione, il tribalismo dei musulmani immigrati in Occidente, non è certo la ragione, ma piuttosto una mentalità di segno romantico. Il multiculturalismo e il relativismo morale, con la loro tendenza a idealizzare i costumi tribali, si sono dimostrati refrattari a ogni critica empirica. I leader occidentali si stanno lasciando sfuggire una grandissima opportunità di competere con gli agenti dell´Islam radicale per conquistare - soprattutto all´interno dei loro confini - le menti dei musulmani. Ma in questa gara, la ragione deve prevalere sul sentimento.
Per Lee Harris, chi è nato e cresciuto all´interno di culture che promuovono il fanatismo è condannato e condannerà gli altri a un´esistenza governata dalla legge della giungla. Ma sostenere questo vuol dire ignorare le lezioni del passato dello stesso Occidente. Per lunghi periodi, i comportamenti occidentali - dalle Crociate fino ai programmi di genocidio - sono stati tutt´altro che nobili. Ma è anche vero che molti occidentali nati nella legge della giungla, quella del maschio dominante e della donna succube, hanno incontrato la cultura della ragione e l´hanno fatta propria. In breve, se innegabilmente questo conflitto è una lotta mortale tra culture diverse, saranno gli individui a determinarne l´esito.
Traduzione di Elisabetta Horvat
Il superamento delle origini, L'islam, l'occidente e la fede superstiziosa
di Ayaan Hirsi Ali
Sono stata allevata fin dalla nascita secondo una mentalità tribale, ma sono cambiata. Ho adottato i valori dell´Illuminismo accettando l´espulsione dal mio clan e dal mondo islamico
Il confronto tra modernità e tradizione ha finito con il trasformarsi in quello tra due etiche
Da quella traumatica mattina di settembre di sei anni fa, diversi autori hanno pubblicato libri sull´Islam radicale e la sua minaccia contro l´Occidente. Lee Harris entra a far parte di questa schiera col suo The Suicide of Reason (Il suicidio della ragione, Basic Books, pagg. 290, $ 26), ma si distingue spingendo la sua argomentazione fino a contemplare la peggiore di tutte le ipotesi: la distruzione del mondo occidentale ad opera del radicalismo islamico. Le sue pagine comunicano un senso di urgenza, un desiderio di scuotere dal loro sonno i leader occidentali, costringendoli a prendere atto di quanto finora non hanno saputo comprendere: sono oramai in guerra contro un avversario che si batte secondo le leggi della giungla.
Lee Harris, che è anche autore di La civiltà e i suoi nemici (in Italia è in pubblicazione da Rubbettino, ndr), dedica gran parte del suo libro a identificare due tipi di fanatismo: il primo è quello islamico. Harris vede nel fanatismo un «meccanismo di difesa», che ha protetto l´Islam dalla pressione di un mondo in trasformazione, consentendogli di espandersi verso nuovi territori e culture. A suo giudizio, l´espansione islamica rappresenta un fenomeno permanente. Per quanto le sue affermazioni siano indubbiamente discutibili, l´autore si impegna valorosamente a dimostrare come l´ingresso dell´Islam in un´altra cultura produca cambiamenti a tutti i livelli, dal politico al personale. Denunciando la natura imperialista dell´Islam, Harris ne pone in rilievo le differenze rispetto agli imperi dell´antica Roma, della Gran Bretagna o della Francia. Ai suoi occhi, l´impero islamico persegue l´obiettivo unico di un´espansione tutta concentrata sulla religione, verso un mondo governato da Allah. In questo senso, l´idea della jihad non sarebbe quella di una lotta interna per la pace e la giustizia, ma piuttosto di una grandiosa missione di conversione. L´argomentazione di Harris è incompleta, anche perché non tiene in alcun conto la diffusione della Cristianesimo nell´Impero romano, così come in quello britannico o francese. La potenza dell´espansione islamica è forse maggiore di quella degli imperi cristiani perché, a differenza della cristianità, l´Islam non ha mai accettato l´idea della separazione tra sacro e profano. Ciò spiega in parte la disponibilità dei musulmani al martirio in nome della più ampia comunità, la umma, che unisce anche i popoli separati in senso geografico, oltre che da culture, lingue e retaggi diversi. Secondo lui, questo senso di solidarietà può essere sostenuto solo con l´arma del fanatismo, che impone a ogni membro della umma di convertire gli infedeli, e di minacciare di morte chiunque tenti di dissociarsi. In altri termini, la cultura musulmana persegue al tempo stesso la conservazione e la conversione ed è questo duplice obiettivo a consentirle di diffondersi sull´intero pianeta.
Il secondo fanatismo, che starebbe contaminando le società occidentali, è quello che Lee Harris identifica come un «fanatismo della ragione». A suo parere, la ragione ha in sé un potenziale che potrebbe essere fatale, poiché induce nei leader dell´Occidente una sorta di cecità a fronte della vera natura delle culture influenzate dall´Islam. Gli occidentali tendono a vederle come pure e semplici variabili del mondo che conoscono, con valori dominanti simili a quelli accettati dalla propria cultura. Si tratta, secondo Harris, di un errore fatale, che impedisce all´Occidente di valutare correttamente la loro storia e la vera natura dell´opposizione che si trova a fronteggiare. Il fanatismo islamico non sarebbe dunque una devianza limitata a un ristretto numero di musulmani. Per Harris, esso rappresenta invece il principio fondamentale dell´Islam. «Fin dai primi anni di vita - scrive - i musulmani vengono indottrinati attraverso un codice intimidatorio che impone un atteggiamento di rigetto fanatico di tutto ciò che potrebbe mettere a repentaglio la supremazia dell´Islam». Un buon musulmano dev´essere disposto a rinunciare a tutto - proprietà, famiglia, figli - fino a sacrificare la vita stessa in nome dell´Islam. Ai maschi, in particolare, si insegna ad essere spietati e dominanti, per dar vita a una società di "guerrieri consacrati". Tutto ciò è in netto contrasto con l´Occidente, con la sua etica dell´individualismo, della ragione e della tolleranza, col suo sistema elaborato, in cui ogni attore, dall´individuo allo stato nazione, si adopera per risolvere i conflitti attraverso l´uso della parola. L´Occidente ha tentato in vari modi di convertire e assimilare i musulmani, seducendoli alla modernità. Tuttavia, secondo Harris, nessuno di questi tentativi ha avuto successo. E al tempo stesso il nostro culto della ragione ci rende inermi a fronte di predatori estremamente aggressivi, rischiando di contribuire al nostro lento "suicidio" culturale.
Io non sono nata in Occidente. Sono stata allevata secondo i codici dell´Islam, e indottrinata fin dalla nascita secondo una mentalità tribale. Eppure sono cambiata. Ho adottato i valori dell´Illuminismo, e di conseguenza ho dovuto accettare di vedermi respinta dal mio clan natale e dal mondo tribale islamico. Cosa mi ha indotto a farlo? Il fatto che nelle società tribali la vita è crudele e terribile. Peraltro, non sono la sola. Per vari decenni, i musulmani sono emigrati in massa verso l´Occidente. Sono partiti in cerca di una vita migliore, ma hanno portato con sé i loro condizionamenti tribali e culturali. E in questo sono stati favoriti dal multiculturalismo, dal relativismo morale che regna in Occidente.
Harris ha ragione di ritenere che i leader occidentali abbiano in genere idee molto confuse sul mondo islamico. Ma il problema non è certo un eccesso di ragione. A promuovere e incoraggiare la perdurante segregazione, il tribalismo dei musulmani immigrati in Occidente, non è certo la ragione, ma piuttosto una mentalità di segno romantico. Il multiculturalismo e il relativismo morale, con la loro tendenza a idealizzare i costumi tribali, si sono dimostrati refrattari a ogni critica empirica. I leader occidentali si stanno lasciando sfuggire una grandissima opportunità di competere con gli agenti dell´Islam radicale per conquistare - soprattutto all´interno dei loro confini - le menti dei musulmani. Ma in questa gara, la ragione deve prevalere sul sentimento.
Per Lee Harris, chi è nato e cresciuto all´interno di culture che promuovono il fanatismo è condannato e condannerà gli altri a un´esistenza governata dalla legge della giungla. Ma sostenere questo vuol dire ignorare le lezioni del passato dello stesso Occidente. Per lunghi periodi, i comportamenti occidentali - dalle Crociate fino ai programmi di genocidio - sono stati tutt´altro che nobili. Ma è anche vero che molti occidentali nati nella legge della giungla, quella del maschio dominante e della donna succube, hanno incontrato la cultura della ragione e l´hanno fatta propria. In breve, se innegabilmente questo conflitto è una lotta mortale tra culture diverse, saranno gli individui a determinarne l´esito.
Traduzione di Elisabetta Horvat
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