La lunga marcia contro la 194
La Repubblica del 3 gennaio 2008, pag. 1
di Miriam Mafai
La legge 194 che, nell'ormai lontano 1978 (30 anni fa!) ha sconfitto l'atrocità e la vergogna degli aborti clandestini e ha reso legale, a determinate condizioni, l'interruzione della gravidanza, non verrà abolita. Per ora. E nemmeno modificata.
Non esiste per questo una maggioranza nel nostro Parlamento (contro la richiesta si sono già pronunciati infatti molti esponenti del centrodestra), tanto meno nella pubblica opinione. Ma non per questo il cardinal Ruini può considerarsi sconfitto. Le battaglie culturali, quelle capaci di modificare gli orientamenti profondi di una società, i suoi umori, la sua visione del bene e del male - e la battaglia contro la legge sull'aborto è una di queste — sono battaglie difficili da condurre e da vincere. E molto lunghe. Il cardinal Ruini lo sa bene, meglio di chiunque altro. E più di chiunque altro sa che in questa battaglia per la conquista delle coscienze si può, o meglio si deve, procedere per tappe, arretramenti o incursioni a seconda delle occasioni, delle esitazioni o incertezze delle forze in campo.
Ricordiamo che quando, due anni fa, venne convocato il referendum per la riforma della brutta legge sulla fecondazione assistita, l'allora presidente della Cei, non scelse la strada dello scontro frontale ma preferì quella, assai più abile, dell'astensione. Rispondendo alle incertezze di buona parte della nostra pubblica opinione, comprese le donne che di quella legge rischiavano di rimanere vittime, ed agli oscuri timori per una scienza sospettata di un delirio di onnipotenza. Alla fine i referendari sono stati sconfitti e la legge è rimasta in vigore, sia pure sottoposta oggi a pesanti sentenze della magistratura.
L'esito di quel referendum contro la legge sulla fecondazione assistita, una sconfitta del pensiero laico, può ascriversi a ragione come un successo per il cardinal Ruini che oggi ha lanciato un'altra battaglia, questa volta contro la legge 194. Una battaglia che nell'immediato è perdente ma che apre contraddizioni e lacerazioni in tutto lo schieramento politico, sia nel centro destra come anche nel centro sinistra.
Di nuovo, come già si è verificato nel caso della legge sulla regolamentazione delle coppie di fatto, è il Partito Democratico quello più esposto al pericolo di incertezze, contraddizioni e, forse, una vera e propria lacerazione. Nato da poche settimane dopo una preparazione di anni con l'ambizioso obiettivo di unificare i due riformismi storici del nostro paese, quello di matrice comunista/ socialista e quello di matrice cattolica, il Partito Democratico rischia di dividersi e di non riuscire a trovare una sintesi efficace e condivisa quando debba affrontare problemi che si è convenuto chiamare "eticamente sensibili". Parliamo dell'estensione e allargamento dei diritti civili, dei temi legati alla riproduzione, alla vita, alla morte. Vale la pena di ricordarne alcuni. La regolamentazione delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, è di fatto accantonata. La legge sul cosiddetto "testamento biologico" è, da mesi, ferma al Senato. Siamo in attesa delle nuove "linee guida" sulla applicazione della legge sulla fecondazione assistita.
Con la richiesta del cardinal Ruini di rivedere la legge 194 un altro ostacolo si aggiunge al faticoso processo del Partito Democratico di definire una linea autonoma e condivisa su questi problemi. Alle adesioni entusiaste (e come poteva essere altrimenti?) della senatrice Binetti e del senatore Bobba, si sono contrapposte finora dichiarazioni timide e contraddittorie di altri, pure autorevoli esponenti, dello stesso partito, in evidente difficoltà.
Siamo, in qualche modo, in una situazione che ha del paradossale. Da una parte c'è una società nella quale si sono diffusi, affermati e rafforzati nel corso degli anni quei valori che generalmente vengono definiti propri della laicità. Dovunque, tra tutti i gruppi e ceti sociali, non solo tra i giovani, appare evidente una diffusa richiesta di maggiore libertà individuale, di autonomia nelle scelte della propria vita all'interno della famiglia e della società. Una richiesta che, stando a tutti i dati e le ricerche, è propria anche di coloro che si dichiarano e si professano cattolici. Ma, dall'altra parte, e forse propria a causa di questo diffondersi di comportamenti più liberi e laici assistiamo, da tempo, ad una vera e propria offensiva della Chiesa tesa a riproporre i suoi valori tradizionali. Ormai dimenticato o rinnegato il Concilio, il potere ecclesiastico pretende di possedere il monopolio dell'etica. E pretende quindi non solo di proporlo (il che è del tutto legittimo) ma di im-porlo (il che legittimo non è) a tutta la società.
Chi, come la sottoscritta, ricorda le grandi battaglie per i diritti civili che segnarono gli anni che sono alle nostre spalle, non può non rilevare un'altra drammatica contraddizione che segna i nostri tempi. Allora, quando affrontammo prima le leggi e poi i referendum sul divorzio e sull'aborto, i laici ebbero al loro fianco una parte importante, sul piano numerico e culturale, del mondo cattolico e delle loro organizzazioni. Oggi quelle voci non sembrano esserci più. Anzi, è avvenuto il contrario. E l'offensiva del cardinal Ruini e delle gerarchie contro la laicità dello Stato ha trovato una sponda anche in un settore, certo minoritario ma molto motivato e aggressivo, del pensiero laico. Valga per tutti il sostegno offerto al cardinal Ruini dal "Foglio" di Giuliano Ferrara, prima per l'astensione nel corso del referendum sulla fecondazione assistita, oggi a sostegno della campagna contro la legge sull'aborto.
Le battaglie culturali sono lunghe e difficili, dicevamo all'inizio. Questa, peri diritti civili e la laicità dello Stato è in corso da tempo nel nostro paese. Pensavamo di averla vinta, molti anni fa. La battaglia invece, è ancora in corso. E al Partito Democratico spetterà affrontarla. Con decisione, saggezza e intelligenza, superando le sue attuali incertezze e divisioni.
La Repubblica del 3 gennaio 2008, pag. 1
di Miriam Mafai
La legge 194 che, nell'ormai lontano 1978 (30 anni fa!) ha sconfitto l'atrocità e la vergogna degli aborti clandestini e ha reso legale, a determinate condizioni, l'interruzione della gravidanza, non verrà abolita. Per ora. E nemmeno modificata.
Non esiste per questo una maggioranza nel nostro Parlamento (contro la richiesta si sono già pronunciati infatti molti esponenti del centrodestra), tanto meno nella pubblica opinione. Ma non per questo il cardinal Ruini può considerarsi sconfitto. Le battaglie culturali, quelle capaci di modificare gli orientamenti profondi di una società, i suoi umori, la sua visione del bene e del male - e la battaglia contro la legge sull'aborto è una di queste — sono battaglie difficili da condurre e da vincere. E molto lunghe. Il cardinal Ruini lo sa bene, meglio di chiunque altro. E più di chiunque altro sa che in questa battaglia per la conquista delle coscienze si può, o meglio si deve, procedere per tappe, arretramenti o incursioni a seconda delle occasioni, delle esitazioni o incertezze delle forze in campo.
Ricordiamo che quando, due anni fa, venne convocato il referendum per la riforma della brutta legge sulla fecondazione assistita, l'allora presidente della Cei, non scelse la strada dello scontro frontale ma preferì quella, assai più abile, dell'astensione. Rispondendo alle incertezze di buona parte della nostra pubblica opinione, comprese le donne che di quella legge rischiavano di rimanere vittime, ed agli oscuri timori per una scienza sospettata di un delirio di onnipotenza. Alla fine i referendari sono stati sconfitti e la legge è rimasta in vigore, sia pure sottoposta oggi a pesanti sentenze della magistratura.
L'esito di quel referendum contro la legge sulla fecondazione assistita, una sconfitta del pensiero laico, può ascriversi a ragione come un successo per il cardinal Ruini che oggi ha lanciato un'altra battaglia, questa volta contro la legge 194. Una battaglia che nell'immediato è perdente ma che apre contraddizioni e lacerazioni in tutto lo schieramento politico, sia nel centro destra come anche nel centro sinistra.
Di nuovo, come già si è verificato nel caso della legge sulla regolamentazione delle coppie di fatto, è il Partito Democratico quello più esposto al pericolo di incertezze, contraddizioni e, forse, una vera e propria lacerazione. Nato da poche settimane dopo una preparazione di anni con l'ambizioso obiettivo di unificare i due riformismi storici del nostro paese, quello di matrice comunista/ socialista e quello di matrice cattolica, il Partito Democratico rischia di dividersi e di non riuscire a trovare una sintesi efficace e condivisa quando debba affrontare problemi che si è convenuto chiamare "eticamente sensibili". Parliamo dell'estensione e allargamento dei diritti civili, dei temi legati alla riproduzione, alla vita, alla morte. Vale la pena di ricordarne alcuni. La regolamentazione delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, è di fatto accantonata. La legge sul cosiddetto "testamento biologico" è, da mesi, ferma al Senato. Siamo in attesa delle nuove "linee guida" sulla applicazione della legge sulla fecondazione assistita.
Con la richiesta del cardinal Ruini di rivedere la legge 194 un altro ostacolo si aggiunge al faticoso processo del Partito Democratico di definire una linea autonoma e condivisa su questi problemi. Alle adesioni entusiaste (e come poteva essere altrimenti?) della senatrice Binetti e del senatore Bobba, si sono contrapposte finora dichiarazioni timide e contraddittorie di altri, pure autorevoli esponenti, dello stesso partito, in evidente difficoltà.
Siamo, in qualche modo, in una situazione che ha del paradossale. Da una parte c'è una società nella quale si sono diffusi, affermati e rafforzati nel corso degli anni quei valori che generalmente vengono definiti propri della laicità. Dovunque, tra tutti i gruppi e ceti sociali, non solo tra i giovani, appare evidente una diffusa richiesta di maggiore libertà individuale, di autonomia nelle scelte della propria vita all'interno della famiglia e della società. Una richiesta che, stando a tutti i dati e le ricerche, è propria anche di coloro che si dichiarano e si professano cattolici. Ma, dall'altra parte, e forse propria a causa di questo diffondersi di comportamenti più liberi e laici assistiamo, da tempo, ad una vera e propria offensiva della Chiesa tesa a riproporre i suoi valori tradizionali. Ormai dimenticato o rinnegato il Concilio, il potere ecclesiastico pretende di possedere il monopolio dell'etica. E pretende quindi non solo di proporlo (il che è del tutto legittimo) ma di im-porlo (il che legittimo non è) a tutta la società.
Chi, come la sottoscritta, ricorda le grandi battaglie per i diritti civili che segnarono gli anni che sono alle nostre spalle, non può non rilevare un'altra drammatica contraddizione che segna i nostri tempi. Allora, quando affrontammo prima le leggi e poi i referendum sul divorzio e sull'aborto, i laici ebbero al loro fianco una parte importante, sul piano numerico e culturale, del mondo cattolico e delle loro organizzazioni. Oggi quelle voci non sembrano esserci più. Anzi, è avvenuto il contrario. E l'offensiva del cardinal Ruini e delle gerarchie contro la laicità dello Stato ha trovato una sponda anche in un settore, certo minoritario ma molto motivato e aggressivo, del pensiero laico. Valga per tutti il sostegno offerto al cardinal Ruini dal "Foglio" di Giuliano Ferrara, prima per l'astensione nel corso del referendum sulla fecondazione assistita, oggi a sostegno della campagna contro la legge sull'aborto.
Le battaglie culturali sono lunghe e difficili, dicevamo all'inizio. Questa, peri diritti civili e la laicità dello Stato è in corso da tempo nel nostro paese. Pensavamo di averla vinta, molti anni fa. La battaglia invece, è ancora in corso. E al Partito Democratico spetterà affrontarla. Con decisione, saggezza e intelligenza, superando le sue attuali incertezze e divisioni.
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