Incredibile: per la Bce il pericolo viene dai salari...
l'Unità del 18/01/2008
Secondo l’Istituto rischiano di far impennare l’inflazione, su cui già pesano i rincari di petrolio e alimentari
Un fantasma si aggira per l’Europa: gli aumenti salariali. Questo l’allarme (poco credibile, almeno per quantro riguarda l’Italia) lanciato ieri dalla Bce, secondo cui aumenti salariali più forti del previsto rischiano di far impennare ulteriormente l'inflazione, sulla quale già pesano «forti pressioni al rialzo» legate al caro-petrolio e agli alimentari. Conclusione: è indispensabile che tutte le parti coinvolte nelle negoziazioni «mostrino senso di responsabilità». È altresì importante «eliminare qualsiasi forma di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi», visto che la fiammata dell'inflazione è destinata gradualmente a rientrare nel corso dell'anno, anche se i prezzi rimarranno saldamente sopra il 2% nei prossimi mesi.
La Bce, nel comunicare che seguirà con «particolare attenzione le trattative salariali nei paesi dell'area euro», torna a minacciare un eventuale rialzo dei tassi di interesse. Il consiglio «è pronto ad intervenire in via preventiva al fine di evitare il concretizzarsi di effetti di secondo impatto e rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio termine». Strategia opposta a quella del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ieri ha ribadito che, se ce ne sarà bisogno, la Fed potrebbe agire con tagli notevoli ai tassi di interesse per fornire uno stimolo all’economia americana.
La minaccia di una possibile stretta dei tassi da parte della Bce, comunque, non viene considerata credibile dagli analisti che scommettono addirittura in un taglio del tasso di riferimento dall'attuale 4% entro la fine del 2008.
La Bce continuerà comunque a privilegiare la crescita, sulla quale pesano rischi di ribasso: nonostante i fondamentali dell'economia di Eurolandia siano solidi e l'espansione del pil in termini reali sia sostanzialmente in linea con quella del prodotto potenziale, sulla crescita economica gravano «rischi di indebolimento che riflettono principalmente la possibilità che la rivalutazione del rischio in corso nei mercati finanziari abbia una ricaduta maggiore di quanto attualmente atteso sulle condizioni di finanziamento e sul clima di fiducia, con un impatto negativo sulla crescita mondiale e dell'area euro».
Le turbolenze sui mercati finanziari e le tensioni sul mercato interbancario al momento hanno avuto effetto solo sui tassi applicati nell'erogazione di prestiti, divenuti «contrastanti»: se da un lato quelli per i nuovi mutui a tasso variabile con determinazione iniziale del tasso fino a un anno sono saliti in ottobre al 5,29% (+6 punti base su settembre), dall'altra parte si è avuto un calo di ben 41 punti base all'8,09% per i nuovi prestiti alle famiglie per l'acquisto di beni.
l'Unità del 18/01/2008
Secondo l’Istituto rischiano di far impennare l’inflazione, su cui già pesano i rincari di petrolio e alimentari
Un fantasma si aggira per l’Europa: gli aumenti salariali. Questo l’allarme (poco credibile, almeno per quantro riguarda l’Italia) lanciato ieri dalla Bce, secondo cui aumenti salariali più forti del previsto rischiano di far impennare ulteriormente l'inflazione, sulla quale già pesano «forti pressioni al rialzo» legate al caro-petrolio e agli alimentari. Conclusione: è indispensabile che tutte le parti coinvolte nelle negoziazioni «mostrino senso di responsabilità». È altresì importante «eliminare qualsiasi forma di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi», visto che la fiammata dell'inflazione è destinata gradualmente a rientrare nel corso dell'anno, anche se i prezzi rimarranno saldamente sopra il 2% nei prossimi mesi.
La Bce, nel comunicare che seguirà con «particolare attenzione le trattative salariali nei paesi dell'area euro», torna a minacciare un eventuale rialzo dei tassi di interesse. Il consiglio «è pronto ad intervenire in via preventiva al fine di evitare il concretizzarsi di effetti di secondo impatto e rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio termine». Strategia opposta a quella del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, che ieri ha ribadito che, se ce ne sarà bisogno, la Fed potrebbe agire con tagli notevoli ai tassi di interesse per fornire uno stimolo all’economia americana.
La minaccia di una possibile stretta dei tassi da parte della Bce, comunque, non viene considerata credibile dagli analisti che scommettono addirittura in un taglio del tasso di riferimento dall'attuale 4% entro la fine del 2008.
La Bce continuerà comunque a privilegiare la crescita, sulla quale pesano rischi di ribasso: nonostante i fondamentali dell'economia di Eurolandia siano solidi e l'espansione del pil in termini reali sia sostanzialmente in linea con quella del prodotto potenziale, sulla crescita economica gravano «rischi di indebolimento che riflettono principalmente la possibilità che la rivalutazione del rischio in corso nei mercati finanziari abbia una ricaduta maggiore di quanto attualmente atteso sulle condizioni di finanziamento e sul clima di fiducia, con un impatto negativo sulla crescita mondiale e dell'area euro».
Le turbolenze sui mercati finanziari e le tensioni sul mercato interbancario al momento hanno avuto effetto solo sui tassi applicati nell'erogazione di prestiti, divenuti «contrastanti»: se da un lato quelli per i nuovi mutui a tasso variabile con determinazione iniziale del tasso fino a un anno sono saliti in ottobre al 5,29% (+6 punti base su settembre), dall'altra parte si è avuto un calo di ben 41 punti base all'8,09% per i nuovi prestiti alle famiglie per l'acquisto di beni.
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