sabato 6 ottobre 2007

La Chiesa possiede 100 mila fabbricati in Italia

Repubblica 29.8.07
La Chiesa possiede 100 mila fabbricati in Italia,
molti destinati ad attività economiche, per un'Ici non
versata di 2200 milioni
Un "tesoro" immobiliare da 9 miliardi
Così l'Erario agevola scuole, case di riposo e
ospedali
di Luca Iezzi

Gli ostelli e le pensioni gestite da religiosi
garantiscono 250 mila posti letto, 40 milioni di
presenze e un giro d´affari di 5 miliardi
Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di
ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano
di allargare le esenzioni

ROMA - L´Europa sospetta che l´Italia abbia un occhio
di riguardo per "l´azienda Chiesa" e le conceda un
regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti
laici. La commissione Ue non mette in dubbio le
prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica
come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del
Vaticano. Il problema nasce per le attività economiche
collegate a quella pastorale e in almeno quattro i
settori la Chiesa è leader nazionale: immobiliare,
turismo, sanità ed educazione privata. Visti gli
sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell´aiuto di
Stato assume consistenza.
Ici. Tutto nasce dall´immenso patrimonio immobiliare:
impossibile definirlo con certezza, le stime dicono
100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di
valore. Riducendo l´analisi a realtà più piccole, ma
rappresentative, come Roma, l´elenco è impressionante:
550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole,
200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43
collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18
ospedali. Sono quasi 2 mila gli enti religiosi
residenti e risultano proprietari di circa 20 mila
terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva
dell´Ici esentava i luoghi di culto e le loro
pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno
segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è
assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli
enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura
il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi,
sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università).
Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno
della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che
se in un fabbricato si svolgeva un´attività
commerciale doveva pagare l´imposta. Il governo
Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti
da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e
un primo interesse dell´Ue). Ora la legge colpisce
solo locali utilizzati "esclusivamente" per attività
commerciali. Una formulazione che lascia molto spazio
al proprietario che autocertifica l´uso ai fini
dell´Ici. La nuova formula secondo l´Ares fa perdere
ai comuni 2,2 miliardi di euro. «Per Roma è meno di 20
milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del
comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso
per caso, i contenziosi non sono molti e con questo
tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise».
Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri
spiega: «La normativa non aiuta ad evitare i
contenziosi, ci sono casi di uso "promiscuo"
commerciale e no-profit in cui l´attività a scopo di
lucro è evidentemente preponderante».
Ires. Conventi, palazzi e condomini sono diventati
sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se
l´attività è svolta da enti di assistenza e
beneficenza l´Ires scende del 50% (esenzione totale se
il reddito è generato da un immobile di proprietà
diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera
nel turismo. E anche in questo caso Roma si è
trasformata l´epicentro di un impero: il turismo
religioso genera un fatturato di 5 miliardi l´anno con
40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore
gestiscono 250 mila posti letto. L´attività è
considerata meritoria tanto che il governo ha
stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli
itinerari della fede. Con un ulteriore facilitazione:
le organizzazioni no-profit collegate a entità
religiose mantengono la qualifica a vita senza dover
ogni anno presentare bilanci certificati e senza
correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la
qualifica per inadempimenti formali o sostanziali
(come appunto la generazione di profitti).
Irap. Infine sul fronte del costo del personale le
retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa
cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini
dell´Irap, ma per ognuno di loro le associazioni
possono dedurre una quota nella determinazione del
reddito d´impresa.

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