La Chiesa possiede 100 mila fabbricati in Italia,
molti destinati ad attività economiche, per un'Ici non
versata di 2200 milioni
Un "tesoro" immobiliare da 9 miliardi
Così l'Erario agevola scuole, case di riposo e
ospedali
di Luca Iezzi
Gli ostelli e le pensioni gestite da religiosi
garantiscono 250 mila posti letto, 40 milioni di
presenze e un giro d´affari di 5 miliardi
Nel corso degli anni si è assistito a un braccio di
ferro tra i sindaci e gli enti religiosi che tentavano
di allargare le esenzioni
ROMA - L´Europa sospetta che l´Italia abbia un occhio
di riguardo per "l´azienda Chiesa" e le conceda un
regime fiscale agevolato rispetto ai concorrenti
laici. La commissione Ue non mette in dubbio le
prerogative temporali concesse alla Chiesa cattolica
come la totale esenzione Irpef per i dipendenti del
Vaticano. Il problema nasce per le attività economiche
collegate a quella pastorale e in almeno quattro i
settori la Chiesa è leader nazionale: immobiliare,
turismo, sanità ed educazione privata. Visti gli
sgravi su Ici, Ires, Irap il dubbio dell´aiuto di
Stato assume consistenza.
Ici. Tutto nasce dall´immenso patrimonio immobiliare:
impossibile definirlo con certezza, le stime dicono
100 mila fabbricati per 8-9 miliardi di euro di
valore. Riducendo l´analisi a realtà più piccole, ma
rappresentative, come Roma, l´elenco è impressionante:
550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole,
200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43
collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18
ospedali. Sono quasi 2 mila gli enti religiosi
residenti e risultano proprietari di circa 20 mila
terreni e fabbricati. Va ricordato la legge istitutiva
dell´Ici esentava i luoghi di culto e le loro
pertinenze per cui alcune non sono mai state nemmeno
segnalate ai comuni. Nel corso degli anni si è
assistito a un braccio di ferro tra i sindaci e gli
enti religiosi che tentavano di allargare a dismisura
il perimetro delle esenzioni (alloggi di religiosi,
sedi di fondazioni, opere pie, ospedali, università).
Nei contenziosi i Comuni avevano avuto il sostegno
della corte di Cassazione che dal 2004 ha chiarito che
se in un fabbricato si svolgeva un´attività
commerciale doveva pagare l´imposta. Il governo
Berlusconi aveva esentato tutti gli immobili posseduti
da enti religiosi no profit scatenando le proteste (e
un primo interesse dell´Ue). Ora la legge colpisce
solo locali utilizzati "esclusivamente" per attività
commerciali. Una formulazione che lascia molto spazio
al proprietario che autocertifica l´uso ai fini
dell´Ici. La nuova formula secondo l´Ares fa perdere
ai comuni 2,2 miliardi di euro. «Per Roma è meno di 20
milioni - stima Marco Causi assessore al Bilancio del
comune - e conteranno molto gli accertamenti f caso
per caso, i contenziosi non sono molti e con questo
tipo di contribuenti cerchiamo soluzioni condivise».
Anche se il direttore di Roma Entrate Andrea Ferri
spiega: «La normativa non aiuta ad evitare i
contenziosi, ci sono casi di uso "promiscuo"
commerciale e no-profit in cui l´attività a scopo di
lucro è evidentemente preponderante».
Ires. Conventi, palazzi e condomini sono diventati
sedi di cliniche, scuole e soprattutto alberghi. Se
l´attività è svolta da enti di assistenza e
beneficenza l´Ires scende del 50% (esenzione totale se
il reddito è generato da un immobile di proprietà
diretta del Vaticano). Un bel vantaggio per chi opera
nel turismo. E anche in questo caso Roma si è
trasformata l´epicentro di un impero: il turismo
religioso genera un fatturato di 5 miliardi l´anno con
40 milioni di presenze. In tutta Italia preti e suore
gestiscono 250 mila posti letto. L´attività è
considerata meritoria tanto che il governo ha
stanziato 10 milioni di euro per la promozione degli
itinerari della fede. Con un ulteriore facilitazione:
le organizzazioni no-profit collegate a entità
religiose mantengono la qualifica a vita senza dover
ogni anno presentare bilanci certificati e senza
correre il rischio di vedersi negata dallo Stato la
qualifica per inadempimenti formali o sostanziali
(come appunto la generazione di profitti).
Irap. Infine sul fronte del costo del personale le
retribuzioni corrisposte ai sacerdoti dalla Chiesa
cattolica, non costituiscono base imponibile ai fini
dell´Irap, ma per ognuno di loro le associazioni
possono dedurre una quota nella determinazione del
reddito d´impresa.
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