Il poeta americano Ezra Pound produsse in Italia la
parte fondamentale della sua opera, poetica nella
forma, ma di pensiero espresso in prosa nella
sostanza, ed in ciò fu anche acuto indagatore dei
fenomeni monetari ed economici. Zona d'ombra
affascinante, sconosciuta al pubblico ed agli
accademici, i quali hanno malamente nota l'invettiva
contro l'Usura nel 45° dei Cantos.
Usura non di vicolo, ma delle banche universali e dei
creatori del denaro.
160 relazioni in tre giorni animeranno il convegno
della "Società Europea per la storia del pensiero
Economico" a Ca' Foscari, Venezia, introdotte da Lord
Desai – Scuola di Economia di Londra – con "La via per
il male assoluto: le indagini di Ezra Pound su Moneta
ed Usura", cioè la "scoperta" di un economista
ufficiale inglese del pensiero poundiano concepito in
Italia e maggiormente pubblicato in lingua italiana.
Mali dell'umanità che la scuola di Giacinto Auriti –
università di Teramo – diagnosticò e risolse,
inascoltata dalla ufficialità, proprio per lo studio
delle proposizioni poundiane.
Pound scoprì – scavalcando Marx nell'indagine sul
capitalismo – che il denaro è di chi lo emette perché,
con tale funzione, lo addebita [mentre dovrebbe
accreditarlo, n.d.r] allo Stato ed ai cittadini.
Concessione deputata dallo stato da 3 secoli
(fondazione della Banca d'Inghilterra, 1696), con
rinuncia alla sovranità monetaria. Debito dei
cittadini per titolo (il denaro) che appartiene a
loro, con aggiunta del "tasso", stabilito da banche e
non dal governo statale. Osservazione da Pound
manifestata a Mussolini il 3 gennaio 1933, al quale il
Poeta indicò il sistema di "non far pagare le tasse ai
cittadini, tassando il denaro alla Banca Centrale al
momento dell'emissione", in luogo di bollo virtuale
riscosso in misura simbolica. Il Duce fu stupefatto;
raccolse definitivamente le indicazioni poundiane il
23 maggio 1943, ma dopo due mesi la catastrofe
italiana vanificò l'applicazione del suggerimento.
Il napoletano Domenico Pellegrini Giampietro fu da
Pound immortalato nei Cantos anche per il miracolo di
aver reso attivo il bilancio 1944 della Repubblica
Sociale Italiana, della quale fu Ministro delle
Finanze (gravato da 120 miliardi, sottoscritti dal
governo Badoglio, devoluti al Reich germanico per
l'apporto militare nella guerra), esercitando prelievo
forzoso di denaro dalle casse ricche di BankItalia
(s.p.a., ancor oggi, concessionaria di tesoreria per
lo Stato), che sosteneva esser "suo". Dopo 3 secoli
(1696), uno Stato riprendeva la propria sovranità
monetaria, delegata a terzi privati da "politici,
camerieri dei banchieri", secondo la sentenza di
Pound, esperto in storia.
Lo scorso 3 gennaio Francesco Cossiga (il Sole-24 ore)
addebitò ad Einaudi, Ministro del Tesoro nel secondo
dopoguerra, l'avvio della cessione della sovranità
monetaria statale a BankItalia, preceduto da crescenti
denunzie sulla stampa di Giorgio La Malfa e di chi
scrive, che le palesò anche in RAI-TV "Report" sette
anni prima.
Concetti di "emissione al servizio del lavoro" e non
del capitale, che Alberto De Stefani – grande
economista e primo Ministro delle Finanze con
Mussolini, cui Pound era sconosciuto – precisò in uno
scritto del giugno 1939.
Pound spinse a chiarire che il denaro che abbiamo in
tasca non è nostro, ma rappresenta "debito dei
cittadini verso la banca centrale", mentre dovrebbe
essere "ricchezza e credito nelle tasche dei
cittadini", secondo l'affermazione ripresa da
Jefferson, padre della Patria americana. Di seguito
Giacinto Auriti rivelò che il problema – maestro Pound
– deve essere ribaltato, restituendo creazione del
denaro, controllo del credito e determinazione del
costo (che, come in Giappone, potrebbe essere ZERO)
allo Stato che i cittadini rappresenta.
Il recente dissidio, in componibile, tra il Ministro
italiano dell'Economia ed il governatore di BankItalia
(anche per l'euro, ibrido di proprietà della Banca
Centrale Europea, consorzio di banche "private"
comunque non democraticamente espresse) è cardine,
reso di oscura intelligibilità, del momento di crisi
che viviamo. Perché il denaro è, in realtà, di
banchieri estranei agli interessi dei cittadini,
sempre "stranieri, senza patria", come Pound, unico al
mondo, osservò, pagando di persona con 13 anni di
manicomio criminale nella propria patria, la
rivelazione.
(Pubblicato il 26 febbraio 2004 sul quotidiano "ROMA"
di Napoli).
giovedì 18 ottobre 2007
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