martedì 2 ottobre 2007

Ogm e povertà: Africa sotto scacco delle multinazionali Usa

ECO) Ogm e povertà: Africa sotto scacco delle multinazionali Usa
Roma, 1 ott (Velino) - “Le multinazionali del biotech usano le associazioni internazionali di volontariato per estendere il mercato degli organismi geneticamente modificati”. Ad avanzare questa ipotesi allarmante al VELINO è Marcello Buiatti, professore di genetica all’Università degli studi di Firenze. Secondo Buiatti, i paesi in stato di emergenza economica e alimentare subirebbero una sorta di ricatto, per cui si trovano nelle condizioni di “ricevere derrate alimentari solo a condizione che accettino prodotti e sementi ogm, forniti da Monsanto, Bayer, Dupont e Novaltis alle associazioni di volontariato ong americane”. Il processo di marketing adoperato dalle multinazionali del biotech sarebbe in questo modo molto simile a quello usato per il mercato della droga. “Mentre le prime sementi e i primi prodotti alimentari mandati tramite le associazioni di volontariato sono gratuiti – ha proseguito il genetista - negli anni a seguire, quando i semi germinano e si riproducono spontaneamente, i paesi riceventi sono costretti a dipendere dalle multinazionali del biotech pagando loro ogni anno le royalties. Inoltre le sementi ogm di un brand possono essere abbinate esclusivamente agli erbicidi e ai pesticidi dello stesso brand”. Buiatti ha spiegato che si crea in questo modo un circolo vizioso dal quale diventa molto difficile uscire. “L’unica vera funzione degli ogm è quella di resistere ai prodotti fitosanitari creati dalla stessa azienda che produce i semi. Le sementi ogm prodotte dalla Bayer, per esempio, possono convivere solo con gli agrofarmaci della stessa multinazionale tedesca. Per cui se un contadino, o in questo caso un ‘intera regione africana, adotta sementi ogm di un brand, è costretta a usare anche i fitofarmaci della medesima marca”. Spesso i contratti per le sementi proposti agli agricoltori vengono sfalsati rispetto a quelli per gli agrofarmaci al fine di creare una “dipendenza” dalla quale uscire diventa molto complicato.
“In Italia gli ogm sono vietati ma negli Stati Uniti stiamo facendo molti passi in avanti sul rapporto tra sementi e agrofarmaci”, ha spiegato al VELINO Vittorio Venturini ricercatore di Bayer CropScience. “Gli erbicidi e i pesticidi che produciamo non sono selettivi, per cui tendono a distruggere tutte le colture sulle quali vengono utilizzati, sia quelle da combattere sia quelle destinate a uso alimentare. Per questo Bayer si adopera a creare organismi geneticamente modifìcati che possano resistere a quei determinati prodotti”. Esempio è il glufosinate, erbicida della multinazionale tedesca che, se non usato sulle sementi Bayer, distrugge tutte le colture. “Con gli ogm è possibile utilizzare gli agrofarmaci per le monocolture senza però che esse vengano danneggiate”. Questo sistema porta naturalmente a un uso maggiore di sostanze pesticide da parte degli agricoltori. È di qualche giorno fa la notizia che il 90 per cento dei figli di agricoltori del Carolina del Nord, negli Stati Uniti, sono “contaminati” da pesticidi. Danielle Nieremberg, ricercatrice del Worldwatch Institute di Washington ha stimato che il consumo mondiale di pesticidi è aumentato in modo esponenziale negli ultimi quarant’anni. Nel 1961 si usavano in media 0,49 chili di “fitofarmaci” per ettaro coltivato, nel 2004 se ne usano circa due chili.
“Il Programma mondiale per l’alimentazione (Pam) non manda sementi per l’agricoltura”, ha dichiarato Vichi De Marchi, responsabile media per l’Italia dell’agenzia dell’Onu, al VELINO. “Gran parte del nostro lavoro è quello di fornire supporto alimentare ai paesi in stato di emergenza e come Onu abbiamo una posizione neutra nei confronti degli ogm”. De Marchi ha spiegato che il World food program mentre riceve dall’Europa contributi prevalentemente sotto forma di denaro, riceve dagli Stati Uniti, direttamente derrate alimentari che sono spesso ogm. “Il nostro compito, non facile, è quello di far coincidere la volontà del paese donatore con quella del paese ricevente seguendo naturalmente gli standard internazionali della salute alimentare dettati dall’Organizzazione mondiale per la salute (Oms). Molti paesi però oggi non accettano più gli ogm per non correre il rischio di venire contaminati”. È il caso dello Zimbabwe, che qualche anno fa rifiutò donazioni ogm provenienti dagli Stati Uniti. “Molti paesi ‘contenitori’ chiedono la molitura del mais così da rendere impossibile la germinazione nel terreno”, ha aggiunto De Marchi.
“Il Pam ha deciso di lavarsi le mani di questo problema”, ha spiegato al VELINO Luca Colombo, membro della Fondazione dei diritti genetici. “Con atteggiamento pilatesco, il Pam sostiene che sta al singolo paese ‘recipiente’ decidere se accettare le derrate ogm ed eventualmente richiedere la molitura dei grani”. È tradizione di quei paesi destinare una parte degli aiuti alimentari ricevuti alla semina, procedura molto rischiosa per eventuali contaminazioni genetiche. “Per fortuna nei paesi del terzo mondo non ci sono ancora leggi legate alle royalties come nei paesi del nord America, per cui il rischio che si corre non è tanto quello della dipendenza economica dei paesi riceventi nei confronti delle multinazionali del biotech”, ha proseguito Colombo. “Anche perché gli Stati Uniti sono ora molto concentrati sulle bioenergie e sul bioetanolo per cui non hanno più la disponibilità alimentare da destinare al volontariato che avevano fino a pochi anni fa”. L’agronomo della Fondazione dei diritti genetici ha spiegato che lo strumento usato dalle multinazionali del biotech per estendere le colture ogm, non è più quello degli aiuti alimentari ma un vero e proprio programma di penetrazione attraverso “un’opera di convincimento” da parte di tecnici specializzati in loco che spiegano agli agricoltori locali le “virtù” degli ogm. “Si tratta di una specie di istruzione agricola mediante programmi specifici tesi a portare i contadini africani ad adottare la metodologia legata agli organismi geneticamente modificati”. Ma la vera intenzione delle multinazionali della biotecnologia, secondo Colombo, “è quella di far arrivare gli ogm in Europa, vero mercato interessante a causa del notevole giro d’affari legato al settore dell’agroalimentare. Rischio questo più che mai attuale visto l’abbassamento della soglia di contaminazione da ogm dello 0,9 per cento da poco approvata dalla Commissione europea”.
(Edoardo Spera)
da ilvelino.it

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