giovedì 4 ottobre 2007

Procreazione assistita, Se la legge fa autogol

l'Unità 26.9.07
Procreazione assistita
Se la legge fa autogol
di Carlo Flamigni

La famigerata legge 40, quella che detta le norme in
materia di procreazione medicalmente assistita,
recita, all'articolo 13, che «la ricerca clinica e
sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a
condizione che si perseguano finalità esclusivamente
terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte
alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione
stesso e qualora non siano disponibili metodologie
alternative». In altri termini: mai.
Nell'articolo 14, quello dunque immediatamente
successivo, al punto 5, si legge invece che «i
soggetti di cui all'articolo 5 (cioè i genitori) sono
informati sul numero e, su loro richiesta, sullo stato
di salute degli embrioni prodotti e da trasferire
nell'utero».
Non vorrei sembrare maleducato, ma mi pare evidente
che chi ha scritto questa legge soffra di lunghe pause
cognitive, come dimostra la palese incompatibilità tra
i due articoli: nell'articolo 13 si nega alle coppie
la possibilità di eseguire indagini pre-impiantatorie
sui propri embrioni, un divieto del quale l'articolo
14 sembra farsi beffe.
Provo a spiegare questo punto, a totale beneficio
della senatrice Binetti.
La norma riconosce alle coppie il diritto di essere
informate sulla salute degli embrioni prodotti: non
dice ootidi, zigoti, blastocisti, dice embrioni. Ora,
mentre per sapere se un ootide è normale può anche
bastare (entro precisi limiti, ma non voglio
complicare il discorso) l'analisi al microscopio,
quella consentita dalla legge (ci sono tre pronuclei
invece di due? Buttiamo via tutto o ci metteremo nei
guai) l'unico modo per conoscere le condizioni di
salute di un embrione è l'analisi genetica. Capisco
che una parte dei cattolici non voglia ammettere
l'esistenza dell'ootide, ma l'idea piace al cardinale
Martini e questo mi basta. Che poi il Vaticano abbia
il diritto di correggere i termini della biologia e lo
eserciti al punto di costringere i suoi più illustri
genetisti a cambiare idea sul significato delle parole
mi può anche andar bene, purché si conceda ai biologi
laici un analogo diritto di critica in materia di
esegesi biblica. Se vuoi che un'amicizia si
mantenga...
Dunque , ad avviso di molti, la legge 40 ammette la
diagnosi genetica pre-impiantatoria e non solo per la
ragione che ho citato. Esiste ad esempio un problema
di congruità pragmatica: una donna che si vede
rifiutare questo accertamento avrà poi modo di
eseguire le stesse indagini, in gravidanza, sul feto e
di decidere di interrompere la gravidanza se lo
scoprirà malato, spero che a nessuno sfugga la
crudeltà inutile del primo diniego. Inoltre in queste
circostanza è certamente a rischio la salute
psicologica della donna e vorrei ricordare che una
sentenza della Consulta di circa trent'anni or sono
afferma che deve essere privilegiata la salute e
l'interesse di chi è già persona nei confronti di chi
persona deve ancora diventare.
Nel 2005 una coppia di coniugi di Quartu Sant'Elena
portatrice di una comune anomalia genetica (l'anemia
mediterranea) aveva fatto ricorso contro il divieto di
eseguire una diagnosi pre-impiantatoria con istanza
d'urgenza presentata al Tribunale di Cagliari. Il
magistrato aveva passato gli atti alla Consulta, la
quale aveva dichiarato inammissibile la questione di
legittimità perché non posta correttamente. Ricordo il
commento del professor Emilio Dolcini, ordinario di
diritto penale nell'Università di Milano, il quale
aveva interpretato la sentenza come una sorta di
incitamento a ripresentare il ricorso presso un
tribunale ordinario, cosa che è poi stata regolarmente
fatta. Per quanto posso capire, il giudice ha ritenuto
di dover privilegiare il diritto della donna alla
salute e all'informazione sulle condizioni di salute
del nascituro, anche e soprattutto alla luce dei
principi costituzionali che ho appena citato. Scelta,
a mio avviso, logica, razionale e piena di buon senso.
Mi attendevo le solite convulsioni cattoliche, ma
debbo confessare che chi mi da le maggiori
soddisfazioni è, come sempre, Paola Binetti, la quale
chiama in causa la dichiarazione di inammissibilità
della Corte Costituzionale del 2005, della quale non
ha evidentemente capito una parola. Ho per la
senatrice Binetti una forte simpatia personale (mia
moglie lo sa) e, se continua a darmi queste
soddisfazioni, non vedo come potrò evitare di
chiederle di farmi entrare nel suo nuovo partito.
Molti mi chiedono come si potrà andare avanti a
partire da questa piccola vittoria. Anzitutto credo
che il tempo dei ricorsi non sia ancora terminato e mi
auguro che prima o poi si porti al magistrato- ma in
termini più corretti di quelli usati in passato - la
questione dell'ootide, l'oocita fecondato nel quale
non si è ancora formato un genoma unico e che la legge
tedesca, la legge svizzera e un grande numero di
teologi cattolici considera «fase pre-zigotica e
perciò pre-embrionale». Bisogna però trovare un
sinonimo di ootide, termine in molti sensi non grato
ai cattolici: nel sito di «Verità e Vita», nella parte
dedicata all'«antilingua» il povero ootide figura come
«ootite (sic)», che potrebbe aver a che fare con il
mal d'orecchi. Una volta questi si chiamavano autogol.
In secondo luogo deve diventare chiaro a tutti che una
donna ha il diritto di rifiutare il trasferimento di
tre embrioni e che a seguito di questo rifiuto il
medico non può che congelare l'embrione o gli embrioni
che la donna non ha voluto accogliere nel proprio
grembo. In tempi lunghi, mi sembra che la soluzione
più logica sia quella di tornare a proporre ai
cittadini italiani la solita domanda: ma proprio la
volete una legge così stupida e così ingiusta?
In tempi brevi, poco da fare :mi sembra che continui a
prevalere l'ormai cronico atteggiamento di rispettosa
e modesta rassegnazione che la maggior parte dei
parlamentari ha deciso di assumere quando deve
confrontarsi, anche da grande distanza, con un
qualsiasi rappresentante del Vaticano, Guardie
Svizzere incluse. E non mi pare che il Ministero della
Salute possa attualmente essere considerato un tempio
della laicità, considerate le recenti proposte di
adozione per la nascita e i peana in onore di chi
accetta un figlio malformato , che alle mie orecchie
suonano come sgradevoli e inattese condanne a che ha
invece deciso diversamente e che, perbacco,
meriterebbe un po' più di rispetto. Perché, vedete
compagni, se vogliamo che il Paese possa respirare la
pulita e trasparente aria della laicità bisogna che i
nostri attuali politici passino tutti (o quasi tutti)
a miglior vita. No, non sto affatto pensando a una
epidemia, mi auguro solo che divengano tutti così
ricchi da decidere collettivamente di trasferirsi
nelle Hawai, dove sembra - dico sembra, non ho prove
concrete - che la vita sia senz'altro migliore.

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