giovedì 20 dicembre 2007

Allen Sinai “L’Italia fa gola ai capitali Usa”

Allen Sinai “L’Italia fa gola ai capitali Usa”

La Stampa.it del 5 aprile 2007

di Maurizio Molinari
La globalizzazione bussa alle porte dell’Italia perché ci sono vistose opportunità di investimento». Il guru di Wall Street Alan Sinai dà una chiave di lettura semplice ai passi di AT&T verso Telecom e Texas Pacific Group verso Alitalia, lasciando intendere che potrebbe essere l’inizio di un fenomeno economico di vaste dimensioni.

Cosa accomuna le operazioni AT&T e Texas Pacific Group?
«Le forze della globalizzazione consentono il trasferimento di imponenti quantità di denaro nelle mani di fondi di investimento e istituzioni finanziarie. Denaro che si muove molto rapidamente, accelera e garantisce ricavi pesanti per chi investe. Ogni azienda in ogni Paese del mondo può essere raggiunta da questo flusso di capitali. La globalizzazione sta nella velocità con cui il denaro circola: cercando aziendecome l’Alitalia che perdono denaro, hanno un bilancio sofferente, sono in parte o del tutto gestite dal governo e possono essere trasformate in realtà efficienti grazie ad una sostanziosa iniezione di capitale privato. Sono i primi obiettivi dei capitali in circolazione. Qualcosa di simile vale anche per Telecom, una struttura forte che non produce profitto. Qualsiasi azienda può essere acquistata da investitori privati residenti altrove in tempi celeri: è la nuova era delle fusioni ed acquisizioni globali».

Quali saranno le conseguenze per l’Italia?
«La globalizzazione sta arrivando: da Alitalia e Telecom ne abbiamo i primi segnali. È presto per dire se i frutti saranno prevalentemente buoni o cattivi ma da un punto di vista di mercato si tratta di un tassello di un processo più ampio, spinto da una forza naturale».

Quali sono gli obiettivi che si propongono gli investitori privati?
«La massimazione dei profitti: e ci riusciranno, garantendo entrate per gli investitori. Si tratta di iniezioni di capitali capaci di migliorare le aziende in difficoltà in 2 o 3 anni».

Fino ad ora i capitali privati americani hanno disertato l’Italia. Come spiega l’inversione di tendenza?
«L’Italia in questo momento è una nazione splendida per gli investitori».

Perché?
«È nella zona-euro, si stanno realizzando alcune riforme economiche, c’è crescita, il rapporto euro-dollaro è destinato ad apprezzarsi, la politica monetaria offre garanzie ed i rapporti con gli Sua sono tradizionalmente buoni».

Dunque c’entra il fattore-euro.
«Investire in euro è conveniente e rientra nella oramai consolidata tendenza dei fondi globali di diversificare gli investimenti in dollari guardando a Cina, Giappone, Singapore ed ora anche alla zona europea dove Germania, Italia e Francia sono i Paesi benificiano più degli altri della crescita dell’Europa dell’Est. I rapporti russo-tedeschi fioriscono e le conseguenze si ripercuotono in Italia, una nazione la cui economia resta basata soprattutto su aziende famigliari. La situazione ideale per investire anche perché, in rapporto allo scenario globale, il valore della vostra Borsa è sottostimato, come quello delle proprietà immobiliari. Insomma, l’Italia è molto attraente perché finora è rimasta ai margini della globalizzazione».

Come interpreta i timori politici che circolano in Italia sul rischio di una cessione di Telecom a proprietari stranieri?
«Quando la globalizzazione arriva l’impatto è forte e può essere difficile da gestire politicamente se la nazione non è ancora pronta ad affrontare la nuova situazione. Si può cedere alla sensazione di trovarsi di fronte ad una sorta di invasione da parte di forze straniere ma in realtà si tratta solamente del debutto nel nuovo mondo».

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