giovedì 20 dicembre 2007

Virus e batteri globali

Virus e batteri globali

La Stampa.it del 31 maggio 2007

di Eugenia Tognotti
Le malattie e il villaggio globale. La perdurante vulnerabilità dell'umanità di fronte a microbi e virus. La mobilità e i rischi per la salute. Appare come un paradigma del rischio e dell'incertezza del presente il caso del cittadino americano, affetto dalla più temuta delle forme di tubercolosi farmaco-resistente e potenzialmente contagioso, che, in circa due settimane ha viaggiato per mezzo mondo, su voli intercontinentali - dall'America alla Francia, all'Italia, al Canada - a contatto con equipaggi e passeggeri inconsapevoli, di diverse nazionalità. A cui ora esperti ed autorità sanitarie rivolgono appelli, non allarmistici, ma pressanti, perché si sottopongano ad esami medici.

Il rischio di contagio non è elevato - si sa - ma nel villaggio globale la velocità dei trasporti è tale da richiedere una risposta pronta ed efficace, com'è avvenuto per la SARS. Ecco dunque risuonare l'antico termine di quarantena: il possibile e inconsapevole «untore» è in isolamento e i compagni di viaggio delle poltrone più vicine alla sua potrebbero seguire la stessa sorte. Il Centro per il controllo delle malattie di Atlanta, l'OMS e le autorità sanitarie dei vari Paesi vigilano. Negli Usa un ordine di quarantena non era pubblicato dal 1963. Alla fine di quel decennio le clamorose vittorie sulle malattie infettive sembravano annunciarne la scomparsa, tanto che nel 1969 William H. Stewart, il direttore della Sanità Usa, dava per chiusa la questione. Una previsione smentita dall'arrivo dell'Aids e dagli impensabili arretramenti di questi anni, come dimostra la comparsa sulla scena di virus e batteri, vecchi e nuovi, che gli spostamenti aerei e le spedizioni di merci diffondono per nuove rotte, sempre più lontano e velocemente.

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