Se il pianeta resta senz'acqua
La Repubblica del 6 marzo 2007, pag. 1
di Fred Pearce
In tutto il mondo alcuni dei fiumi più grandi - quelli che noi tutti ricordiamo di aver studiato a scuola - sono sempre più in secca. Per buona parte dell'anno il fiume Giallo in Cina, l'Indo in Pakistan, il Murray in Australia, il Colorado negli Stati Uniti e il Nilo in Egitto praticamente non convogliano più acqua nel mare. Negli ultimi due anni in alcuni punti si è abbassato di livello perfino il possente Rio delle Amazzoni, che da solo trasporta un quinto di tutta l'acqua di tutti i fiumi della Terra. E il Po in Italia nelle ultime estati ha fatto registrare livelli al minimo storico.
Gli atlanti non dicono più il vero. In Asia centrale l'antico fiume Oxus non raggiunge più le sponde del lago d'Aral: la sua acqua è prelevata per le coltivazioni di cotone. Il lago d'Aral un tempo era il quarto più grande "mare" interno del mondo. Oggi è soltanto un deposito di sale in pieno deserto. Se ci si ferma in piedi in corrispondenza della vecchia linea costiera del Mynak in Uzbekistan, davanti a sé si scorge lo spoglio letto del mare – un nuovo deserto - che si distende per oltre cento chilometri.
Il problema è in parte una conseguenza del cambiamento del clima. Alle sorgenti di tutti questi fiumi le precipitazioni sono diventate scarse. Buona parte dell'area mediterranea, Italia inclusa, sta diventando sempre più secca e i modelli climatici prevedono che in futuro le aree aride del pianeta diventeranno ancora più aride. In realtà, i nostri fiumi si stanno prosciugando essenzialmente a causa del nostro eccessivo consumo di acqua, destinata soprattutto all'irrigazione. L'agricoltura è responsabile dei due terzi di tutta l'acqua che gli esseri umani prelevano dalla natura nel mondo. In Italia questa percentuale sale intorno al 50 per cento, e nelle regioni molto aride tale quantità aumenta ancor più, raggiungendo il 90.
L'anno scorso ingegneri, politici e finanzieri convenuti a Città del Messico in occasione del World Water Forum che si tiene ogni tre anni hanno suggerito di creare molte più dighe e di definire nuovi parametri di prelievo dell'acqua per far fronte alla crescente domanda in tutto il mondo di acqua pulita. Ma a che scopo erigere altre dighe, se i fiumi si stanno già prosciugando?
In molti Paesi stiamo esaurendo anche le riserve idriche sotterranee, sia legalmente sia illegalmente. Si calcola che l'Italia abbia più di un milione di pozzi illegali. In India lo ve i fiumi sono già secchi per buona parte dell'anno, negli ultimi dieci anni i coltivatori hanno scavato oltre venti milioni di condutture sotterranee sotto i loro campi, al fine di prelevare l'acqua presente in profondità. Poiché le loro pompe funzionano 24 ore al giorno, le falde freatiche si stanno rapidamente abbassando. Di recente i ricercatori hanno calcolato che ogni anno i coltivatori prelevano la sbalorditiva quantità di cento chilometri cubici d'acqua in più di quello che le precipitazioni riescono a sostituire. Attualmente l'India è autosufficiente da questo punto di vista, ma come numerosi altri Paesi asiatici sta per esaurire il tempo e l'acqua a sua disposizione.
I presupposti di questa emergente crisi idrica globale risalgono alla "rivoluzione verde", la crociata scientifica combattuta negli anni Settanta e Ottanta per produrre nuove varietà di colture ad alto rendimento con le quali dar da mangiare alla popolazione terrestre che stava crescendo a ritmi incalzanti.
Allora si temeva che miliardi di persone avrebbero potuto morire di fame di questi nostri tempi. Così non è stato. La "rivoluzione verde" ha fatto il suo dovere, producendo maggiori quantità di cibo. Ma ciò ha avuto un suo costo. Se da un lato le nuove colture hanno assicurato rendimenti eccezionali, al contempo dall'altro utilizzano l'acqua in modo meno efficiente rispetto alle colture di un tempo. Di conseguenza, oggi nel mondo si coltiva circa il doppio delle colture degli anni Settanta, si è al passo con la crescita della popolazione, ma dai fiumi e dalle riserve idriche sotterranee si preleva almeno tre volte l'acqua di allora.
La quantità di acqua che occorre per riempire la nostra borsa della spesa è impressionante. Occorrono cinquemila litri di acqua per ottenere un chilo di riso, 11 mila per far crescere il foraggio sufficiente ad alimentare una mucca affinchè questa ci dia un hamburger, tremila per un sacchetto da un chilo di zucchero e 20 mila per ottenere un barattolo da un chilo di caffè. Con simili presupposti, non stupisce che nel mondo l'acqua scarseggi, o che le organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di cibo e agricoltura affermino che in almeno un terzo dei campi coltivati esistenti al mondo "l'acqua, e non la terra, è il vero vincolo" per la produzione.
Non stupisce neppure che le tensioni internazionali per il controllo sulle risorse idriche stiano moltiplicandosi. Allorché un Paese a monte riesce a dare fondo alle acque di un fiume prima che questo attraversi il confine, la popolazione confinante a valle comprensibilmente è molto preoccupata. Le dighe erette in Turchia possono prosciugare completamente l'Eufrate prima che questo arrivi a scorrere in Siria e in Iraq. Gli Stati Uniti svuotano pressoché del tutto il Rio Grande e il Colorado prima che questi corsi d'acqua riescano ad attraversare il confine messicano. Israele preleva tutta l'acqua del fiume Giordano prima ancora che esso arrivi a scorrere nel Paese dal quale prende il nome.Le guerre per l'acqua sono imminenti.
L'acqua in natura si ricicla naturalmente: evapora dagli oceani e ricade sulla Terra sotto forma di pioggia. Ciò nonostante abbiamo soltanto una data quantità di acqua a disposizione. La buona notizia è che possiamo utilizzarla più efficientemente. In India migliaia di villaggi hanno iniziato a raccogliere l'acqua delle precipitazioni monsoniche che cadono ogni estate e a immagazzinarla in bacini e pozzi. "Raccogliere l'acqua piovana" non è certo una novità, ovviamente. Un tempo raccogliere l'acqua dal tetto delle abitazioni e immagazzinarla in seguito in agricoltura era prassi usuale dalla Toscana a Kathmandu. Più avanti, però, si è iniziato a fare affidamento soltanto sulle riserve idriche pubbliche. Ora che i fiumi si stanno prosciugando, in ogni caso, raccogliere l'acqua piovana è un sistema che sta sicuramente riprendendo piede.
Dobbiamo anche riciclare l'acqua e adoperarci per ridurre le sempre più esorbitanti perdite che si verificano in buona parte dei sistemi idrici. L'evaporazione che ha luogo dalle riserve idriche, per esempio, è esorbitante. Il lago Nasser, situato dietro l'Alta Diga di Assuan in Egitto, nel deserto nubiano, per l'evaporazione perde più acqua ogni anno di quanta l'Italia intera ne consumi nello stesso arco di tempo. Le piccole riserve idriche situate in varie zone d'Italia ogni anno arrivano a perdere il 40 per cento del loro contenuto.
Milioni di contadini in tutto il pianeta ancor oggi irrigano i loro campi allagandoli: la maggior parte dell'acqua così utilizzata evapora ed è ben poca quella che penetra effettivamente nel terreno raggiungendo le piante. Sistemi di irrigazione a goccia a goccia, economici quanto moderni, in grado di far sì che ogni singola goccia di acqua cada accanto alla radice della pianta coltivata, possono tagliare il fabbisogno odierno di acqua del 70 o dell'80 per cento.
Gli ingegneri parlano e discutono molto di come reperire maggiori quantità di acqua per poter far fronte alla domanda in netto aumento, mala vera soluzione consiste invece nell'inizi are a contenere la domanda. Occorre considerare definitivamente finiti i giorni in cui l'acqua era ritenuta una risorsa gratuita e disponibile per diritto naturale. Un mezzo molto valido per riuscirci è quello di imporre all'acqua un prezzo realistico. I coltivatori in Italia e nella maggior parte degli altri Paesi ancor oggi pagano l'acqua a un prezzo nettamente inferiore a quello reale. E questo incoraggia gli sprechi.
Adesso, dopo decenni di sprechi, è giunta l'ora di lanciare una "rivoluzione blu", e dare quindi inizio a una gestione migliore della nostra acqua. Se questa rivoluzione non partirà, allora i conflitti e le guerre per questa risorsa umana, la più importante, l'unica della quale non possiamo fare a meno e sopravvivere neppure un giorno, saranno inevitabili.
NOTE
Traduzione di Anna Bissanti
La Repubblica del 6 marzo 2007, pag. 1
di Fred Pearce
In tutto il mondo alcuni dei fiumi più grandi - quelli che noi tutti ricordiamo di aver studiato a scuola - sono sempre più in secca. Per buona parte dell'anno il fiume Giallo in Cina, l'Indo in Pakistan, il Murray in Australia, il Colorado negli Stati Uniti e il Nilo in Egitto praticamente non convogliano più acqua nel mare. Negli ultimi due anni in alcuni punti si è abbassato di livello perfino il possente Rio delle Amazzoni, che da solo trasporta un quinto di tutta l'acqua di tutti i fiumi della Terra. E il Po in Italia nelle ultime estati ha fatto registrare livelli al minimo storico.
Gli atlanti non dicono più il vero. In Asia centrale l'antico fiume Oxus non raggiunge più le sponde del lago d'Aral: la sua acqua è prelevata per le coltivazioni di cotone. Il lago d'Aral un tempo era il quarto più grande "mare" interno del mondo. Oggi è soltanto un deposito di sale in pieno deserto. Se ci si ferma in piedi in corrispondenza della vecchia linea costiera del Mynak in Uzbekistan, davanti a sé si scorge lo spoglio letto del mare – un nuovo deserto - che si distende per oltre cento chilometri.
Il problema è in parte una conseguenza del cambiamento del clima. Alle sorgenti di tutti questi fiumi le precipitazioni sono diventate scarse. Buona parte dell'area mediterranea, Italia inclusa, sta diventando sempre più secca e i modelli climatici prevedono che in futuro le aree aride del pianeta diventeranno ancora più aride. In realtà, i nostri fiumi si stanno prosciugando essenzialmente a causa del nostro eccessivo consumo di acqua, destinata soprattutto all'irrigazione. L'agricoltura è responsabile dei due terzi di tutta l'acqua che gli esseri umani prelevano dalla natura nel mondo. In Italia questa percentuale sale intorno al 50 per cento, e nelle regioni molto aride tale quantità aumenta ancor più, raggiungendo il 90.
L'anno scorso ingegneri, politici e finanzieri convenuti a Città del Messico in occasione del World Water Forum che si tiene ogni tre anni hanno suggerito di creare molte più dighe e di definire nuovi parametri di prelievo dell'acqua per far fronte alla crescente domanda in tutto il mondo di acqua pulita. Ma a che scopo erigere altre dighe, se i fiumi si stanno già prosciugando?
In molti Paesi stiamo esaurendo anche le riserve idriche sotterranee, sia legalmente sia illegalmente. Si calcola che l'Italia abbia più di un milione di pozzi illegali. In India lo ve i fiumi sono già secchi per buona parte dell'anno, negli ultimi dieci anni i coltivatori hanno scavato oltre venti milioni di condutture sotterranee sotto i loro campi, al fine di prelevare l'acqua presente in profondità. Poiché le loro pompe funzionano 24 ore al giorno, le falde freatiche si stanno rapidamente abbassando. Di recente i ricercatori hanno calcolato che ogni anno i coltivatori prelevano la sbalorditiva quantità di cento chilometri cubici d'acqua in più di quello che le precipitazioni riescono a sostituire. Attualmente l'India è autosufficiente da questo punto di vista, ma come numerosi altri Paesi asiatici sta per esaurire il tempo e l'acqua a sua disposizione.
I presupposti di questa emergente crisi idrica globale risalgono alla "rivoluzione verde", la crociata scientifica combattuta negli anni Settanta e Ottanta per produrre nuove varietà di colture ad alto rendimento con le quali dar da mangiare alla popolazione terrestre che stava crescendo a ritmi incalzanti.
Allora si temeva che miliardi di persone avrebbero potuto morire di fame di questi nostri tempi. Così non è stato. La "rivoluzione verde" ha fatto il suo dovere, producendo maggiori quantità di cibo. Ma ciò ha avuto un suo costo. Se da un lato le nuove colture hanno assicurato rendimenti eccezionali, al contempo dall'altro utilizzano l'acqua in modo meno efficiente rispetto alle colture di un tempo. Di conseguenza, oggi nel mondo si coltiva circa il doppio delle colture degli anni Settanta, si è al passo con la crescita della popolazione, ma dai fiumi e dalle riserve idriche sotterranee si preleva almeno tre volte l'acqua di allora.
La quantità di acqua che occorre per riempire la nostra borsa della spesa è impressionante. Occorrono cinquemila litri di acqua per ottenere un chilo di riso, 11 mila per far crescere il foraggio sufficiente ad alimentare una mucca affinchè questa ci dia un hamburger, tremila per un sacchetto da un chilo di zucchero e 20 mila per ottenere un barattolo da un chilo di caffè. Con simili presupposti, non stupisce che nel mondo l'acqua scarseggi, o che le organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di cibo e agricoltura affermino che in almeno un terzo dei campi coltivati esistenti al mondo "l'acqua, e non la terra, è il vero vincolo" per la produzione.
Non stupisce neppure che le tensioni internazionali per il controllo sulle risorse idriche stiano moltiplicandosi. Allorché un Paese a monte riesce a dare fondo alle acque di un fiume prima che questo attraversi il confine, la popolazione confinante a valle comprensibilmente è molto preoccupata. Le dighe erette in Turchia possono prosciugare completamente l'Eufrate prima che questo arrivi a scorrere in Siria e in Iraq. Gli Stati Uniti svuotano pressoché del tutto il Rio Grande e il Colorado prima che questi corsi d'acqua riescano ad attraversare il confine messicano. Israele preleva tutta l'acqua del fiume Giordano prima ancora che esso arrivi a scorrere nel Paese dal quale prende il nome.Le guerre per l'acqua sono imminenti.
L'acqua in natura si ricicla naturalmente: evapora dagli oceani e ricade sulla Terra sotto forma di pioggia. Ciò nonostante abbiamo soltanto una data quantità di acqua a disposizione. La buona notizia è che possiamo utilizzarla più efficientemente. In India migliaia di villaggi hanno iniziato a raccogliere l'acqua delle precipitazioni monsoniche che cadono ogni estate e a immagazzinarla in bacini e pozzi. "Raccogliere l'acqua piovana" non è certo una novità, ovviamente. Un tempo raccogliere l'acqua dal tetto delle abitazioni e immagazzinarla in seguito in agricoltura era prassi usuale dalla Toscana a Kathmandu. Più avanti, però, si è iniziato a fare affidamento soltanto sulle riserve idriche pubbliche. Ora che i fiumi si stanno prosciugando, in ogni caso, raccogliere l'acqua piovana è un sistema che sta sicuramente riprendendo piede.
Dobbiamo anche riciclare l'acqua e adoperarci per ridurre le sempre più esorbitanti perdite che si verificano in buona parte dei sistemi idrici. L'evaporazione che ha luogo dalle riserve idriche, per esempio, è esorbitante. Il lago Nasser, situato dietro l'Alta Diga di Assuan in Egitto, nel deserto nubiano, per l'evaporazione perde più acqua ogni anno di quanta l'Italia intera ne consumi nello stesso arco di tempo. Le piccole riserve idriche situate in varie zone d'Italia ogni anno arrivano a perdere il 40 per cento del loro contenuto.
Milioni di contadini in tutto il pianeta ancor oggi irrigano i loro campi allagandoli: la maggior parte dell'acqua così utilizzata evapora ed è ben poca quella che penetra effettivamente nel terreno raggiungendo le piante. Sistemi di irrigazione a goccia a goccia, economici quanto moderni, in grado di far sì che ogni singola goccia di acqua cada accanto alla radice della pianta coltivata, possono tagliare il fabbisogno odierno di acqua del 70 o dell'80 per cento.
Gli ingegneri parlano e discutono molto di come reperire maggiori quantità di acqua per poter far fronte alla domanda in netto aumento, mala vera soluzione consiste invece nell'inizi are a contenere la domanda. Occorre considerare definitivamente finiti i giorni in cui l'acqua era ritenuta una risorsa gratuita e disponibile per diritto naturale. Un mezzo molto valido per riuscirci è quello di imporre all'acqua un prezzo realistico. I coltivatori in Italia e nella maggior parte degli altri Paesi ancor oggi pagano l'acqua a un prezzo nettamente inferiore a quello reale. E questo incoraggia gli sprechi.
Adesso, dopo decenni di sprechi, è giunta l'ora di lanciare una "rivoluzione blu", e dare quindi inizio a una gestione migliore della nostra acqua. Se questa rivoluzione non partirà, allora i conflitti e le guerre per questa risorsa umana, la più importante, l'unica della quale non possiamo fare a meno e sopravvivere neppure un giorno, saranno inevitabili.
NOTE
Traduzione di Anna Bissanti
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