giovedì 27 dicembre 2007

I gendarmi del papa

I gendarmi del papa

Il Manifesto del 8 dicembre 2006, pag. 1

di Gianni Rossi Barilli

Come mai quando i cattolici minacciano di spaccare la maggioranza «per ragioni di coscienza» li si accontenta sempre? E come mai invece nessuno gli dice mai che c'è un limite a tutto e che se intendono far cadere Prodi si devono assumere la responsabilità storica di riconsegnare l'Italia nelle mani di Berlusconi? È uno dei tanti misteri insoluti della politica italiana. Un «fatterello» successo ieri in sena­to conferma in compenso la regola: quando i teodem (cioè gli esponenti della lobby vaticana eletti nel centrosi­nistra) fanno la voce grossa bisogna dargliela vinta sempre e comunque. L'oggetto del contendere, nel caso specifico, era un emendamento di maggioranza alla legge Finanziaria che avrebbe dato la possibilità ai con­viventi che ereditano per testamento i beni del loro partner di pagare la tassa di successione alla stessa aliquota prevista per i coniugi e per i parenti più stretti. Si noti che la tassa di successio­ne si paga sui patrimoni superiori al milione di euro e si immagini a quale percentuale della popolazione am­montino i conviventi che ogni anno ereditano tali fortune.



Il problema, come pare ovvio, era di principio: i gendarmi parlamentari del papa non possono accettare nep­pure in caso di morte una qualsiasi forma di equiparazione tra le coppie di fatto e quelle unite in matrimonio. Costi quel che costi. Sull'altare dei lo­ro dogmi sono pronti, oltre che a lotta­re a mani nude con i leoni, perfino a far saltare la Finanziaria, ovvero la più sacra tra le leggi per un leader medio del centrosinistra.



Per scongiurare l'orrida eventuali­tà, gli strateghi dell'Unione si sono messi al lavoro e hanno prodotto, per dirla con la capogruppo dell'Ulivo in senato Anna Finocchiaro, «un grande fatto politico». Mettendola così viene l'acquolina in bocca: ci si rimane quin­di anche male scoprendo che la mira­bolante trovata è solo l'ennesimo cedi­mento ai teodem. L'Unione si è infatti ricompattata intorno a santa Finanzia­ria grazie al ritiro dell'emendamento sulle successioni, in teoria compensa­to da un ordine del giorno che impegna il governo a preparare entro gen­naio un disegno di legge sulle unioni di fatto come da programma.



Ora, che in una qualunque sede po­litica gli ordini del giorno siano pura fuffa non è un segreto per nessuno. Così come non lo è il fatto che la sola cosa di cui c'è abbondanza in materia di disciplina delle convivenze sono le proposte legislative. D problema caso­mai è discuterle e approvarle, ma di questo il grande evento a cui si riferi­va Anna Finocchiaro non parla.



Non ci vuole la sfera di cristallo nep­pure per prevedere che non appena si comincerà a discutere di diritti effet­tivi per le persone che convivono i teo­dem e i loro amici (vedi il ministro Ma­stella) alzeranno nuove barricate e ri­metteranno a repentaglio il destino della coalizione. Sarebbe dunque bel­lo sapere perché perfino il capogrup­po del Prc al senato Giovanni Russo Spena parla dell'odg di ieri come di «un atto politico che non potrà essere aggirato in nessun modo».



Alla fine, forse, la domanda che ci ponevamo all'inizio ha una risposta. I cattolici ce l'hanno sempre vinta per­ché, giusta o sbagliata che sia, un'idea chiara in testa ce l'hanno. Che dire invece dei laici del centrosinistra? C'è un orizzonte oltre la Finanziaria di Padoa Schioppa?




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