domenica 23 dicembre 2007

Energia pulita, il piano Ue non convince i "carbonari"

Energia pulita, il piano Ue non convince i "carbonari"

La Stampa.it del 8 marzo 2007

di Marco Zatterin
La Commissione e il vertice del Consiglio Ue, ovvero il presidente Barroso e Frau Merkel, chiedono una Maastricht dell’energia e del cambiamento climatico in cui inserire parametri di rispetto ambientale virtuosi, focalizzati sul 2020 e senza ritorno. Gli stati europei sono favorevoli al principio, ma una maggioranza - guidata dai nuclearisti francesi - non intende sottoscrivere impegni vincolanti. L’esito del summit dei leader Ue che si apre oggi a Bruxelles dipende in buona parte da questa partita, dalla vittoria dei fatti o dei propositi. «Senza vincoli non siamo credibili» tuona Barroso, mentre la cancelliera tedesca scrive ai colleghi che «siamo a un crocevia» e servono «risposte che abbiano ripercussioni sul futuro». L’inverno più mite dal XIX secolo fa loro da testimonial. Al momento, però, non pare una spinta sufficiente.

La presidenza di turno tedesca sta mettendo tutto il suo peso per dare all’Unione «una leadership a livello mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici». Si vuole ridurre la dipendenza, diversificare le fonti, introdurre differenti modalità di produzione. La strategia è doppia, da un lato punta sul miglioramento delle condizioni di mercato, dall’altra invita ad investire miliardi per pulire l'atmosfera. Doppi sono anche i problemi e le ritrosie degli stati membri, restii ad accettare un modello realmente senza confini, e smantellare i domini dei campioni nazionali, anche in un settore così delicato. La discussione è aperta e difficile. Come l’altro grande nodo sul tavolo, la Costituzione Ue da rilanciare per giugno.

Barroso insiste sul fatto che l’obiettivo debba essere il pieno spacchettamento proprietario della distribuzione. In cuor suo sa che non avverrà, così afferma «che vi sono diverse opzioni e qualunque sarà meglio dello status quo». Martedì sono circolate voci su una proposta tedesca, in teoria alternativa, per la creazione di reti regionali nelle quali far confluire i network. Possibile. Intanto Frau Merkel ha ribadito che «una concorrenza aperta ed equa nel settore dell'energia è molto importante, ma non credo che la piena scissione delle reti sia il solo strumento per raggiungere l’obiettivo». Il Consiglio, secondo fonti concordanti, finirà per reiterare la formula di una separazione efficace senza dare ricette sul come raggiungerla, più simile all’essere separati in casa piuttosto che a un divorzio.

Alla voce «clima» ci sono i «Tre 20». Entro il 2020, la Commissione propone di tagliare del 20% le emissioni a effetto serra, di migliorare della stessa misura l’efficienza energetica, e di avere almeno il 20% di energie rinnovabili. «Impegni vincolanti», vorrebbe Barroso, con Germania, Regno Unito, Danimarca e Svezia. «Niente da fare» rispondono i paesi carbonari dell’Est, con la Francia che vorrebbe far entrare nel conto anche il nucleare, ipotesi che Berlino non digerisce. Da sciogliere l’interrogativo dei costi onerosi della rivoluzione, come calcolare le quote e come farle rispettare. La presidente di turno Merkel si prepara ad una possibile ritirata: «Sarebbe ragionevole se gli obiettivi in tema di energie rinnovabili fossero anch’essi vincolanti, ma questo non deve pregiudicare l’esito del vertice». Nella bozza di decisione la parola «binding» è tutt’ora fra parentesi, come avviene per le decisioni ancora aperte.

L’Italia non ha grossi problemi sull’unbundling, ma guarda con diffidenza ai «Tre 20». Troppi costi. C’è attenzione agli effetti che un impegno sulle rinnovabili potrebbe avere sugli impianti energivori, come l’Alcoa sarda o la Terni. Roma è «sensibile, ma chiede flessibilità». Il premier Prodi è in continuo contatto con Frau Merkel. La scelta di campo, a quanto si capisce, la farà solo alla fine.

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