domenica 23 dicembre 2007

Iraq, mistero da 12 miliardi

Iraq, mistero da 12 miliardi

Il Sole 24 Ore del 8 febbraio 2007, pag. 8

di Marco Valsania

«Quale persona, sana di men­te, invierebbe 363 tonnellate di contanti in una zona di guerra?». La domanda, nella Commissione di controllo e riforma del gover­no della Camera, è suonata retori­ca. La risposta all'interrogativo del deputato democratico e presi­dente della Commissione Henry Waxman era scontata: la zona di guerra è l'Iraq, la "persona" collet­tiva di cui l'opposizione mette in dubbio la sagacia è l’amministrazione Bush. Ma le 363 tonnellate di contanti, spesso in mazzette di banconote da cento dollari, sono tutt'altro che un artificio retorico: rappresentano i dodici miliardi di dollari che gli Stati Uniti spediro­no con voli cargo a Baghdad tra il maggio 2003 e il giugno 2004. Un fiume di denaro la cui contabilità è un colabrodo con pochi pari: de­stinato ufficialmente ad aiutare Baghdad a incamminarsi verso la pace, nessuno sa con certezza do­ve siano finiti i suoi rivoli. Wax­man, un aggressivo californiano diventato spina nel fianco di Bush sulla gestione finanziaria della missione in Iraq come della rispo­sta all'uragano Katrina, non ha mancato di lanciare un j'accuse agghiacciante: «Non abbiamo modo di sapere se i contanti spedi­ti nella Zona Verde siano in realtà finiti nelle mani del nemico».



Le audizioni convocate da Wa­xman alla Camera hanno dato il via a una delle inchieste sulla guerra più minacciose per l'am­ministrazione Bush. Dalla dimo­strazione di incompetenza passata, la maggioranza democratica intende trarre una lezione per le scelte future: non ci sarà nessuna carta bianca al presidente sulla nuova strategia irachena, che ac­canto a 21.500 nuovi soldati pre­vede l'invio a Baghdad di almeno altri 1,7 miliardi di dollari in aiuti. La maggioranza democratica, insomma, è pronta a ingaggiare un braccio di ferro sui fondi e la ge­stione economica quanto sulla missione militare.



Waxman ha anche accusato gli iracheni di avere ancora disposi­zione 12 miliardi di dollari di fondi non spesi. Ma sono state soprat­tutto le rivelazioni della sua Commissione sui soldi già distribuiti a gettare benzina sul fuoco delle po­lemiche sulla guerra: sono basate su un rapporto del 2005 dell'ispet­tore generale sull'Iraq, Stuart Bowen, rimasto finora nell'om­bra perché la vecchia maggioran­za repubblicana aveva rifiutato audizioni. I dettagli danno il qua­dro del dramma della ricostruzione. Nel mirino è il primo periodo dell'occupazione americana, quando alla testa dell'amministra­zione provvisoria in Iraq - la Coalition Provisional Authority - era il plenipotenziario Paul Bremer. L'ex funzionario, tra i capri espia­tori del fallimento, è stato chiama­to in aula e si è difeso, ammettendo errori ma sottolineando la realtà di una «situazione disperata». I dettagli del caos che ha regna­to tra le autorità americane sono però parsi inconfutabili. Gli Stati Uniti hanno finora investito 21 miliardi di dollari del contribuen­te nella ricostruzione irachena. Spesso all'ombra di scandali: tre ufficiali delle forze armate e un appaltatore sono stati incrimina­ti ieri per corruzione perché avrebbero manipolato contratti multimilionari in cambio di auto, gioielli e bustarelle. 121 miliar­di non sono tuttavia i soli fondi sotto il microscopio. Solo sei set­timane prima del passaggio di po­teri dall'autorità provvisoria agli iracheni nel 2004, Washington decise di far scattare una vera e propria pioggia di soldi sull'Iraq: attinse ad almeno cinque miliar­di di dollari, prelevati da fondi iracheni sequestrati e conservati dalla Federal Reserve e da pro­grammi umanitari delle Nazioni Unite. E i soldi furono reimpatriati in fretta e furia in Iraq, sen­za conti bancari e senza un siste­ma finanziario funzionante.


La regalia coronò un esborso complessivo, nell'arco di forse un anno, di dodici miliardi in contan­ti da parte della Fed, tra cui quasi nove miliardi arrivati dal trust del­le Nazioni Unite con i proventi delle vendite di greggio di Ba­ghdad. A volte le mazzette di ban­conote, incartate, venivano distri­buite direttamente in strada dal cassone di furgoni. Oppure, come nel caso di un appaltatore, attra­verso trovate da "B-movie": un pa­gamento da due milioni di dollari fu consegnato in una borsa di tela traboccante di banconote.

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