domenica 23 dicembre 2007

Nel 2050 saremo 9,2 miliardi: un pianeta soprattutto di anziani

Nel 2050 saremo 9,2 miliardi: un pianeta soprattutto di anziani

Corriere della Sera del 15 marzo 2007, pag. 27

di Alessandra Farkas

La Terra anno 2050: un pianeta di anziani, dove alla crescita zero dei Paesi ricchi si contrapporrà lo smisurato boom demografico delle na­zioni in via di sviluppo. È il quadro che emerge dal rapporto World Population Prospects, stilato dal Dipartimento di economia e affari sociali delle Nazioni Unite, secondo cui nel 2050 saremo mol­ti di più ma anche molto più vecchi.



Tra 43 anni la popolazione mondiale toccherà 9,2 miliardi di individui: un in­cremento di 2,5 miliardi (la popolazione della Terra nel 1950) rispetto agli attuali 6,7 miliardi, con una crescita più accen­tuata nei Paesi in via di Sviluppo e gli an­ziani che costituiranno la fascia sociale emergente. Il numero delle persone over-60 potrebbe quasi triplicare, raggiungendo i due miliardi entro il 2050: quasi un quarto della popolazione globa­le.



«L'aumento della popolazione ultra­sessantenne è dovuto all'unione di due fattori—spiega il rapporto —: l'allungar­si della vita e il calo delle nascite». La maggior parte delle nascite sarà concen­trata nelle nazioni più povere, dove si prevede una crescita dai 5,4 miliardi at­tuali ai 7,9 miliardi nel 2050.



Nei Paesi più sviluppati la popolazio­ne continuerà invece a non avere un nu­mero di bambini sufficientemente alto da raggiungere quello dei decessi. In queste regioni la popolazione resterà in­variata fra il 2007 e il 2050, cioè intorno agli attuali 1,2 miliardi. E, anzi, mette in guardia il rapporto, potrebbe persino re­gistrare una flessione, «se non fosse per i flussi migratori internazionali dai Paesi più poveri verso le nazioni ricche, stimati intorno ai 2,3 milioni di individui l'anno». Tali flussi migratori dovrebbero per­mettere di far fronte alla penuria di ma-nodopera nel mondo sviluppato. Ciono­nostante le popolazioni di 46 Paesi — tra cui Germania, Italia, Giappone, Co­rea del Sud, la maggior parte dell'ex Unione Sovietica — dovrebbero essere inferiori nel 2050 rispetto al livello attua­le. In compenso le popolazioni di Afghanistan, Burundi, Repubblica Democrati­ca del Congo, Guinea-Bissau, Liberia, Niger, Timor Est e Uganda triplicheran­no nelle prossime quattro decadi.



Dal rapporto emerge anche che India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democra­tica del Congo, Etiopia, Stati Uniti, Bangladesh e Cina contribuiranno per metà della crescita. Secondo Thoraya Ahmed Obaid, direttore esecutivo dell’U.N. Po­pulation Fund, i Paesi ricchi hanno sol­tanto una via d'uscita per fermare que­sto trend. «Le nazioni più sviluppate che vogliono invertire il trend demografi­co della "crescita zero" possono imitare i loro vicini che hanno introdotto leggi a favore della famiglia e dell'infanzia — spiega la Obaid—I politici devono vara­re regolamenti per rendere la maternità e la paternità più compatibili alla carrie­ra, creando un ambiente che permetta agli aspiranti mamme e papà di combi­nare la famiglia al lavoro. Perché nessu­no dovrebbe mai più essere costretto a scegliere tra i due».



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