giovedì 27 dicembre 2007

«Mose, quel via libera va sospeso”

«Mose, quel via libera va sospeso”
Roberta Brunetti
Il Gazzettino 16/11/2007

Ca' Farsetti ha depositato il ricorso contro il cantiere di Pellestrina: «Fu autorizzato sulla fiducia»

II ricorso al Tar del Veneto contro i cantieri del Mose a Pellestrina è pronto. Il Comune lo sta notificando in questi giorni a tutte le parti interessate: oltre alla Commissione di salvaguardia e alla Regione, il Magistrato alle acque, il Consorzio Venezia Nuova, i ministeri alle Infrastrutture e all'Ambiente. Un malloppo da una cinquantina di pagine - a firma del professor Federico Sorrentino e degli avvocati Nicolo Paoletti e Giulio Gidoni - che si chiude con la richiesta di sospensiva della delibera del 31 luglio scorso con cui la Commissione di salvaguardia diede il via libera al contestato cantiere sorto sulla spiaggia di Santa Maria del Mare. E il Tar, ancora prima di entrare nel merito, dovrà esaminare innanzitutto quest'istanza (in genere l'udienza viene fissata nel giro di una decina di giorni). Ma su che cosa si fonda il nuovo ricorso al Tar? Tanti gli argomenti noti: l'autorizzazione paesaggistica contestata, l'illegittimità di un parere che di fatto è una sanatoria, la mancanza di una Via statale (c'è solo quella regionale). I legali del Comune, poi, sollevano anche un' eccezione di costituzionalità perché la norma attuale non prevede il potere di veto per il rappresentante in commissione del ministero dell'Ambiente.
Tutto, ovviamente, ruota attorno a questo enorme cantiere le cui dimensione vengono ribadite, a più riprese, nel ricorso: 15 ettari di estensione per una «piattaforma situata sopra la spiaggia e costituita da una sovrastruttura (alta 2,60 metri, con bordi alti 3 metri) che si protende in mare per altri 450 metri, con ulteriore struttura in avanzamento verso il mare per l'alaggio dei cassoni di circa 200 metri», dove per realizzare i cassoni «ci sarà un movimento di materiali pari a un milione di metri cubi». Ebbene, per quest'opera che inizialmente doveva sorgere altrove (Cagliari, Ravenna o Brindisi) e realizzata invece in un'area soggetta a plurimi vincoli come Pellestrina non c'è stata una «preventiva autorizzazione paesaggistica». Il via libera della salvaguardia, in particolare, è arrivato a lavori già ampiamente realizzati: una sorta di "sanatoria" espressamente vietata - sottolinea il ricorso - in materia paesaggistica dal Codice dei beni culturali. Così la commissione non ha nemmeno potuto esaminare i dati tecnici sull'area prima dell'intervento. Il ricorso, a questo proposito, cita vari stralci della seduta: la battuta del rappresentante dell'ambiente, Stefano Boato ("Manca la relazione paesaggistica, la chiediamo perfino per altane e finestre"); ma soprattutto alcune dichiarazioni della soprintendente Renata Codello ("Non possiamo avere la sfera di cristallo per dire con certezza oggi se quei luoghi torneranno a essere paesaggisticamente e morfologicamente analoghi a quelli liberi", "Non possiamo fare un processo né ai fatti, né ai tempi, né ai materiali, perché nessuno di noi sa di preciso quale sia il modo di smaltirli, il modo di smontarli, cosa resti sotto"). Per il Comune «è evidente la gravità di tali affermazioni»: «in definitiva la commissione ha autorizzato un cantiere sulla fiducia, ossia facendo affidamento sull'impegno del Consorzio Venezia Nuova di ripristinare lo stato dei luoghi, non avendo però accertato né l'effettiva possibilità di tale operazione, né le modalità, né i tempi».
Ma il ricorso ipotizza anche altre violazioni: per la composizione della commissione di quel 31 luglio a cui parteciparono 3 rappresentanti della Soprintendenza (anziché 2 o 1) e 2 delle Ulss (anziché 1); per la mancata Via statale per un'opera contro cui si era espresso sia il ministero dell'ambiente che la commissione europea (per le direttive Habitat e Uccelli). Infine c'è la questione dell'illegittimità costituzionale di una commissione in cui rappresentante del ministero dell'ambiente (che sul Mose votò contro) non ha il potere di veto per le materie di propria competenza, a differenza di soprintendenza, Ulss, vigili del fuoco (che votarono a favore). Su questo i legali del Comune chiedono che si esprimi la Consulta. Ma la decisione spetta al Tar.

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