Bhopal: chi pagherà la bonifica, e quando?
di Marina Forti - 08/12/2007
dal quotidiano "Il Manifesto"
Sono passati 23 anni dalla tragedia di Bhopal, in India, ma non è ancora chiaro chi (e quando) ripulirà infine il sito dello stabilimento chimico della Union Carbide. L'incidente risale al 1984, il più grave disastro dell'industria chimica di tutti i tempi: la notte tra il 2 e il 3 dicembre gli impianti di quella fabbrica di pesticidi si surriscaldarono e un serbatoio esplose, rilasciando una nube di 40 tonnellate di gas isocianato di metile.Migliaia di persone sono morte soffocate quella notte, nei quartieri operai attorno alla fabbrica: 1,600 disse il governo, circa 6.000 sostengono le organizzazioni che da allora si occupano dei sopravvissuti. Molte di più sono morte nei mesi e anni seguenti, di tumore ai polmoni e di altre malattie: il bilancio sfiora le 20mila persone.
Poi ci sono i sopravvissuti: persone che hanno perso coniuge, figli, genitori, persone menomate dagli effetti del gas. Non solo: indagini sanitarie hano riscontrato gli effetti del gas anche nei figli di coloro che furono contaminati quella notte. Il monitoraggio più recente, condotto dalla Sambhavna Trust e dalla fondazione Chingari (che si battono per l'accesso alla salute) ha trovato che un numero impressionante di bambini sotto i 12 anni residenti nei dintorni della fabbrica hanno paralisi cerebrali e altre malattie congenite.
Le responsabilità, per ciò che riguarda l'incidente, sono ampiamente riconosciute. Nel 1989 Union Carbide, con un accordo extragiudiziario concluso con il governo dell'India, ha accettato di versare 470 dollari a titolo di risarcimento a circa mezzo milione di persone; la somma (in dollari) fu messa in un fondo e i risarcimenti furono versati in rupie. Con gli interessi generati da quel fondo in dollari nel 2004 è stata distribuita una seconda tranche: in tutto i risarcimenti sono ammontati a 40mila-45mila rupie (tra 1.050 e 1.170 dollari al cambio attuale).
In questi giorni però si torna a parlare dei problemi lasciati aperti dalla tragedia di Bhopal. E forse il problema principale è proprio quello stabilimento abbandonato da quella notte del 1984. Infatti tra capannoni e carcasse arrugginite restano 396 tonnellate di sostanze tossiche: stipate in bidoni arrugginiti che ormai perdono, disperse in pozzanghere, le sostanze tossiche ormai sono percolate nel terreno e contaminano l'acqua: e attorno a quella fabbrica vivono 25mila persone.
A chi tocca ripulire? Il rimpallo delle responsabilità dura da anni. Union Carbide è stata comprata anni fa da Dow Chemical, la quale sostiene di non aver ereditato responsabilità legali sullo stabilimento di Bhopal. Avvocati e attivisti contestano. Il governo del Madhya Pradesh, lo stato di cui Bhopal è capitale, ha inoltrato una petizione all'Alta corte perché ritenenga Dow responsabile di pagare la bonifica. L'Alta corte nel frattempo ha chiesto che il materiale tossico sia portato nello stato del Gujarat, che ha un inceneritore per smaltirlo. Alcune ong di Bhopal chiedono che Dow invece si porti i rifiuti tossici negli Usa, per smaltirli in modo appropriato.
Il Business Standard di New Delhi faceva notare giorni fa che il consigliere di Dow Chemical su questa faccenda è il portavoce del Congress, il partito al governo in India. Scriveva inoltre che Ratan Tata, il quale oltre a guidare l'omonimo gruppo industriale presiede la Commissione investimenti (consultiva del governo indiano), suggerisce che le responsabilità siano condivise e non addossate solo a Dow. Di recente attivisti di Bhopal hanno ottenuto (facendo appello alla legge sul diritto all'informazione) copia della lettera inviata un anno fa dal dirigente di Dow Andrew Liveris all'ambasciatore degli Stati uniti in India Ronen Sen: accenna al fatto che il governo indiano ha garantito alla Dow che non sarà tenuta responsabile della bonifica di Bhopal, e chiede di convincere New Delhi a ritirare la sua petizione contro Dow.
Ma in fondo, ai sopravvissuti di Bhopal importa poco sapere chi pagherà la bonifica, se lo stato indiano o Dow: l'importante è che avvenga.
----
un giusto ricordo.
La signora chiamata madre teresa di Calcutta si precipitò subito a Bhopal, appena arrivata comincio subito a ripetere alle vittime di questo disastro: "perdonate! perdonate! perdonate1".
Francesco Scanagatta
di Marina Forti - 08/12/2007
dal quotidiano "Il Manifesto"
Sono passati 23 anni dalla tragedia di Bhopal, in India, ma non è ancora chiaro chi (e quando) ripulirà infine il sito dello stabilimento chimico della Union Carbide. L'incidente risale al 1984, il più grave disastro dell'industria chimica di tutti i tempi: la notte tra il 2 e il 3 dicembre gli impianti di quella fabbrica di pesticidi si surriscaldarono e un serbatoio esplose, rilasciando una nube di 40 tonnellate di gas isocianato di metile.Migliaia di persone sono morte soffocate quella notte, nei quartieri operai attorno alla fabbrica: 1,600 disse il governo, circa 6.000 sostengono le organizzazioni che da allora si occupano dei sopravvissuti. Molte di più sono morte nei mesi e anni seguenti, di tumore ai polmoni e di altre malattie: il bilancio sfiora le 20mila persone.
Poi ci sono i sopravvissuti: persone che hanno perso coniuge, figli, genitori, persone menomate dagli effetti del gas. Non solo: indagini sanitarie hano riscontrato gli effetti del gas anche nei figli di coloro che furono contaminati quella notte. Il monitoraggio più recente, condotto dalla Sambhavna Trust e dalla fondazione Chingari (che si battono per l'accesso alla salute) ha trovato che un numero impressionante di bambini sotto i 12 anni residenti nei dintorni della fabbrica hanno paralisi cerebrali e altre malattie congenite.
Le responsabilità, per ciò che riguarda l'incidente, sono ampiamente riconosciute. Nel 1989 Union Carbide, con un accordo extragiudiziario concluso con il governo dell'India, ha accettato di versare 470 dollari a titolo di risarcimento a circa mezzo milione di persone; la somma (in dollari) fu messa in un fondo e i risarcimenti furono versati in rupie. Con gli interessi generati da quel fondo in dollari nel 2004 è stata distribuita una seconda tranche: in tutto i risarcimenti sono ammontati a 40mila-45mila rupie (tra 1.050 e 1.170 dollari al cambio attuale).
In questi giorni però si torna a parlare dei problemi lasciati aperti dalla tragedia di Bhopal. E forse il problema principale è proprio quello stabilimento abbandonato da quella notte del 1984. Infatti tra capannoni e carcasse arrugginite restano 396 tonnellate di sostanze tossiche: stipate in bidoni arrugginiti che ormai perdono, disperse in pozzanghere, le sostanze tossiche ormai sono percolate nel terreno e contaminano l'acqua: e attorno a quella fabbrica vivono 25mila persone.
A chi tocca ripulire? Il rimpallo delle responsabilità dura da anni. Union Carbide è stata comprata anni fa da Dow Chemical, la quale sostiene di non aver ereditato responsabilità legali sullo stabilimento di Bhopal. Avvocati e attivisti contestano. Il governo del Madhya Pradesh, lo stato di cui Bhopal è capitale, ha inoltrato una petizione all'Alta corte perché ritenenga Dow responsabile di pagare la bonifica. L'Alta corte nel frattempo ha chiesto che il materiale tossico sia portato nello stato del Gujarat, che ha un inceneritore per smaltirlo. Alcune ong di Bhopal chiedono che Dow invece si porti i rifiuti tossici negli Usa, per smaltirli in modo appropriato.
Il Business Standard di New Delhi faceva notare giorni fa che il consigliere di Dow Chemical su questa faccenda è il portavoce del Congress, il partito al governo in India. Scriveva inoltre che Ratan Tata, il quale oltre a guidare l'omonimo gruppo industriale presiede la Commissione investimenti (consultiva del governo indiano), suggerisce che le responsabilità siano condivise e non addossate solo a Dow. Di recente attivisti di Bhopal hanno ottenuto (facendo appello alla legge sul diritto all'informazione) copia della lettera inviata un anno fa dal dirigente di Dow Andrew Liveris all'ambasciatore degli Stati uniti in India Ronen Sen: accenna al fatto che il governo indiano ha garantito alla Dow che non sarà tenuta responsabile della bonifica di Bhopal, e chiede di convincere New Delhi a ritirare la sua petizione contro Dow.
Ma in fondo, ai sopravvissuti di Bhopal importa poco sapere chi pagherà la bonifica, se lo stato indiano o Dow: l'importante è che avvenga.
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un giusto ricordo.
La signora chiamata madre teresa di Calcutta si precipitò subito a Bhopal, appena arrivata comincio subito a ripetere alle vittime di questo disastro: "perdonate! perdonate! perdonate1".
Francesco Scanagatta
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