Ue, cresce il blocco anti-ogm
ItaliaOggi del 30 novembre 2007, pag. 17
di Andrea Battistuzzi
Comincia a ottenere i primi risultati politici la coalizione «Liberi da ogm», che negli ultimi mesi ha raccolto 3 milioni di voti in favore di «un alimentare di qualità, libero da organismi geneticamente modificati». Risultati che emergono sia a livello italiano che europeo. Nei giorni scorsi infatti i ministri dell'ambiente e delle politiche comunitarie, Alfonso Pecoraro Scanio, ed Emma Bonino hanno cominciato i primi colloqui informali con il presidente del consiglio, Romano Prodi, in vista di una riunione ufficiale sul tema ogm che si è tenuta ieri sera. Colloqui che puntano a una maggiore pressione del governo italiano sulla battaglia anti-ogm in Europa.
A Bruxelles invece sembrano ormai essersi ribaltati gli equilibri all'interno del Consiglio europeo dei ministri che ha visto infoltirsi le fila del blocco (guidato anche dall'Italia) in difesa della qualità alimentare e dei consumatori europei. Un blocco che conta ormai circa 19 paesi e che ha conquistato anche le adesioni della Francia di Sarkozy, che ha di fatto avviato una moratoria sulle coltivazioni geneticamente modificate della Germania, dove il ministro dell'agricoltura, Horst Seehofer, si è espresso in favore di una moratoria, e della Polonia, che ha già approvato una legge in materia. Posizione su cui c'è anche l'apprezzamento di belgi e irlandesi. «Siamo riusciti, come coalizione, a sensibilizzare il governo italiano e a renderlo più incisivo a livello europeo dove pensavamo che la situazione fosse irrecuperabile», ha commentato Daniela Piccione, responsabile nazionale di Cna Alimentare, che fa parte della coalizione. «È paradossale che gli orientamenti politici europei non tengano conto della posizione dei cittadini che, anche nelle indagini europee, risultano contrari agli ogm in tre casi su quattro». Il quadro europeo vede comunque ancora la difesa, sempre più isolata, del commissario all'agricoltura, Mariann Fischer Boel, che ha tentato nei giorni scorsi una controffensiva presentando uno studio di luglio sui potenziali effetti economici di un irrigidimento europeo sugli ogm. Una controffensiva fallita anche a detta del ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro, che ha fortemente voluto l'incontro dei ministri europei competenti dei giorni scorsi e che sottolinea come le attuali procedure di voto non consentano di bocciare a maggioranza semplice le autorizzazioni ai prodotti ogm, la cui decisione rimane così di fatto nelle mani della Commissione europea.
Tra gli effetti economici legati alle politiche anti-ogm indicati dalla Fischer Boel, ci sarebbe il potenziale blocco delle importazioni europee di prodotti statunitensi, argentini e brasiliani, che contengono ogm in percentuali consentite dai paesi esportatori ma che sarebbero invece vietate nel Vecchio continente. Si tratta principalmente di prodotti utilizzati per mangimi animali estratti da mais e soia. Effetti ai quali minaccia di aggiungersi anche la ritorsione commerciale che gli Usa potrebbero imporre attraverso i dazi sulle importazioni dei prodotti agroalimentari dall'Europa. «Gli Usa vogliono far valere la loro spocchia in sede Wto e, nel caso venisse confermato il rifiuto europeo degli ogm, esigeranno la cifra di ben 600 milioni di dollari di dazi», ha scritto nei giorni scorsi il presidente della Fondazione diritti genetici, Mario Capanna, in una lettera al premier Romano Prodi. Minacce che non sembrano fermare l'azione di De Castro secondo il quale le ragioni eco-nomiche addotte da Bruxelles non sono sufficienti a rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in maggioranza contrari all'uso degli ogm nel comparto agroalimentare. «Questo dato non cambia», ha detto De Castro, «anche se la Commissione invocasse il rischio di prezzi quadruplicati o quintuplicati sul mercato della carne o dei mangimi».
ItaliaOggi del 30 novembre 2007, pag. 17
di Andrea Battistuzzi
Comincia a ottenere i primi risultati politici la coalizione «Liberi da ogm», che negli ultimi mesi ha raccolto 3 milioni di voti in favore di «un alimentare di qualità, libero da organismi geneticamente modificati». Risultati che emergono sia a livello italiano che europeo. Nei giorni scorsi infatti i ministri dell'ambiente e delle politiche comunitarie, Alfonso Pecoraro Scanio, ed Emma Bonino hanno cominciato i primi colloqui informali con il presidente del consiglio, Romano Prodi, in vista di una riunione ufficiale sul tema ogm che si è tenuta ieri sera. Colloqui che puntano a una maggiore pressione del governo italiano sulla battaglia anti-ogm in Europa.
A Bruxelles invece sembrano ormai essersi ribaltati gli equilibri all'interno del Consiglio europeo dei ministri che ha visto infoltirsi le fila del blocco (guidato anche dall'Italia) in difesa della qualità alimentare e dei consumatori europei. Un blocco che conta ormai circa 19 paesi e che ha conquistato anche le adesioni della Francia di Sarkozy, che ha di fatto avviato una moratoria sulle coltivazioni geneticamente modificate della Germania, dove il ministro dell'agricoltura, Horst Seehofer, si è espresso in favore di una moratoria, e della Polonia, che ha già approvato una legge in materia. Posizione su cui c'è anche l'apprezzamento di belgi e irlandesi. «Siamo riusciti, come coalizione, a sensibilizzare il governo italiano e a renderlo più incisivo a livello europeo dove pensavamo che la situazione fosse irrecuperabile», ha commentato Daniela Piccione, responsabile nazionale di Cna Alimentare, che fa parte della coalizione. «È paradossale che gli orientamenti politici europei non tengano conto della posizione dei cittadini che, anche nelle indagini europee, risultano contrari agli ogm in tre casi su quattro». Il quadro europeo vede comunque ancora la difesa, sempre più isolata, del commissario all'agricoltura, Mariann Fischer Boel, che ha tentato nei giorni scorsi una controffensiva presentando uno studio di luglio sui potenziali effetti economici di un irrigidimento europeo sugli ogm. Una controffensiva fallita anche a detta del ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro, che ha fortemente voluto l'incontro dei ministri europei competenti dei giorni scorsi e che sottolinea come le attuali procedure di voto non consentano di bocciare a maggioranza semplice le autorizzazioni ai prodotti ogm, la cui decisione rimane così di fatto nelle mani della Commissione europea.
Tra gli effetti economici legati alle politiche anti-ogm indicati dalla Fischer Boel, ci sarebbe il potenziale blocco delle importazioni europee di prodotti statunitensi, argentini e brasiliani, che contengono ogm in percentuali consentite dai paesi esportatori ma che sarebbero invece vietate nel Vecchio continente. Si tratta principalmente di prodotti utilizzati per mangimi animali estratti da mais e soia. Effetti ai quali minaccia di aggiungersi anche la ritorsione commerciale che gli Usa potrebbero imporre attraverso i dazi sulle importazioni dei prodotti agroalimentari dall'Europa. «Gli Usa vogliono far valere la loro spocchia in sede Wto e, nel caso venisse confermato il rifiuto europeo degli ogm, esigeranno la cifra di ben 600 milioni di dollari di dazi», ha scritto nei giorni scorsi il presidente della Fondazione diritti genetici, Mario Capanna, in una lettera al premier Romano Prodi. Minacce che non sembrano fermare l'azione di De Castro secondo il quale le ragioni eco-nomiche addotte da Bruxelles non sono sufficienti a rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in maggioranza contrari all'uso degli ogm nel comparto agroalimentare. «Questo dato non cambia», ha detto De Castro, «anche se la Commissione invocasse il rischio di prezzi quadruplicati o quintuplicati sul mercato della carne o dei mangimi».
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