domenica 16 dicembre 2007

A Hannover nel ‘47 un lager inglese per i comunisti

A Hannover nel ‘47 un lager inglese per i comunisti

Vi furono chiusi e torturati tedeschi e russi sospettati di spionaggio in favore dell’Urss

La denuncia: il Guardian pubblica documenti e foto nascosti per 60 anni

di Carla Reschia

Le immagini sono confrontabili. E così i sistemi di detenzione, compreso l’uso di alcuni «strumenti di pressione» mutuati direttamente dai lager del terzo Reich. Cambiano gli aguzzini, inglesi del dopoguerra avviati alla Guerra fredda invece di nazisti votati al trionfo della razza. E cambiano i soggetti. Non ebrei, zingari, omosessuali, dissidenti, ma comunisti sì, perché nel 1947 l’Unione Sovietica stava già velocemente passando dal ruolo di alleata nella vittoria della Seconda guerra mondiale a quello di nemica, e gli 007 britannici erano convinti che la resa dei conti fosse questione di mesi. Così, in una storia che si ripete senza fantasia, il War Office, il ministero della Guerra britannico, autorizzò l’uso di metodi speciali per avvantaggiarsi sull’Urss e carpire i segreti dei suoi armamenti e del suo intelligence.

E quale luogo migliore per queste operazioni un po’ fuori via della Germania sconvolta dal crollo del nazismo; il campo di Bad Nenndorf gestito dal Csdic, Combined Services Detailed Interrogation Centre, sorgeva vicino ad Hannover; e che fosse regolato in modo da «ricordare i campi di concentramento tedeschi» non è sensazionalismo odierno ma un’osservazione d’epoca, a opera di un funzionario del governo laburista guidato da Clement Atlee, che raccomandava in proposito assoluta discrezione. L’appello alla proverbiale privacy britannica ha funzionato: molte foto e documenti sono spariti nel frattempo anche dagli archivi segreti e quello che resta è stato strappato al silenzio dai reporter del Guardian soltanto dopo 60 e passa anni.

Ma le immagini di prigionieri nudi e scheletrici con gli occhi svuotati dal terrore e i corpi piagati, la descrizione delle «procedure» - affamarli, tenerli al freddo per giorni, privarli del sonno, immergerli nell’acqua ghiacciata, picchiarli e ferirli con tenaglie e bastoni - sono eloquenti e fanno parte dell’ormai rodata routine della ferocia a cui il ‘900 ci ha abituati. A fianco dei nuovi nemici non si trascuravano i vecchi: nazisti, esponenti del vecchio regime, ex ss, ebbero l’occasione di provare di persona a Bad Nenndorf l’efficacia dei loro metodi. Secondo il rapporto redatto da un ispettore di Scotland Yard, Tom Hayward, che voleva denunciare la vicenda e che finì insabbiato negli archivi insieme a tutto il resto, nel campo di Hannover fra il 1945 e il ‘47, almeno 372 uomini e 44 donne furono sottoposti a questo trattamento.

Molti morirono, subito o in seguito, per le conseguenze delle torture e delle privazioni. Quattro ufficiali britannici finirono davanti alla corte marziale dopo il rapporto di Hayward e il medico di Bad Nenndorf ci rimise perfino il posto, ma il mondo non ne seppe nulla. Non che nel frattempo sia cambiato molto il clima di omertà, suggerisce il Guardian: il braccio di ferro per ottenere l’accesso ai documenti, in ottemperanza al Freedom of Information Act, la libertà di stampa sacra agli anglosassoni, dura dal dicembre scorso e a pubblicazione avvenuta il ministero della Difesa si è sfilato, chiamando in causa il ministero degli Esteri, perché i centri erano competenza del Foreign Office.

Molto resta da chiarire, ammesso che in qualche segreta ne resti traccia: c’erano altri campi gestiti dal Csdic, in Germania e forse in Inghilterra, e il ministero della Difesa continua a rifiutare ogni informazione su un centro di detenzione noto come London cage (la gabbia londinese), gestito dal ministero della Guerra in pieno centro, nell’esclusivo quartiere di Kensington, dove tra il 1945 e il 1948, secondo la Croce Rossa, 3,573 prigionieri furono sistematicamente torturati. Un rifiuto dettato unicamente da premura per la salute pubblica: i documenti sarebbero, ahimè, contaminati dall’amianto. Si ignora, anche, quando tutto questo ebbe fine e se, almeno, diede qualche risultato strategico. Le vere spie al soldo sovietico, i Burgess, i Philby, ecc., e gli altri che si erano abilmente infiltrati nella diplomazia e nei Servizi, con il senno di poi decisamente si trovavano altrove.

Fonte: www.lastampa.it del 04-04-2006

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