venerdì 14 dicembre 2007

In Italia una montagna di scorie radioattive

In Italia una montagna di scorie radioattive
Il Sole 24 Ore del 7 novembre 2007, pag. 23

di Michele Menichella

Conviene produrre oggi l'energia nucleare? Per Legam­biente la risposta è del tutto negativa. E i motivi non sono pochi. Mancano, innanzitut­to, i principi dell'enonomicità: l'atomo costa veramente ca­ro, anche se in Italia si sostie­ne il contrario. Non si posso­no trascurare poi altri proble­mi legati alla sicurezza degli impianti, allo smantellamen­to delle centrali dismesse e al­la messa in sicurezza di scorie e rifiuti nucleari, che ammon­tano a 20mila metri cubi. Nel mondo, nel 2015 si accumule­ranno 4oomila tonnellate di residui contaminati, un milio­ne di tonnellate nel 2050.



Insomma, per Legambiente non c'è un motivo plausibile per difendere il nucleare. E a vent'anni dal referendum che bandì in Italia la produzione di energia nucleare (Germania e Spagna seguirono la nostra scelta) sarebbe addirittura «folle» per l'associazione ambien­talista tornare indietro.



In un Rapporto diffuso ieri dal presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, si entra nei particolari per sostenere che la strada del nucleare è impercor­ribile. Se l'Italia volesse oggi, ad esempio, allinearsi alla pro­duzione elettrica media euro­pea da nucleare (30%) dovreb­be costruire otto reattori come quello che sta realizzando la Finlandia (tra i più grandi al mondo) o, in alternativa, altri otto impianti come quelli com­pletati in Francia tra il '96 ed il '99, oppure 12 di quelli più gran­di in costruzione in Cina o 13 di quelli di tipologia russa.



Altra informazione di un cer­to peso, riferisce sempre Le­gambiente, porta la firma dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica ( Aiea) se­condo la quale - pur avendo censito fino a oggi in tutto il mondo 439 centrali con una po­tenza installata di 371.647 me­gawatt - il nucleare è una fonte in netto declino. Insomma, do­po la tragedia di Cernobyl (era il 1986) la maggioranza della popolazione europea si è schie­rata contro il nucleare. E sem­pre secondo l'Aiea entro il 2030 il contributo dell'atomo al fabbisogno mondiale di ener­gia subirà una flessione (dal 15 al 13%) pur se in alcuni Paesi si segnalano programmi nuclea­ri in ripresa.



Limitatamente alla sicurez­za degli impianti il Rapporto ri­corda che la lista degli inciden­ti non è corta (una ventina da­gli anni 50) e si potrebbe allun­gare se si aggiunge il rischio del terrorismo internazionale interessato al plutonio come elemento base per la costruzio­ne di armi atomiche. Che dire poi delle 25omila tonnellate di rifiuti radioattivi in attesa di un sicuro ricovero e degli 80 depo­siti ancora provvisori esistenti in tutto il mondo?


Non sono mancate, infine, le reazioni del mondo politico. Per il ministro Alfonso Pecoraro Scanio il nucleare «è pericoloso e costoso»; per il nucleari­sta convinto Pierferdinando Casini (Udc) occorre riprende­re subito la ricerca mentre per il verde Angelo Bonelli «non si capisce perché non ci si concen­tra sul solare e sull'idrogeno».

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