In Italia una montagna di scorie radioattive
Il Sole 24 Ore del 7 novembre 2007, pag. 23
di Michele Menichella
Conviene produrre oggi l'energia nucleare? Per Legambiente la risposta è del tutto negativa. E i motivi non sono pochi. Mancano, innanzitutto, i principi dell'enonomicità: l'atomo costa veramente caro, anche se in Italia si sostiene il contrario. Non si possono trascurare poi altri problemi legati alla sicurezza degli impianti, allo smantellamento delle centrali dismesse e alla messa in sicurezza di scorie e rifiuti nucleari, che ammontano a 20mila metri cubi. Nel mondo, nel 2015 si accumuleranno 4oomila tonnellate di residui contaminati, un milione di tonnellate nel 2050.
Insomma, per Legambiente non c'è un motivo plausibile per difendere il nucleare. E a vent'anni dal referendum che bandì in Italia la produzione di energia nucleare (Germania e Spagna seguirono la nostra scelta) sarebbe addirittura «folle» per l'associazione ambientalista tornare indietro.
In un Rapporto diffuso ieri dal presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, si entra nei particolari per sostenere che la strada del nucleare è impercorribile. Se l'Italia volesse oggi, ad esempio, allinearsi alla produzione elettrica media europea da nucleare (30%) dovrebbe costruire otto reattori come quello che sta realizzando la Finlandia (tra i più grandi al mondo) o, in alternativa, altri otto impianti come quelli completati in Francia tra il '96 ed il '99, oppure 12 di quelli più grandi in costruzione in Cina o 13 di quelli di tipologia russa.
Altra informazione di un certo peso, riferisce sempre Legambiente, porta la firma dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica ( Aiea) secondo la quale - pur avendo censito fino a oggi in tutto il mondo 439 centrali con una potenza installata di 371.647 megawatt - il nucleare è una fonte in netto declino. Insomma, dopo la tragedia di Cernobyl (era il 1986) la maggioranza della popolazione europea si è schierata contro il nucleare. E sempre secondo l'Aiea entro il 2030 il contributo dell'atomo al fabbisogno mondiale di energia subirà una flessione (dal 15 al 13%) pur se in alcuni Paesi si segnalano programmi nucleari in ripresa.
Limitatamente alla sicurezza degli impianti il Rapporto ricorda che la lista degli incidenti non è corta (una ventina dagli anni 50) e si potrebbe allungare se si aggiunge il rischio del terrorismo internazionale interessato al plutonio come elemento base per la costruzione di armi atomiche. Che dire poi delle 25omila tonnellate di rifiuti radioattivi in attesa di un sicuro ricovero e degli 80 depositi ancora provvisori esistenti in tutto il mondo?
Non sono mancate, infine, le reazioni del mondo politico. Per il ministro Alfonso Pecoraro Scanio il nucleare «è pericoloso e costoso»; per il nuclearista convinto Pierferdinando Casini (Udc) occorre riprendere subito la ricerca mentre per il verde Angelo Bonelli «non si capisce perché non ci si concentra sul solare e sull'idrogeno».
Il Sole 24 Ore del 7 novembre 2007, pag. 23
di Michele Menichella
Conviene produrre oggi l'energia nucleare? Per Legambiente la risposta è del tutto negativa. E i motivi non sono pochi. Mancano, innanzitutto, i principi dell'enonomicità: l'atomo costa veramente caro, anche se in Italia si sostiene il contrario. Non si possono trascurare poi altri problemi legati alla sicurezza degli impianti, allo smantellamento delle centrali dismesse e alla messa in sicurezza di scorie e rifiuti nucleari, che ammontano a 20mila metri cubi. Nel mondo, nel 2015 si accumuleranno 4oomila tonnellate di residui contaminati, un milione di tonnellate nel 2050.
Insomma, per Legambiente non c'è un motivo plausibile per difendere il nucleare. E a vent'anni dal referendum che bandì in Italia la produzione di energia nucleare (Germania e Spagna seguirono la nostra scelta) sarebbe addirittura «folle» per l'associazione ambientalista tornare indietro.
In un Rapporto diffuso ieri dal presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, si entra nei particolari per sostenere che la strada del nucleare è impercorribile. Se l'Italia volesse oggi, ad esempio, allinearsi alla produzione elettrica media europea da nucleare (30%) dovrebbe costruire otto reattori come quello che sta realizzando la Finlandia (tra i più grandi al mondo) o, in alternativa, altri otto impianti come quelli completati in Francia tra il '96 ed il '99, oppure 12 di quelli più grandi in costruzione in Cina o 13 di quelli di tipologia russa.
Altra informazione di un certo peso, riferisce sempre Legambiente, porta la firma dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica ( Aiea) secondo la quale - pur avendo censito fino a oggi in tutto il mondo 439 centrali con una potenza installata di 371.647 megawatt - il nucleare è una fonte in netto declino. Insomma, dopo la tragedia di Cernobyl (era il 1986) la maggioranza della popolazione europea si è schierata contro il nucleare. E sempre secondo l'Aiea entro il 2030 il contributo dell'atomo al fabbisogno mondiale di energia subirà una flessione (dal 15 al 13%) pur se in alcuni Paesi si segnalano programmi nucleari in ripresa.
Limitatamente alla sicurezza degli impianti il Rapporto ricorda che la lista degli incidenti non è corta (una ventina dagli anni 50) e si potrebbe allungare se si aggiunge il rischio del terrorismo internazionale interessato al plutonio come elemento base per la costruzione di armi atomiche. Che dire poi delle 25omila tonnellate di rifiuti radioattivi in attesa di un sicuro ricovero e degli 80 depositi ancora provvisori esistenti in tutto il mondo?
Non sono mancate, infine, le reazioni del mondo politico. Per il ministro Alfonso Pecoraro Scanio il nucleare «è pericoloso e costoso»; per il nuclearista convinto Pierferdinando Casini (Udc) occorre riprendere subito la ricerca mentre per il verde Angelo Bonelli «non si capisce perché non ci si concentra sul solare e sull'idrogeno».
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