venerdì 14 dicembre 2007

«L'eolico? Come nuovo petrolio»

«L'eolico? Come nuovo petrolio»
Corriere della Sera del 14 novembre 2007, pag. 34

di Antonia Jacchia

«Nucleare sicu­ro. Carbone pulito. Anidride carbonica sottoterra anziché nell'aria. Parliamoci chiaro. Se queste sono le buone idee di al­cuni politici... Dobbiamo inve­ce cercare di capire dove siamo oggi e quali siano le sfide ener­getiche future e realistiche. Dobbiamo avere più immagina­zione, spingere l'innovazione e le nuove tecnologie». Ditlev En­gel, presidente di Vestas wind System, leader mondiale nella produzione e commercializza­zione di «soluzioni» eoliche con il 28% del mercato globale, non può essere che un sosteni­tore dell'energia del vento. Tan­to da sostenere che entro il 2020, l'eolico potrà coprire al­meno il 10% del consumo glo­bale di energia elettrica.



Ma come è possibile se sia­mo solo all'1%?

«Significa che i 75 mila Mw di energia eolica installati nel 2006 dovranno diventare 1 mi­lione e che l'industria debba crescere del 20% all'anno. Que­sto già succede: negli ultimi 10 anni il settore è cresciuto in me­dia del 29% l'anno. Ma lo svi­luppo potrà concretizzarsi solo se i politici creeranno le condi­zioni per la sua realizzazione. La sfida più importante è inve­stire nella rete di trasmissione dell'elettricità. Bisogna metter­si d'accordo, chi deve fare co­sa. Anche la Ue ha posto il suo target: entro il 2020 il 20% del consumo di energia dovrà esse­re da fonti rinnovabili. Ma fin­ché i 27 Paesi europei, invece di far ognuno per conto suo, non si siederanno a un tavolo per costruire insieme una rete di trasmissione energetica, sa­rà difficile».



Perché vi dissociate dalla categoria delle energie alter­native?

«Quando si parla di alternati­vo si immagina che possa esse­re sostituita da qualcos'altro. L'eolico non è un'energia alternativa. E un'energia moderna perché è disponibile oggi co­me il petrolio e il gas. È un'ener­gia moderna perché è per il fu­turo. È competitiva, indipen­dente, affidabile, veloce, pulita: non emette C02, non consuma idrogeno (acqua, la risorsa vita­le più scarsa), non fa rifiuti, è riciclabile all'80% e i nostri clienti tra vent'anni non siede­ranno su una bomba ecologica, come per il nucleare.



Più competitivo del sole?

«Batte il solare e il bioetanolo. Il solare per esempio è altret­tanto pulito e affidabile ma co­sta quattro volte l'eolico. Non è per arroganza ma non voglia­mo essere confinati nella cate­goria delle energie alternative. In 20 anni abbiamo fatto gran­di passi in avanti: da 70 dipen­denti in Danimarca a 18 mila in tutto il mondo, un fatturato 2007 di 4,5 miliardi di euro e per il 2008 è attesa una crescita del 25%. Una turbina Vestas in 20 anni di vita risparmierà al­l'ambiente 200 mila tonnellate di C02. Petrolio, gas e carbone saranno messe sempre più sot­to accusa per le emissioni. Inu­tile discutere vento sì o no, bi­sogna partire, poi rimane il re­stante 90% tra solare e...».



Quali sono i Paesi più inte­ressati?

«Siamo molto fortunati que­sto è un business globale. C'è un forte interesse negli Stati Uniti, il mercato numero uno anche se l'eolico copre oggi so­lo lo 0,7% del consumo di ener­gia. Ma il sentimento verso l'energia rinnovabile sta cambiando. E sono molto ottimista sullo sviluppo: a marzo 2008 inaugureremo il nostro primo impianto in Colorado. In Asia va forte la Cina dove abbiamo già sette impianti e il prossimo entro il 2008 anche perché il Dragone ha stabilito che nel 2020 l'energia sostenibile do­vrà coprire il 15% dell'approvvigionamento totale. E poi da lì esporteremo nel resto del­l'Asia. Vuole l'eolico l'India, l'Europa, l'Italia. L'unica delu­sione l'Australia, nonostante abbia le migliori risorse eoli­che del mondo. Ma in vista del­le prossime elezioni forse qual­cosa sta cambiando anche lì».



E l'Italia?

«Ha un grande potenziale. In 10 anni in Italia Vestas ha svi­luppato a Tarante l'unico cen­tro di produzione nel mondo della turbina V52 da 850 kw. Abbiamo a oggi 2 mila Mw in­stallati e l'obiettivo per il 2020 è di 16 mila Mw».



Le leggi italiane sostengo­no lo sviluppo dell'eolico?
«L'Italia si è impegnata ad applicare la direttiva comunita­ria di produrre entro il 2010 il 25% di energia elettrica da fon­ti rinnovabili. Purtroppo non sarà raggiungibile: siamo oggi al 15% ma la cosa importante è che al di là dei target il governo metta a punto un piano, il po­tenziale c'è ma bisogna decide­re chi fa cosa, quando e come».

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