«L'eolico? Come nuovo petrolio»
Corriere della Sera del 14 novembre 2007, pag. 34
di Antonia Jacchia
«Nucleare sicuro. Carbone pulito. Anidride carbonica sottoterra anziché nell'aria. Parliamoci chiaro. Se queste sono le buone idee di alcuni politici... Dobbiamo invece cercare di capire dove siamo oggi e quali siano le sfide energetiche future e realistiche. Dobbiamo avere più immaginazione, spingere l'innovazione e le nuove tecnologie». Ditlev Engel, presidente di Vestas wind System, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di «soluzioni» eoliche con il 28% del mercato globale, non può essere che un sostenitore dell'energia del vento. Tanto da sostenere che entro il 2020, l'eolico potrà coprire almeno il 10% del consumo globale di energia elettrica.
Ma come è possibile se siamo solo all'1%?
«Significa che i 75 mila Mw di energia eolica installati nel 2006 dovranno diventare 1 milione e che l'industria debba crescere del 20% all'anno. Questo già succede: negli ultimi 10 anni il settore è cresciuto in media del 29% l'anno. Ma lo sviluppo potrà concretizzarsi solo se i politici creeranno le condizioni per la sua realizzazione. La sfida più importante è investire nella rete di trasmissione dell'elettricità. Bisogna mettersi d'accordo, chi deve fare cosa. Anche la Ue ha posto il suo target: entro il 2020 il 20% del consumo di energia dovrà essere da fonti rinnovabili. Ma finché i 27 Paesi europei, invece di far ognuno per conto suo, non si siederanno a un tavolo per costruire insieme una rete di trasmissione energetica, sarà difficile».
Perché vi dissociate dalla categoria delle energie alternative?
«Quando si parla di alternativo si immagina che possa essere sostituita da qualcos'altro. L'eolico non è un'energia alternativa. E un'energia moderna perché è disponibile oggi come il petrolio e il gas. È un'energia moderna perché è per il futuro. È competitiva, indipendente, affidabile, veloce, pulita: non emette C02, non consuma idrogeno (acqua, la risorsa vitale più scarsa), non fa rifiuti, è riciclabile all'80% e i nostri clienti tra vent'anni non siederanno su una bomba ecologica, come per il nucleare.
Più competitivo del sole?
«Batte il solare e il bioetanolo. Il solare per esempio è altrettanto pulito e affidabile ma costa quattro volte l'eolico. Non è per arroganza ma non vogliamo essere confinati nella categoria delle energie alternative. In 20 anni abbiamo fatto grandi passi in avanti: da 70 dipendenti in Danimarca a 18 mila in tutto il mondo, un fatturato 2007 di 4,5 miliardi di euro e per il 2008 è attesa una crescita del 25%. Una turbina Vestas in 20 anni di vita risparmierà all'ambiente 200 mila tonnellate di C02. Petrolio, gas e carbone saranno messe sempre più sotto accusa per le emissioni. Inutile discutere vento sì o no, bisogna partire, poi rimane il restante 90% tra solare e...».
Quali sono i Paesi più interessati?
«Siamo molto fortunati questo è un business globale. C'è un forte interesse negli Stati Uniti, il mercato numero uno anche se l'eolico copre oggi solo lo 0,7% del consumo di energia. Ma il sentimento verso l'energia rinnovabile sta cambiando. E sono molto ottimista sullo sviluppo: a marzo 2008 inaugureremo il nostro primo impianto in Colorado. In Asia va forte la Cina dove abbiamo già sette impianti e il prossimo entro il 2008 anche perché il Dragone ha stabilito che nel 2020 l'energia sostenibile dovrà coprire il 15% dell'approvvigionamento totale. E poi da lì esporteremo nel resto dell'Asia. Vuole l'eolico l'India, l'Europa, l'Italia. L'unica delusione l'Australia, nonostante abbia le migliori risorse eoliche del mondo. Ma in vista delle prossime elezioni forse qualcosa sta cambiando anche lì».
E l'Italia?
«Ha un grande potenziale. In 10 anni in Italia Vestas ha sviluppato a Tarante l'unico centro di produzione nel mondo della turbina V52 da 850 kw. Abbiamo a oggi 2 mila Mw installati e l'obiettivo per il 2020 è di 16 mila Mw».
Le leggi italiane sostengono lo sviluppo dell'eolico?
«L'Italia si è impegnata ad applicare la direttiva comunitaria di produrre entro il 2010 il 25% di energia elettrica da fonti rinnovabili. Purtroppo non sarà raggiungibile: siamo oggi al 15% ma la cosa importante è che al di là dei target il governo metta a punto un piano, il potenziale c'è ma bisogna decidere chi fa cosa, quando e come».
Corriere della Sera del 14 novembre 2007, pag. 34
di Antonia Jacchia
«Nucleare sicuro. Carbone pulito. Anidride carbonica sottoterra anziché nell'aria. Parliamoci chiaro. Se queste sono le buone idee di alcuni politici... Dobbiamo invece cercare di capire dove siamo oggi e quali siano le sfide energetiche future e realistiche. Dobbiamo avere più immaginazione, spingere l'innovazione e le nuove tecnologie». Ditlev Engel, presidente di Vestas wind System, leader mondiale nella produzione e commercializzazione di «soluzioni» eoliche con il 28% del mercato globale, non può essere che un sostenitore dell'energia del vento. Tanto da sostenere che entro il 2020, l'eolico potrà coprire almeno il 10% del consumo globale di energia elettrica.
Ma come è possibile se siamo solo all'1%?
«Significa che i 75 mila Mw di energia eolica installati nel 2006 dovranno diventare 1 milione e che l'industria debba crescere del 20% all'anno. Questo già succede: negli ultimi 10 anni il settore è cresciuto in media del 29% l'anno. Ma lo sviluppo potrà concretizzarsi solo se i politici creeranno le condizioni per la sua realizzazione. La sfida più importante è investire nella rete di trasmissione dell'elettricità. Bisogna mettersi d'accordo, chi deve fare cosa. Anche la Ue ha posto il suo target: entro il 2020 il 20% del consumo di energia dovrà essere da fonti rinnovabili. Ma finché i 27 Paesi europei, invece di far ognuno per conto suo, non si siederanno a un tavolo per costruire insieme una rete di trasmissione energetica, sarà difficile».
Perché vi dissociate dalla categoria delle energie alternative?
«Quando si parla di alternativo si immagina che possa essere sostituita da qualcos'altro. L'eolico non è un'energia alternativa. E un'energia moderna perché è disponibile oggi come il petrolio e il gas. È un'energia moderna perché è per il futuro. È competitiva, indipendente, affidabile, veloce, pulita: non emette C02, non consuma idrogeno (acqua, la risorsa vitale più scarsa), non fa rifiuti, è riciclabile all'80% e i nostri clienti tra vent'anni non siederanno su una bomba ecologica, come per il nucleare.
Più competitivo del sole?
«Batte il solare e il bioetanolo. Il solare per esempio è altrettanto pulito e affidabile ma costa quattro volte l'eolico. Non è per arroganza ma non vogliamo essere confinati nella categoria delle energie alternative. In 20 anni abbiamo fatto grandi passi in avanti: da 70 dipendenti in Danimarca a 18 mila in tutto il mondo, un fatturato 2007 di 4,5 miliardi di euro e per il 2008 è attesa una crescita del 25%. Una turbina Vestas in 20 anni di vita risparmierà all'ambiente 200 mila tonnellate di C02. Petrolio, gas e carbone saranno messe sempre più sotto accusa per le emissioni. Inutile discutere vento sì o no, bisogna partire, poi rimane il restante 90% tra solare e...».
Quali sono i Paesi più interessati?
«Siamo molto fortunati questo è un business globale. C'è un forte interesse negli Stati Uniti, il mercato numero uno anche se l'eolico copre oggi solo lo 0,7% del consumo di energia. Ma il sentimento verso l'energia rinnovabile sta cambiando. E sono molto ottimista sullo sviluppo: a marzo 2008 inaugureremo il nostro primo impianto in Colorado. In Asia va forte la Cina dove abbiamo già sette impianti e il prossimo entro il 2008 anche perché il Dragone ha stabilito che nel 2020 l'energia sostenibile dovrà coprire il 15% dell'approvvigionamento totale. E poi da lì esporteremo nel resto dell'Asia. Vuole l'eolico l'India, l'Europa, l'Italia. L'unica delusione l'Australia, nonostante abbia le migliori risorse eoliche del mondo. Ma in vista delle prossime elezioni forse qualcosa sta cambiando anche lì».
E l'Italia?
«Ha un grande potenziale. In 10 anni in Italia Vestas ha sviluppato a Tarante l'unico centro di produzione nel mondo della turbina V52 da 850 kw. Abbiamo a oggi 2 mila Mw installati e l'obiettivo per il 2020 è di 16 mila Mw».
Le leggi italiane sostengono lo sviluppo dell'eolico?
«L'Italia si è impegnata ad applicare la direttiva comunitaria di produrre entro il 2010 il 25% di energia elettrica da fonti rinnovabili. Purtroppo non sarà raggiungibile: siamo oggi al 15% ma la cosa importante è che al di là dei target il governo metta a punto un piano, il potenziale c'è ma bisogna decidere chi fa cosa, quando e come».
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