martedì 4 dicembre 2007

Cementifici, i comitati si appellano al ministro

L'Areana
Martedì 4 Dicembre 2007


FUMANE. Lettera a Pecoraro Scanio sottoscritta anche dall’associazione Valpolicella 2000
Cementifici, i comitati si appellano al ministro
In primo piano i problemi legati all’inquinamento In Regione 50 osservazioni sul piano della Cementirossi
Giancarla Gallo
La rete dei comitati popolari che si è costituita a livello nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi legati ai cementifici, ha inviato in questi giorni un appello al ministro dell’ambiente, il verde Alfonso Pecoraro Scanio, che fa seguito all’incontro che si è svolto il 23 novembre a Padova nell’ambito del «Patto per il clima». Hanno sottoscritto l’appello l’associazione Valpolicella 2000, che da anni segue le vicende della Cementirossi di Fumane, il comitato «Lasciateci respirare» di Monselice (Padova, che ha il primato di avere tre cementifici nel raggio di 5 chilometri, e quelli di Gubbio (Perugia), Pederobba (Treviso), Isola delle Femmine (Palermo), Ponte delle Alpi (Belluno), Merone (Como) e Tavernola (Bergamo).
«La rete dei comitati si sta muovendo all’unisono per cercare di portare all’attenzione pubblica l’inquinamento prodotto dai cementifici», afferma Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000, che proprio in questi giorni ha inviato in Regione ben cinquanta osservazioni, corredate da approfondimenti, cartine e fotografie, allo studio di impatto ambientale presentato dalla Cementirossi per lo scavo a Marezzane, vicino a Marano.
«Nell’appello abbiamo chiesto al ministro che intervenga subito; l’aspetto più rilevante che abbiamo messo in evidenza è il fatto che i cementifici sono utilizzati legalmente come smaltitori di rifiuti, per un giro di affari notevolissimo. Basti pensare che nello stabilimento della Cementirossi di Pederobba, in provincia di Treviso, vengono combuste 60 mila tonnellate di pneumatici».
Un cementificio, si legge nel documento, è autorizzato a smaltire rifiuti in quantità sei volte superiore a quella di un inceneritore. «Naturalmente i sistemi di protezione ambientale degli inceneritori, pur con tutte le limitazioni che manifestano, sono di gran lunga più efficienti di quelli di un cementificio».
Oltre al problema dello smaltimento dei rifiuti il documento inviato a Roma tocca i problemi delle polveri, dell’anidride carbonica, delle sostanze nocive immesse nell’aria dai camini, del traffico di mezzi pesanti, dell’uso di petcocke nei forni, ritenuto fortemente inquinante fino a pochi anni fa, dei pericoli per la salute.
«L’Italia ha un consumo di cemento di circa 800 chili per abitante, il doppio di Francia e Germania. Tale consumo, nel Veneto, arriva addirittura a 1100 chili. Quindi, qualsiasi azione rivolta a ridurre il consumo di cemento e a regolarne processo e produzione, non può che portare grossi vantaggi da un punto di vista ambientale e per la salute», si legge ancora nell’appello.
«Nel documento inviato al ministro è stato evidenziato chiaramente il caso della Valpolicella e della sua contraddizione», continua Todesco, «quella cioè di un territorio con una immagine conosciuta in tutto il mondo, quella dei suoi vini; immagine che corre seriamente il rischio di rovinarsi a causa dell’inquinamento e delle polveri di cemento sulle uve». Todesco fa inoltre riferimento al progetto di legge, che porta la firma della senatrice Loredana De Petris, che individua in tutta Italia per la tutela e la valorizzazione diciannove aree con «paesaggi rurali», anche da un punto di vista storico e culturale. Tra questi è indicato espressamente «l’arboreto specializzato della Valpolicella». «In queste aree», sottolinea Todesco, «sarà proibito per legge di piazzare

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